telecom italia tim amos genish pietro labriola roberto colaninno tronchetti provera luigi gubitosi

CERTE AZIENDE FANNO DEI GIRI IMMENSI POI RITORNANO (ALLO STATO) – LA PARABOLA IN DECLINO DI TELECOM, DALLA PRIVATIZZAZIONE DEL 1997 BY PRODI-CIAMPI AL RITORNO NELL’ORBITA PUBBLICA GRAZIE A POSTE – NEL 1997 ERA LA SESTA SOCIETÀ DI TLC AL MONDO, CON POCHI DEBITI E IMPORTANTI FLUSSI DI CASSA. TRA “CAPITANI CORAGGIOSI”, SCALATE TENTATE E FALLITE E SCORPORO DELLA RETE, CIÒ CHE RESTA DI TIM ORMAI VALE MENO DI 7 MILIARDI...

COME È STATA DISTRUTTA TELECOM ITALIA – NEL 1997 ERA LA SESTA SOCIETÀ DI TLC AL MONDO. DOPO LA PRIVATIZZAZIONE, I “CAPITANI CORAGGIOSI”, LE SCALATE E L’AUMENTO MONSTRE DEL DEBITO, ORA È SOLO DICIASSETTESIMA – GABANELLI: “CARICATA DI DEBITI NON È PIÙ RIUSCITA AD INVESTIRE NELLA MODERNIZZAZIONE DELLA RETE, INFATTI ABBIAMO ANCORA 2,8 MILIONI DI ABITAZIONI SENZA CONNESSIONE. NESSUNO STATO PERMETTE CHE VENGA COMPIUTO UN SIMILE SCEMPIO SU UN ASSET COSÌ STRATEGICO! ORA LA PARTITA SULLA FACILE PREDA È APERTA…”

https://www.dagospia.com/business/come-e-stata-distrutta-telecom-italia-nel-1997-era-sesta-societa-297239

 

TIM, STORIA DI UN GRANDE ORRORE – LA VENDITA DELLA RETE AL FONDO USA KKR È L’ULTIMO ATTO DI UN DISASTRO LUNGO 25 ANNI: NEL 1997, QUANDO VIENE PRIVATIZZATA, TELECOM È LA QUARTA AZIENDA IN ITALIA, HA UNA “FORTE CAPACITÀ INNOVATIVA” E OCCUPA 120MILA PERSONE. DA ALLORA, HA BRUCIATO QUALCOSA COME 70-80 MILIARDI, ED È COSTRETTA A VENDERE L’INFRASTRUTTURA STRATEGICA, CON L’AIUTO DEI SOLDI DEI CONTRIBUENTI PER RISANARE IL DEBITO – I “CAPITANI CORAGGIOSI” DI D’ALEMA, LA STRANA COPPIA ELLIOTT-CDP E LE MOSSE DI VIVENDI

https://www.dagospia.com/business/tim-storia-grande-orrore-1-vendita-rete-fondo-usa-kkr-e-l-ultimo-atto-373350

 

 

 

Dopo Olivetti e Vivendi tornano i telefoni di Stato

Estratto dell’articolo di Giovanni Pons per "la Repubblica"

https://www.repubblica.it/economia/2025/03/31/news/olivetti_vivendi_tornano_telefoni_stato-424095940/

 

PRODI CIAMPI

Dopo 28 anni la ex Telecom Italia torna a essere controllata dallo Stato. Un percorso lunghissimo iniziato nel 1997 con una vendita che era sembrata fin da subito particolare. Il governo Prodi con Carlo Azeglio Ciampi ministro del Tesoro aveva ottenuto l’ingresso dell’Italia nell’euro ma per abbattere l’indebitamento dell’Iri si impegnava a privatizzare Telecom, che venne venduta interamente sul mercato con l’idea di farne una public company in stile anglosassone.

 

IL RIASSETTO DI TIM

La gestione fu affidata a Franco Bernabé che veniva da una felice privatizzazione dell’Eni, ma Prodi e Ciampi non considerarono che una società con poco indebitamento e importanti flussi di cassa, come era la Telecom di allora, sarebbe diventata facile preda dei grandi capitali internazionali.

 

E infatti Bernabè prende il comando a novembre 1998 e già a febbraio 1999 deve fare i conti con la scalata del secolo. Un gruppo di manager e imprenditori bresciani, i famosi capitani coraggiosi, con alla testa Roberto Colaninno ed Emilio Gnutti, fino ad allora impegnati nel difficile salvataggio dell’Olivetti, e con il supporto del governo D’Alema subentrato a Prodi, osava l’impossibile e lanciava un’Opa da 100 mila miliardi di lire su Telecom. I soldi arrivarono dalle grandi banche americane, Chase Manhattan e Lehman Brothers, e dalla Mediobanca di Enrico Cuccia che aveva fiutato l’affare.

 

roberto colaninno

Da quel momento parte la storia della Telecom in mano ai privati, che avrebbero dovuto rendere più efficiente e redditizio un carrozzone di Stato e invece hanno cominciato a venderlo a pezzi per far fronte al forte debito contratto per comprarlo.

 

Furono i bresciani soci di Colaninno i primi a capitolare, imbottiti di azioni Olivetti che avevano perso di valore in seguito allo scoppio della bolla internet di inizio 2000. Il ragioniere di Mantova a malincuore dovette passare il testimone alla Pirelli di Marco Tronchetti Provera e alla famiglia Benetton nel luglio 2001, proprio quando Berlusconi riusciva a tornare a Palazzo Chigi per la seconda volta.

