DOLCE & GABBATI - EQUITALIA BATTE CASSA AI DUE STILISTI CHE SPERAVANO DI AVER GABBATO IL FISCO PORTANDO ALL’ESTERO I LORO MARCHI - LA CASSAZIONE HA ANNULLATO IL PRIMO PROSCIOGLIMENTO PER MANIFESTA EVASIONE (LA SOCIETÀ DI COMODO LUSSEMBURGHESE AVEVA TANTO DI CERTIFICAZIONE) E LI HA LA MULTATI PER 343 MLN € - IN ATTESA DEI SUCCESSIVI GRADI DI GIUDIZIO LA LEGGE LI OBBLIGA A SBORSARE DUE TERZI DELLA SANZIONE (229 MLN)…

Giorgio Meletti per il "Fatto quotidiano"

I due stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana avevano forse creduto di averla fatta franca il 1 aprile dell'anno scorso, quando il giudice per l'udienza preliminare di Milano, Simone Luerti, li aveva prosciolti dalle pesanti accuse di truffa ai danni dello Stato e dichiarazione infedele dei redditi per circa un miliardo di euro. Poi però l'Agenzia delle Entrate ha messo a segno un secco uno-due che costerà carissimo ai due ben vestiti evasori.

Prima la Corte di Cassazione ha annullato il proscioglimento di Luerti, rimandando il fascicolo a un altro Gup che dovrà ora valutare nuovamente la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pubblico ministero Laura Pedio. Poi è arrivata la severa pronuncia della Commissione tributaria provinciale di Milano: il tribunale fiscale ha dato ragione agli ispettori, ha respinto il ricorso degli stilisti e li ha condannati a pagare 343 milioni di euro.

In attesa dei successivi gradi del giudizio amministrativo, la legge obbliga al pagamento immediato di due terzi della sanzione: Dolce & Gabbana riceveranno così nei prossimi giorni una cartella Equitalia da 229 milioni, e dovranno pagarla personalmente, perché l'accusa di evasione ha colpito proprio loro e non le società di cui sono proprietari.

L'operazione contestata dal fisco è da manuale, al punto che la sua linearità non appare all'altezza della rinomata creatività dei due protagonisti. Fino al 2004 Dolce e Gabbana erano personalmente proprietari dei marchi del gruppo, che cedevano in uso alle società operative a fronte del pagamento di royalties variabili, comprese tra lo 0,5 per cento del fatturato per i profumi e il 2,5 per cento per abbigliamento e accessori. Queste royalties erano tassate come reddito personale dei due cittadini italiani, quindi assoggettate all'aliquota del 45 per cento.

Ma proprio nel 2004 i due hanno pensato bene di vendere i marchi a una società lussemburghese appositamente costituita, la Gado Sarl, che a sua volta ha stipulato il contratto per la licenzia d'uso dei marchi con l'italiana Dolce & Gabbana srl. L'accordo, valido per dodici anni, prevedeva il pagamento di royalties pari a una percentuale del fatturato tra il 3 e l'8 per cento, ma con un minimo garantito di 54 milioni all'anno, destinato a crescere ogni anno non meno del 7 per cento.

Il vantaggio fiscale è evidente. In primo luogo la tassazione lussemburghese per quelle royalties era del 4 per cento, anziché del 45 per cento pagato in Italia. In secondo luogo il livello delle royalties sale di colpo rispetto al livello pagato in precedenza ai due stilisti come persone fisiche, il che equivale a ottimizzare il trasferimento di reddito in Lussemburgo, visto che l'innalzamento delle royalties corrisponde con tutte evidenza a una riduzione degli utili (tassati) della Dolce & Gabbana srl.

Gli occhi dell'Agenzia delle Entrate hanno messo a fuoco il prezzo di vendita dei marchi, fissato in 360 milioni di euro, e giudicato dagli ispettori del fisco troppo basso. A prima vista, pagare 360 milioni una cosa che ti rende almeno 54 milioni il primo anno (il 15 per cento del capitale), cifra crescente del 7 per cento annuo per i successivi 11 anni, sembra un ottimo affare. I due stilisti avevano fatto le cose in piena regola, con tanto di perizia della prestigiosa Price WaterHouse Coopers, che aveva valutato i marchi 355 milioni.

Il difensore di Dolce e Gabbana, l'avvocato Lorenzo Piccardi dello studio ex Tremonti, ha negato che ci si trovasse di fronte al cosiddetto "abuso di diritto", e ha difeso la correttezza dell'operato degli stilisti. Una linea accolta dal Gup Luerti, che nel prosciogliere i due noti personaggi ha sostenuto che il reato non c'era perché tutto era stato fatto "alla luce del sole".

Ragionamento annullato dalla Cassazione e dalla stessa Commissione tributaria, che ha invece accolto la tesi dell'Agenzia delle Entrate: c'è abuso di diritto in quanto un'operazione in sé perfettamente trasparente e formalmente corretta è evidentemente finalizzata alla sola evasione delle tasse.

I marchi infatti rimangono di proprietà delle stesse persone, e non si vede altra ragione del risparmio fiscale nella loro cosiddetta "esterovestizione". Quindi, dicono i giudici del "tribunale fiscale", "sono stati aggirati i principi costituzionali della capacità contributiva e dell'imposizione fiscale", e "le operazioni sono state poste in essere senza che i contribuenti avessero addotto ragioni economicamente valide rispetto al semplice risparmio d'imposta".

E la sentenza cita un pronunciamento della Cassazione secondo cui "il contribuente non può trarre vantaggi fiscali dall'utilizzo distorto, pur se non contrastante con alcuna specifica disposizione, di strumenti giuridici idonei a ottenere un risparmio fiscale, in difetto di ragioni economicamente apprezzabili che giustifichino l'operazione". Segue il conto: il valore reale dei marchi non era, secondo la Commissione tributaria, di 360 milioni ma, secondo un semplice calcolo sulla sicurezza del reddito atteso, di 730 milioni. Da qui la sanzione: 343 milioni da pagare al fisco.

 

Dolce Gabbana Dolce e Gabbana DOLCE E GABBANADolce e Gabbanadolce gabbana barbieri

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA