amos genish

DOPO LA STANGATA AGCOM SUL PIANO GENISH, TIM PERDE ANCORA IN BORSA (-7%) E ARRIVA AI MINIMI DA 5 ANNI - ELLIOTT ALL'ATTACCO: ''ORA BISOGNA CREARE E SEPARARE UNA RETE UNICA'', CON OPEN FIBER, COSÌ DA OTTENERE LA RAB, IL REGIME TARIFFARIO INCENTIVANTE PER I MONOPOLI NATURALI. TIM AVREBBE TRA IL 25 E IL 75% DELLA NUOVA SOCIETÀ, IN ACCORDO CON CDP ED ENEL

 

singer fondatore fondo elliott

 

  1. TIM: SENZA PARACADUTE (-5%), STOP IN BORSA

 (ANSA) - Non si arresta lo scivolone di Tim in Piazza Affari, dove il titolo cede oltre il 5% a 0,45 euro, toccando un nuovo minimo storico e va in asta di volatilità. Stessa parabola per le azioni di risparmio, anch'esse sui minimi di sempre, che lasciano sul campo il 4,36% a 0,39 euro. Un andamento che sconta, i risultati preliminari diffusi la scorsa settimana con le prospettive per il 2019, la recente bocciatura dell'Agcom del progetto di scorporo interno della rete, mentre continuano gli attriti tra gli azionisti Vivendi ed Elliott.

 

  1. TIM: RIAMMESSA A SCAMBI CEDE OLTRE IL 7%, RISPARMIO -5%

AMOS GENISH

 (ANSA) - Tim è stata riammessa agli scambi in Piazza Affari dopo un congelamento per eccesso di ribasso e segna un calo del 7,74% a 0,44 euro. Sotto pressione anche le Tim risparmio, in calo del 5,13% a 0,39 euro. La borsa continua a punire i preliminari diffusi giovedì scorso, mentre la bocciatura dell'AgCom al progetto di scorporo interno della rete fa temere un'accelerazione nel processo di separazione tra l'operatore e l'infrastruttura. Non aiutano poi le continue frizioni tra i due soci: Vivendi, che aveva spinto il progetto bocciato dall'authority ed Elliott, favorevole invece alla separazione delle due attività.

 

 

  1. TIM SCIVOLA IN BORSA AI MINIMI DA 5 ANNI ELLIOTT: ORA RETE UNICA

Francesco Spini per “la Stampa

 

A poco più di due mesi dall' assemblea che, il 29 marzo, stabilirà se Vivendi potrà o meno riprendere in mano le redini del cda di Tim, il titolo dell' ex monopolista del telefono sprofonda a prezzi di saldo. Una situazione che favorisce chi, in questi giorni, sta costruendo posizioni azionarie in vista della battaglia sulla revoca di 5 consiglieri targati Elliott che i francesi vogliono sostituire con i loro candidati.

 

LUIGI GUBITOSI

Ieri il titolo ha chiuso in ribasso del 2,6%, atterrando a quota 0,4757 euro, mai così in basso negli ultimi 5 anni e pericolosamente vicino al minimo storico (di chiusura) toccato nei primi giorni di agosto del 2013 a 0,471 euro. Ora non ci sono più solo i conti preliminari in calo presentati al termine del cda di giovedì e l' incertezza per il 2019. A far scattare le vendite c' è anche l' incognita legata al futuro della rete. Il progetto di separazione legale volontaria avviato a marzo dall' ex ad Amos Genish (e che trovava il sostegno di Vivendi) appare naufragato.

 

L' Agcom dice che se Tim, pur scorporando l' infrastruttura, non rinuncia al controllo resta in posizione dominante: cambia poco. A questo punto l' ad Luigi Gubitosi, alle prese col nuovo piano, dovrà scegliere: o tutto (senza escludere la perdita del controllo della rete) o niente (mantenendo lo status quo).

 

Il fondo Elliott ne approfitta per alzare le pressioni dopo «un anno di distruzione di valore e di tempo perso a spese di Tim, dei suoi azionisti, e dell' intero Paese». Il fondo ritiene che «l' attuale cda di Tim debba intraprendere senza ulteriori ritardi i passi necessari per la creazione e la separazione di una rete unica, che possa creare valore per l' azienda e i suoi dipendenti, per gli azionisti e per il sistema Paese».

ANGELO CARDANI

 

Nel suo piano «Transforming Tim» Elliott già un anno fa segnalava come con la separazione si potesse far emergere un valore nascosto fino a 7 miliardi di euro. Alla luce del provvedimento del governo, Elliott vuole favorire la creazione dell' infrastruttura unica con Open Fiber per ottenere la Rab, il regime tariffario incentivante per i business esercitati in regime di monopolio naturale.

 

Tim, in questo schema, potrebbe mantenere tra il 25 e il 75% della società di rete purché, in accordo con la Cdp e Enel, raggiunga la rete unica. E ciò, magari, con una quotazione, come accaduto con Rai Way nel processo gestito da Gubitosi quando era in Viale Mazzini. Una separazione però non sarebbe indolore.I sindacati temono l' impoverimento industriale in vista dell' avvento del 5G, la cessione della società di servizi, conseguenze dolorose per l' occupazione.

 

«Elliott pensa solo al ritorno del suo investimento e non alle prospettive industriali di Tim, non mi stupisce che voglia la separazione della rete: noi la pensiamo in maniera opposta», dice per esempio Marco Del Cimmuto, di Slc Cgil. Una soluzione potrebbe essere l' acquisto di Open Fiber da parte di Tim, ma senza scorporo, con Cdp ed Enel pronte a salire nell' azionariato attraverso uno scambio di carta.

open fiber fibra ottica

 

Non c' è però solo la rete. Gli analisti si attendono un piano industriale d' attacco. Tra le priorità che Gubitosi è chiamato ad affrontare c' è la riduzione del debito, e sale il pressing del mercato affinché si consideri la cessione delle quote in Inwit, Persidera e Sparkle, per abbassare di almeno 3 miliardi il fardello che oggi, di miliardi, ne vale 25,2.

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...