 

franco bernabe foto di bacco

Ma l’inizio di Tronchetti fu sfortunato, con il crollo delle torri gemelle del settembre 2001 che affossarono ancor più le azioni Olivetti […]. Tutte le partecipazioni all’estero di Telecom accumulate negli anni dai boiardi di Stato furono via via vendute per cercare di abbattere il debito, ad eccezione del Brasile che ancor oggi è un’ottima fonte di reddito.

 

[…] L’anno horribilis fu il 2006 con le inchieste sui dossieraggi della security interna e il ritorno a Palazzo Chigi di Prodi. È lì che si cominciò a parlare di scorporo della rete Telecom, evidentemente perché si ritenne che era stato un errore venderla insieme al resto, senza mantenere un presidio pubblico.

 

Tronchetti con grande abilità riesce nella primavera 2007 a vendere la Telecom appena prima della grande crisi finanziaria e la palla passa alla spagnola Telefonica con il supporto di Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Generali. Altro periodo contrastato e altro ritorno, quello di Bernabè al timone. […]

 

gilberto benetton marco tronchetti provera tim

L’ennesimo passaggio di proprietà avviene nell’estate 2014 attraverso uno scambio tra Telefonica e la francese Vivendi in cui Vincent Bolloré diventa primo azionista. Con un nuovo inquilino di Palazzo Chigi, […]Matteo Renzi, che tra le sue priorità ha la rete a banda larga in tutto il Paese.

 

Per raggiungere l’obbiettivo Renzi fa scendere in campo l’Enel di Francesco Starace creando il concorrente di Telecom, Open Fiber, che dovrà cablare con la fibra ottica le case di tutti gli italiani. Progetto ambizioso che ben presto si scontrerà con la realtà dei costi e dell’irrazionalità.

 

vincent bollore

Bolloré non riesce a dare una missione industriale alla Telecom, cambia ben cinque amministratori delegati nell’arco di sei anni: Patuano, Cattaneo, Genish, Gubitosi e infine Pietro Labriola. Vivendi non entra mai in sintonia con i vari governi italiani e il tema dello scorporo della rete diventa sempre più stringente.

 

Tanto da indurre la Cdp a entrare nel capitale Telecom con il 9,8%, sancendo un primo rientro dello Stato. La società ormai brucia cassa e non riesce a star dietro agli investimenti a causa di un debito ancora troppo alto. Lo capiscono bene gli americani di Kkr che lanciano un’Opa a novembre 2021, proprio quando Draghi subentra al Conte 2.

 

PIETRO LABRIOLA

L’Opa non andrà in porto per l’opposizione di Vivendi che però a denti stretti accetta la separazione della rete, venduta da Labriola a Kkr ma con il presidio pubblico del Mef al 30%. Tim è salva ma bisogna disegnarne un futuro senza lasciarla ai fondi che vorrebbero completare lo spezzatino e togliendola dalle mire dei francesi. È a questo punto che il governo Meloni manda avanti le Poste, in gran salute dopo sei anni di gestione Del Fante e al 65% in mano pubblica, a rilevare la quota di Vivendi e a stoppare le voglie di controllo di Iliad. Il futuro delle tlc italiane lo deciderà ancora lo Stato.

TIM GUBITOSIAmos Genish Alessio VinciTELECOM IN BORSAMATTEO DEL FANTE la scalata di colaninno a telecomamos genish Vincent Bollore - Emmanuel Macron - Vivendi Tim -poste by macondoCAVI FIBRA TIMtweet di giorgia meloni del 2018 sulla rete di telecomunicazioni italiana

 

luigi gubitosi di tim

Ultimi Dagoreport

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…

giorgia meloni incontra george simion e mateusz morawiecki nella sede di fratelli d italia sergio mattarella frank walter steinmeier friedrich merz

DAGOREPORT –LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI E CONTINUA A METTERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE: IERI HA INCONTRATO NELLA SEDE DI FDI IN VIA DELLA SCROFA L’EURO-SCETTICO E FILO-PUTINIANO, GEORGE SIMION, CHE DOMENICA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE ROMENO. UN VERTICE CHE IN MOLTE CANCELLERIE EUROPEE È STATO VISTO COME UN’INGERENZA – SABATO, INVECE, LA DUCETTA DEI DUE MONDI INDOSSERÀ LA GRISAGLIA PER PROVARE A INTORTARE IL TEDESCO FRIEDRICH MERZ, A ROMA PER LA MESSA DI INIZIO DEL PONTIFICATO DI PAPA LEONE XIV, CHE E' GIÀ IRRITATO CON L’ITALIA PER LA POSIZIONE INCERTA SUL RIARMO EUROPEO E SULL’AZIONE DEI "VOLENTEROSI" A DIFESA DELL'UCRAINA - MENO MALE CHE A CURARE I RAPPORTI PER TENERE AGGANCIATA L'ITALIA A BRUXELLES E A BERLINO CI PENSANO MATTARELLA E IL SUO OMOLOGO STEINMEIER NELLA SPERANZA CHE LA MELONI COMPRENDA CHE IL SUO CAMALEONTICO EQUILIBRISMO E' ORMAI GIUNTO AL CAPOLINEA (TRUMP SE NE FOTTE DEL GOVERNO DI ROMA...)