carmelo barbagallo e ignazio visco

DESTINI CINICI E BARI - COSA CI FACEVA CARMELO BARBAGALLO, CAPO DELLA VIGILANZA BANKITALIA, NEL CDA DELLA POPOLARE DI BARI A OTTOBRE 2013? IN MODO TOTALMENTE IRRITUALE COMUNICAVA CHE L'ISPEZIONE ERA STATA ''PARZIALMENTE SFAVOREVOLE'' E NONOSTANTE QUESTO DAVA IL SUO BENESTARE ALL'ACQUISIZIONE DI TERCAS, CHE COME PRIMA COSA HA RESTITUITO IL PRESTITO A VIA NAZIONALE (COI SOLDI DEI BARESI) - BARBAGALLO ALLA VIGILIA DELLO SCOPPIO DEL CASO È ''EMIGRATO'' IN VATICANO

 

Carlo Bonini e Giuliano Foschini per “la Repubblica

 

CARMELO BARBAGALLO

Se è vero come è vero che il via libera da parte della Banca d' Italia all' acquisizione, nel 2014, della decotta Banca abruzzese Tercas, scaraventò la Popolare di Bari in un abisso che non sarebbe più riuscita a rimontare (nel giro di un anno dall' incorporazione, tra il 2015 e il 2016, i crediti deteriorati della Popolare passeranno da circa 700 milioni di euro a 1 miliardo e 400 milioni e si raddoppieranno le sofferenze, da 250 milioni a poco meno di 500), la domanda su cui si gioca in queste ore la partita politica delle responsabilità tra vigilanza e amministratori, torna ad essere una sola.

Cosa giustificò quel via libera?

 

In altre parole, perché, nel 2014, venne rimosso il provvedimento di blocco ad altre acquisizioni bancarie adottato dalla stessa Banca d' Italia nei confronti della Popolare nel 2010? (è la vicenda di cui "Repubblica" ha dato conto ieri).

marco jacobini 3

 

La risposta, lo vedremo, è nelle mosse di un alto dirigente di Bankitalia, un catanese di 63 anni che ha trascorso la sua intera vita professionale a Palazzo Koch, fino a diventare prima Direttore Centrale per la Vigilanza bancaria e finanziaria (febbraio-dicembre 2013) e quindi capo del Dipartimento vigilanza bancaria (dal gennaio 2014 al giugno scorso). Che di nome fa Carmelo Barbagallo e che, poche settimane fa, alla fine di novembre, Papa Francesco ha chiamato in Vaticano per affidargli la presidenza dell' Aif, l' Autorità di Informazione Finanziaria antiriciclaggio della Santa Sede. Barbagallo, la Popolare di Bari, l' acquisizione di Tercas, dunque.

 

La ricostruzione di Bankitalia

Come sono andate le cose? Di quanto accade tra il 2013 e il 2014, la ricostruzione di Bankitalia, affidata a una lunga nota scritta, è questa: «Nel 2013 - si legge - la Popolare viene nuovamente sottoposta ad accertamenti ispettivi mirati sul rischio di credito, sulla governance aziendale, sul sistema dei controlli interni e sulle tematiche di compliance. Le verifiche mettono in luce progressi rispetto a quanto riscontrato durante l' ispezione del 2010. Viene peraltro evidenziato il permanere di alcune aree di debolezza, per il cui superamento la banca programma un piano di iniziative di rimedio ».

 

vincenzo de bustis

E ancora: «La Vigilanza richiede alla funzione di Internal Audit e al Collegio Sindacale una specifica verifica sull' efficacia di questo piano. Ne emerge la sostanziale idoneità delle misure adottate nonché il rispetto della tempistica programmata. In considerazione degli interventi posti in essere e delle relazioni fornite dall' internal audit e dal Collegio Sindacale, nel giugno 2014, vengono rimossi i suddetti provvedimenti restrittivi».

 

Dunque, «Nel luglio 2014 la Banca d' Italia autorizza la Banca Popolare di Bari ad acquisire il controllo di Banca Tercas. Al fine di garantirne la sostenibilità, l' intervento viene accompagnato da un contributo di 330 milioni alla Banca Popolare di Bari da parte del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fidt)... Il coinvolgimento della Popolare nell' operazione di acquisizione di Tercas si configura come un intervento di "salvataggio" volto alla salvaguardia dell' interesse dei depositanti e al rilancio commerciale del gruppo abruzzese». A leggere la nota, una traiettoria lineare, insomma.

 

E tuttavia, i documenti interni della Popolare di Bari cui Repubblica ha avuto accesso, danno alla storia dei rapporti tra Bankitalia e la Popolare in occasione dell' acquisizione di Tercas un giro quantomeno più complesso. Un documento in particolare: il verbale del consiglio di amministrazione della banca barese del 23 ottobre del 2013.

banca popolare di bari 6

Perché quel giorno accade una cosa insolita. Anzi, ne accadono due.

Vediamo.

 

Quel cda con il capo della Vigilanza

Il 23 ottobre 2013, la Popolare ancora non conosce gli esiti dell' ispezione che Palazzo Koch ha condotto a Bari tra la fine di aprile e i primi di agosto di quell' anno. Ma, alle 11 del mattino - annota il verbale del Consiglio di amministrazione - «Come da accordi precedentemente stabiliti, il Presidente (Marco Jacobini ndr .) accoglie in sala consiliare il dott. Carmelo Barbagallo... perché proceda alla lettura del rapporto ispettivo, che ha riguardato il rischio di credito, la governance aziendale, il sistema dei controlli interni e la compliance». Non è esattamente consuetudine che il direttore della Vigilanza di Bankitalia dia lettura di un rapporto ispettivo al cda della banca ispezionata.

 

A maggior ragione se - come annota ancora il verbale del cda - è lì per informare che gli esiti dell' ispezione sono stati «parzialmente sfavorevoli » per le stesse ragioni che avevano portato al blocco del 2010 ad attività di acquisizione da parte della Popolare. Ma è quel che avviene quel 23 ottobre. E la ragione è in una singolare coincidenza.

 

Proprio quel giorno - è ancora il verbale del cda a documentarlo - la Popolare, con una lettera inviata a banca Tercas e per conoscenza a Banca d' Italia, manifesta l' intenzione di partecipare al salvataggio dell' istituto abruzzese «per un importo complessivo non inferiore a 280 milioni di euro» e ad erogare un mutuo di 480 milioni che consenta allo stesso Istituto di estinguere il finanziamento che la Banca d' Italia aveva concesso a titolo di liquidità di emergenza.

banca popolare di bari 4

 

Un mutuo a Tercas per il via libera da Palazzo Koch

La Popolare di Bari, dunque, si muove per acquisire Tercas sotto gli occhi della Banca d' Italia, in costanza del divieto di farlo (il 23 ottobre 2013 valeva ancora il blocco del 2010) e degli esiti «parzialmente sfavorevoli» dell' ispezione che aveva subito. Lo fa sotto gli occhi del direttore della vigilanza e ottiene la rimozione del blocco il 10 giugno del 2014.

 

Dopo due passaggi. Anch' essi diciamo pure suggestivi: l' erogazione del mutuo di 480 milioni a Tercas (5 novembre del 2013). E le controdeduzioni alle osservazioni «parzialmente sfavorevoli dell' ispezione » illustrati da Barbagallo (11 novembre del 2013) che Bankitalia prenderà per buone sulla parola. Come se Bankitalia fosse costretta a scegliere il male minore. Condannare Tercas e i suoi correntisti o darle un' altra chance, accollandola all' unica banca che non è nelle condizioni di dire no. Un bel dilemma.

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...