COMUNI ITALIANI ALLA DERIVA(TI) - I BILANCI DEI PICCOLI MUNICIPI SONO IMBOTTITI DI DERIVATI PERICOLOSI: 210 ENTI LOCALI SUL FILO DEL FALLIMENTO - HANNO FIRMATO CONTRATTI DI “FINANZA CREATIVA” PER 11 MILIARDI, DI CUI ALMENO 6 GIA’ ANDATI (POTENZIALMENTE) IN FUMO - LE BANCHE SPACCIATRICI? UNICREDIT, BNL, MERRYLL LINCH, JP MORGAN - I COMUNI RICORRONO IN TRIBUNALE MA LE SENTENZE SONO UN TERNO AL LOTTO…

Marco Franchi per Il Fatto Quotidiano

Con quasi diciottomila abitanti sparsi in 157 chilometri quadrati nella parte centro-orientale della provincia di Ferrara, il Comune di Copparo è noto soprattutto per il suo Palio che si corre a giugno nella piazza principale del paese e per aver dato i natali al più grande trottatore di tutti i tempi Varenne. Ma il piccolo Comune è finito sulle pagine di cronaca finanziaria per i derivati. In particolare per il collar swap sottoscritto a luglio del 2005 con Unicredit in sostituzione di due precedenti swap che il municipio romagnolo aveva firmato nel 2002 e nel 2003 con la stessa banca.

Ma con la chiusura dei due contratti e la contemporanea apertura del nuovo, il Comune ha sostituito un debito potenziale di 20mila euro (la perdita calcolata al momento della sostituzione) con uno di 122mila euro, per i circa 102mila euro di costi applicati dalla banca per il cambio. Alla fine a Copparo è andata bene: il 24 maggio di quest'anno la Giunta ha approvato l'estinzione dell'operazione che si è conclusa con un valore positivo per il Comune di 35.510 euro.

MATERIA OSCURA
L'esempio del paesino ferrarese è utile per capire quanto sia delicata la gestione dei derivati venduti agli enti territoriali. Complesse operazioni che dovrebbero servire per coprirsi dai rischi, spesso si rivelano moltiplicatori di debiti. Solo consulenti indipendenti (dalle banche) sono in grado di valutare le clausole nascoste che potrebbero far impennare il conto. I funzionari comunali spesso non sono preparati in materia di mercati finanziari, variabili statistiche e contratti spesso disciplinati dal diritto inglese o dalla contrattualistica internazionale.

Per chi inciampa sulla mina derivati e sui prezzi opachi dei contratti, la strada di maggior successo, almeno fino ad oggi è stata infatti quella delle transazioni. La Puglia ha chiuso con Merrill Lynch una spinosissima questione di derivati da 200 milioni. Milano nelle scorse settimane ha fatto da apripista con una sentenza storica che, dopo due esposti in procura, due anni di processo e due contenziosi aperti, sia quello penale che quello civile, ha condannato per truffa quattro banche straniere e salvato il bilancio 2012 di Palazzo Marino. Ma non tutti possono permettersi di portare avanti battaglie così lunghe. Soprattutto i micro comuni come Copparo.

BUCO DA 6,2 MILIARDI
A settembre 2012, secondo gli ultimi dati di Bankitalia, 210 enti locali erano esposti con banche italiane su strumenti di finanza creativa per una cifra superiore agli 11 miliardi su cui è maturata una perdita potenziale di 6,2 miliardi. Il Tesoro, considerando anche le operazioni con istituti esteri, aveva censito a fine 2009 18 Regioni, 42 Provincie e 603 Comuni soffocati da swap per un valore di 35,7 miliardi. Secondo l'Anci, i Comuni con derivati sarebbero circa 800. Si tratta in molti casi di piccole amministrazioni.

Come Cassino, 33mila abitanti, che giocando al casinò degli swap ha perso fior di miliardi: la firma di un contratto nel 2003 con Bear Stearns (poi acquistata da Jp Morgan) permise a Cassino di guadagnare soldi solo il primo anno, nel 2003. Poi, con l'aumento dei tassi di interesse interbancari, i costi per il Comune cominciarono a lievitare. E la banca iniziò ad incassare. Anno dopo anno. L'emorragia è stata interrotta nel 2008, quando il Comune ha fermato i pagamenti e fatto causa a Jp Morgan. L'anno seguente, per chiudere la partita, la banca americana ha pagato alla città 386mila euro come compensazione. Morale: a causa dei derivati, Cassino ha perso 577mila euro, più della metà di quanto spende ogni anno per gli asili nido comunali.

TUTTI CONTRO LE BANCHE
Orvieto ha fatto causa a Bnl, Acqui Terme ha trascinato in tribunale Unicredit. Il Comune di Ortona ha chiesto l'accertamento della nullità di tre contratti firmati con lo stesso istituto di Piazza Cordusio nel 2006 e i giudici lombardi hanno dichiarato nulli i contratti e condannato la banca alla restituzione delle rate già versate dall'ente in quanto sono stati rilevati costi occulti. Sulla stessa linea, con ordinanza del 12 aprile 2012 il Tribunale di Orvieto ha confermato un precedente provvedimento reso in favore del Comune di Orvieto che aveva richiesto la sospensione immediata di tutti i contratti derivati in essere con Bnl.

Il tribunale umbro ha ritenuto fondata la richiesta del Comune sia per la "presenza di uno squilibrio genetico tra le posizione dei contraenti", sia per la violazione dei doveri informativi integranti un grave inadempimento. Non sempre però vincono i Comuni: il Tribunale di Pescara ha preso atto della validità dei derivati sottoscritti dal Comune di Penne con Bnl e hanno imposto all'amministrazione di corrispondere alla banca i differenziali di pagamento che lo stesso ente aveva rifiutato di versare. Bnl ha invece dovuto restituire al Comune le commissioni implicite risultanti dal differenziale di valore degli swap.

Altre battaglie, intanto, continuano: come quella combattuta in Sicilia dove il Tribunale ha cancellato il decreto di sequestro di 17 milioni nei confronti della Bnl che i Comuni di Messina e Taormina speravano potesse aiutarli nel contenzioso. In Sardegna, il Comune di Oristano ha deciso di promuovere un'azione legale nei confronti della stessa Bnl per chiudere il contratto Interest rate swap stipulato nel 2005 con la banca romana. L'obiettivo è quello di evitare perdite che potrebbero essere molto pesanti, visto che attualmente l'amministrazione - e soprattutto gli abitanti di Oristano - ci stanno rimettendo più di 2 milioni di euro.

 

DERIVATIDERIVATIUNICREDITLOGO BNLjp morganbankitalia big IGNAZIO VISCO

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...