silvio pier silvio piersilvio berlusconi

DAGO-FIXER - SALVARE MEDIASET È IL VERO PROGRAMMA ‘’POLITICO’’ DI BERLUSCONI 2018 - CHE FORZA ITALIA STIA AL GOVERNO O COMUNQUE NELLA MAGGIORANZA SARA' DECISIVO PER FAR MANTENERE AL GRUPPO DI ARCORE L'ATTUALE CONCENTRAZIONE DI RISORSE (60% DELLA PUBBLICITÀ TV CON POCO PIÙ DEL 30% DELL'AUDIENCE) - ECCO TUTTI I PUNTI CRITICI SUI QUALI COLOGNO MONZSE AVRÀ BISOGNO DI UNA SPONDA SICURA A LIVELLO POLITICO E A LIVELLO ISTITUZIONALE

Interfax per Dagospia

 

piersilvio  berlusconi piersilvio berlusconi

Ne scrivevamo alcuni giorni fa ma, a pochi giorni dal giro di boa ferragostano, oggi ci torniamo sopra: non c'è nessun gruppo industriale in Italia così attento all'evoluzione del sistema politico e governativo come lo è oggi Mediaset. Non è una novità per la storia politica e industriale italiana, ma ora tutto si sta "biologicamente" concentrando intorno alla veneranda età di Silvio Berlusconi e al suo contestuale tentativo finale di resuscitare un progetto politico in "fase terminale", alfine di rimanere a ogni costo attaccato a qualunque maggioranza politica e governativa, presente e futura.

 

mediaset a cologno monzesemediaset a cologno monzese

La strategia annunciata da Piersilvio Berlusconi alla sua convention di Montecarlo ne spiega chiaramente il motivo. Quale? E' la strategia di una media company produttrice di contenuti per tv, radio e web, con la propria pay tv (quest'ultima un vero disastro epocale e "ambientale", voluto da un intero sistema esclusivamente per bloccare la crescita di Sky) in fase di liquidazione e la pubblicità al centro del progetto, a richiedere necessariamente una sempre maggiore “benevolenza” da parte di governo, parlamento e Authority (in Italia fortemente influenzate dalle decisioni governative).

COLOGNO MONZESECOLOGNO MONZESE

 

Ma è, soprattutto, la migrazione delle reti televisive dalla banda 700 e il contemporaneo switch off al nuovo standard T2 con la codifica HVEC – “contemporaneo”, nei progetti della politica e di Mediaset stessa – da qui al 2022, la vera preoccupazione per il gruppo di Arcore.

silvio luigi piersilvio berlusconisilvio luigi piersilvio berlusconi

 

Il governo sta definendo gli accordi di coordinamento con i paesi confinanti: sono ai dettagli quello con Francia, Principato di Monaco e Città del Vaticano, che sarà annunciato in San Pietro. Si sta aprendo quello con i paesi dell'Adriatico. Poi dovrà fissare una road map entro il giugno 2018 e fare un Piano di assegnazione per le frequenze al di sotto della banda 700. Non è un caso quindi che Pier Silvio Berlusconi, proprio nei giorni della convention, abbia rilasciato un'intervista per caldeggiare un nuovo protagonismo sulla scena politico del padre Silvio.

 

Ma ecco quindi un elenco utile a tutti dei punti critici sui quali il gruppo italiano avrà bisogno di una sponda sicura a livello politico e a livello istituzionale, oseremmo dire quasi il suo programma "politico":

 

  1. Mediaset occupa tra il 40 e il 50% della capacità trasmissiva nazionale, su sette multiplex: se Premium (in fase di "rottamazione") che occupa un paio di multiplex, è destinata a confluire nello streaming di Infinity, Mediaset non ha intenzione di cedere (meglio, di restituire) allo Stato e a suoi eventuali concorrenti quella capacità in eccesso.

 

PIER SILVIO BERLUSCONIPIER SILVIO BERLUSCONI

Da qui il disegno di cedere a terzi quella capacità trasmissiva. Un disegno difficile, perchè è difficile che Telecom, sotto il controllo di Vivendi - non più guidata dall'amico Cattaneo costretto alle dimissioni - possa investire, nei diritti del calcio e nel noleggio della capacità e delle tecnologie necessarie. A meno di un nuovo accordo clamoroso, del quale non si scorgono avvisaglie, tra Mediaset e Vivendi. E Mediaset sta anche concentrando posizioni nella LCN, dopo l'acquisto del 20 da ReteCapri.

