NEL NOME DI D-IOR! - DOPO IL PRESSING DELL'UNIONE EUROPEA, PARTE LA PRIMA (STORICA) ISPEZIONE INTERNA SULLA BANCA DEL PAPA

Francesco De Dominicis per "Libero"

Sale l'attesa in Vaticano: scatta tra pochi giorni l'ispezione ufficiale sulla banca del Papa. È la prima indagine interna sullo Ior, sotto i riflettori per una serie di scandali e dopo le inchieste delle procure italiane tra riciclaggio e lotta al denaro sporco. In linea teorica, le verifiche potrebbero provocare un terremoto nei Sacri palazzi, ma in realtà l'esito pare già scritto: zero osservazioni, tutto in regola.

A gestire gli accertamenti sui conti correnti dell'Istituto per le opere religiose sarà l'Autorità di informazione finanziaria della Santa sede, affiancata da una società di consulenza. Tuttavia, gli scarsi mezzi a disposizione degli sceriffi delle finanze vaticane (l'Aif ha solo 5 addetti) e la mancanza di dati da passare sotto la lente dovrebbero rendere l'iniziativa una pura formalità. Con buona pace delle ambizioni rivoluzionarie di Papa Francesco.

A chiedere di accendere un faro sullo Ior, a dicembre, era stato Moneyval, cioè il comitato del Consiglio d'Europa sul contrasto al riciclaggio di capitali e al terrorismo finanziario che, dopo una serie di ispezioni, aveva messo spalle al muro il direttore Aif, lo svizzero René Brülhart. Dentro le mura vaticane il dossier è proprio nelle mani dello 007 elvetico. Il quale deve scegliere a stretto giro i consulenti. In corsa ci sono tutti gli attuali fornitori della Santa sede, tra cui i colossi Kpmg, McKinsey, Deloitte e PricewaterhouseCoopers. Ma nella rosa di nomi in mano a Brülhart sarebbero spuntate anche Ernst&Young e Accenture, finora rimaste a bocca asciutta con gli incarichi in Vaticano. Il punto è che, per una serie di ragioni e di manovre non troppo nitide, il database Aif è vuoto, mentre avrebbe dovuto essere alimentato dallo Ior con le segnalazioni di operazioni sospette. Ecco perché, fra i consulenti in corsa per l'appalto, cresce la perplessità sulla reale efficacia delle indagini. Ciò tenuto conto che lo stesso Ior non ha mai chiarito la sorte dei 2.100 conti correnti spariti nell'arco del 2012 né ha fornito indicazioni sui 1.300 clienti a cui stanno arrivando lettere nelle quali si chiede di spostare o chiudere i depositi.

Le indagini si concentreranno, perciò, soltanto sulla attività svolta da Promontoring, società esterna che ha scandagliato lo Ior per conto della Santa sede e pagata profumatamente. Il cervellone informatico Aif, peraltro, sarebbe stato al centro di un duro braccio di ferro tra Brülhart e l'ex presidente dell'Autorità, il cardinale Attilio Nicora. Nell'approvare il budget per il 2014, Nicora ha negato al direttore una spesa extra chiesta per «aspetti informatici». Alla base del «no» secco del porporato, il fatto che erano già stati spesi 150.000 euro per il software Oasi, quello scelto per le attività antiriciclaggio dal 95% delle banche italiane e però mai utilizzato dall'Aif: non c'era motivo di aprire il portafoglio per un'uscita da tempo a bilancio.

C'è un ulteriore elemento che infittisce gli intrighi vaticani. Nella Santa sede suscita curiosità il fatto che non si sia ancora insediato il successore di Nicora, il vescovo Giorgio Corbellini. Questa settimana era atteso il passaggio di consegne, ma il nuovo numero uno Aif non sembra avere fretta. Atteggiamento che sposa la strategia della Segreteria di Stato, favorevole a lasciare l'Aif nelle sole mani di Brülhart dopo averla chirurgicamente azzoppata.

 

Il torrione Niccolò V, sede dello Ior niccolovrene brulhart Papa Francesco Barack Obama CARDINALE NICORA jpegERNEST VON FREYBERG

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