 

   2) Il coordinamento con i paesi confinanti ridurrà il numero di frequenze a disposizione dell'Italia per le trasmissioni televisive, in genere da 28 a 14 canali (15, probabilmente, nell'accordo con la Francia, se Monaco abbasserà le sue pretese). Se Mediaset usa sette multiplex sui 20 attuali, quanto dovrebbe cedere? C'è il nuovo standard che raddoppia la capacità trasmissiva, certo, ma la sua introduzione è legata alla sostituzione del parco televisori: finchè ci sarà diciamo ancora un milione televisori con il vecchio standard, le televisioni dovranno ricorrere al simulcast, occupando più frequenze.

 

BOLLORE' VIVENDIBOLLORE' VIVENDI

 3) La Rai dovrà restare nell'attuale condizione di concorrente commerciale “a passo ridotto”, senza velleità di aumentare il proprio bacino pubblicitario, anzi magari riducendolo calcolando il limite del 4% settimanale su ciascun canale e non sulla media dei canali generalisti. Magari togliendola totalmente da Rai 3. Mediaset vuol evitare che si arrivi a una separazione tra Rai pubblica e Rai commerciale: e leggendo la nuova concessione, quest'obiettivo è stato raggiunto. Nell'agosto 2018 si nominerà un nuovo vertice del servizio pubblico e Mediaset vorrà avere precise garanzie: in caso di vittoria alle elezioni del centro-destra o di sua compartecipazione al Governo, la coalizione del centro-destra nominerà l'amministratore delegato e due consiglieri su sette direttamente, mentre dei quattro eletti dal Parlamento, i vincitori delle elezioni ne avranno almeno altri due.

 

PIERSILVIO BERLUSCONI BOLLORE'PIERSILVIO BERLUSCONI BOLLORE'PIER SILVIO BERLUSCONIPIER SILVIO BERLUSCONI

   4) Questione Ei Towers-Rai Way: l'obiettivo è cambiato: ora il gruppo preferirebbe non tanto acquistare RaiWay ma vendere piuttosto la maggioranza di EI Towers ad un soggetto pubblico, facendo cassa e garantendosi la massima capacità trasmissiva allo stesso tempo. Il problema è che un'eventuale liquidazione di Premium toglierebbe valore alle torri e alla rete del gruppo; così come una possibile vendita di Persidera al mercato, se il prezzo fosse troppo basso.

 

CONFALONIERI PIERSILVIO BERLUSCONICONFALONIERI PIERSILVIO BERLUSCONI

5) La pubblicità, la prima preoccupazione: è importante per il gruppo che l'Agcom tenga ferma l'attuale definizione di mercato della tv gratuita, con il canone incluso, anche se non contendibile. Mediaset vuol cercare di evitare gli eventuali impegni che potrebbero esserle imposti in caso di delibera che riconosca un suo significativo potere di mercato, ovvero una posizione dominante, sul mercato pubblicitario.

 

silvio e piersilvio berlusconi con silvia toffaninsilvio e piersilvio berlusconi con silvia toffanin

6) Il caso Vivendi: il gruppo francese ha fatto ricorso al Tar contro una delibera dell'Agcom che assegna a Telecom Italia una quota del 55% nel settore delle comunicazioni elettroniche, e quindi obbliga il gruppo francese a scendere di quota in Mediaset (o in Telecom). Delibera che ha escluso dal totale del settore la telefonia mobile agli utenti finali. Aggiungendo la quale Telecom scenderebbe al 43% di quota. Sempre sopra quota 40% certo, ma avrebbe avuto l'opzione di rientrarvi con una dismissione in Telecom Italia. La partita è aperta ma la difesa dell'italianità sembra compattare l'intera classe politica.

silvio piersilvio e marina berlusconisilvio piersilvio e marina berlusconi

 

7) La questione della "rete nazionale" (Open Fiber e/o Telecom): la politica determinerà gli accordi industriali, societari e imprimerà quelle decisioni normative e regolatorie che impatteranno su Telecom ("controllata" da Vivendi: si? no? ni?), oggi in pieno scontro con Mediaset. Berlusconi "al Governo" può influenzare ogni decisione in tale direzione alfine di obbligare Vivendi a un accordo ad "armi pari" e ben retribuito (vedi ad esempio il prezzo finale dell'eventuale vendita a Vivendi di Mediaset).

 

Per questi e altri motivi, l'evoluzione del quadro politico è decisiva per far mantenere al gruppo l'attuale concentrazione di risorse (60% della pubblicità tv con poco più del 30% dell'audience), di diritti di trasmissione, di frequenze terrestre coordinate, di capacità trasmissiva. Che Forza Italia stia al governo o comunque nella maggioranza è fondamentale per il gruppo del suo ottuagenario leader.

bollore assemblea vivendibollore assemblea vivendi

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