mario draghi

MARIO, CI MANCHERAI - DRAGHI LASCIA LA BANCA CENTRALE EUROPEA CON LA MEDAGLIA DI AVER SALVATO L'EURO, NEL 2012, CON LA SFIDA AGLI SPECULATORI GRAZIE AL SUO “WHATEVER IT TAKES”, OVVERO LA PROMESSA DI FRENARE L’ASSALTO ALLA MONETA UNICA A QUALUNQUE COSTO: “ORA TUTTI CONSIDERANO L’EURO IRREVERSIBILE, ANCHE IN ITALIA. HO FATTO DEL MIO MEGLIO. IL FUTURO? CHIEDETE A MIA MOGLIE…”

1 - L'ADDIO DI DRAGHI: LASCIO A LAGARDE UNA BCE FORTE E INDIPENDENTE

Danilo Taino per il “Corriere della sera”

 

mario draghi christine lagarde

Mario Draghi lascia la Banca centrale europea ma le sue politiche di forte stimolo all'economia continueranno a lungo a vivere nell' istituzione di Francoforte. E' il messaggio - non esplicitato in questi termini netti ma chiaro - che ha corso per buona parte della conferenza stampa che ha tenuto ieri, la sua ultima da presidente della Bce. A Christine Lagarde, che gli succederà dal 1° novembre, non ha voluto dare consigli diretti perché - ha assicurato - non ne ha bisogno, ma ha fatto capire che tutto è stato preparato perché la transizione non riservi sorprese.

 

Il rischio che nei prossimi mesi si verifichi qualche turbolenza legata al cambio di leadership è reale. In un passaggio, Draghi ha sottolineato l'importanza della comunicazione «aperta e ampia» che caratterizza le banche centrali moderne. Ha poi però detto che essa deve essere «cauta e formale»: qualcuno ha letto il passaggio come un consiglio a Lagarde, la quale ancora la settimana scorsa ha rilasciato una lunga intervista televisiva negli Stati Uniti nella quale ha espresso molti giudizi, alcuni non lusinghieri su Donald Trump.

christine lagarde mario draghi 4

 

Da presidente della Bce non è il caso che lo faccia: per preservare la loro indipendenza, i banchieri centrali non commentano i governi, men che meno i presidenti americani.

(Per parte sua, ora che lascia l'incarico pubblico, Draghi non aprirà comunque un account Twitter - ha promesso).

 

A parte questo passaggio, che forse era generale o forse era un suggerimento alla nuova presidente, Draghi ha sostenuto che «non c'è bisogno di alcun consiglio» per Lagarde. «Tra l'altro - ha aggiunto - avrà molto tempo davanti per formarsi la sua visione». In effetti, la ex managing director del Fondo monetario internazionale (Fmi) arriva a Francoforte - ieri ha partecipato, ma senza parlare, alla riunione del Consiglio dei Governatori - con tutto già impostato per i prossimi mesi.

 

christine lagarde mario draghi 1

In settembre, la Bce ha lanciato un nuovo stimolo monetario, con l'abbassamento dei tassi negativi da -0,4 a -0,5% e con il lancio di un nuovo round di acquisto di titoli sui mercati. Una decisione che ha sollevato critiche «soprattutto in una regione» - ha detto Draghi sottintendendo probabilmente quella «tedesca» che comprende Olanda, Austria e in qualche caso la Francia. Ieri, però, nella riunione dei Governatori c' è stata unanimità sulla necessità di andare avanti su quella strada perché «oggi il rischio maggiore da tutti i punti di vista è il rallentamento dell' economia, mondiale o dell' Eurozona».

 

MARIO DRAGHI E GIOVANNI TRIA

Lagarde è dunque nelle condizioni di darsi un po' di tempo per impossessarsi della situazione. Non solo. Il fatto che la nuova presidente non abbia esperienza di banche centrali (di formazione è un avvocato) sarà attenuato dalla qualità elevata dello staff della Bce. «E' stato importantissimo anche per me che ero governatore», ha assicurato Draghi: il lavoro dello staff della banca è stato «l'ingrediente principale di quello che abbiamo fatto e della qualità delle nostre delibere», ha aggiunto, sia per affermare la credibilità dell'istituzione sia per accompagnarla nel cambiamento. Questa struttura sarà fondamentale nell'accompagnare Lagarde.

 

MARIO DRAGHI E GIOVANNI TRIA

Ieri, il Consiglio dei Governatori non ha preso decisioni di politica monetaria, il percorso futuro era stato già deciso in settembre. Draghi - che indossava una cravatta blu elettrico che forse aveva già messo per un' altra conferenza stampa - ha così potuto parlare di altro. Una battuta sull' Italia, che in questi anni, dal 2013, è cambiata: «Ora tutti dicono che l'euro è irreversibile», ha affermato sorridendo e certamente pensando a Matteo Salvini.

Poi ha sottolineato il carattere dei tempi nuovi: alle riunioni dei giorni scorsi del Fondo monetario internazionale la cosa più rilevante che è emersa, ha detto, «è che il paradigma di riferimento è cambiato, prima si diceva che i bassi tassi d' interesse non sarebbero cresciuti per un certo tempo, ora si dice che resteranno tali a lungo» (in otto anni lui non li ha mai alzati). Per il resto, a chi gli chiedeva cosa farà ora, ha rimandato a sua moglie, «che spero ne sappia di più».

 

d alema premier ciampi ministro del tesoro mario draghi direttore generale

2 - IL TIMONIERE CHE HA SALVATO L'EURO OTTO ANNI VISSUTI IN PRIMA LINEA

Federico Fubini per il “Corriere della sera”

 

Aveva un dottorato in Economia al Massachusetts Institute of Techonology. Era già stato accademico di rango, direttore del Tesoro di un Paese del G7, banchiere di Goldman Sachs, governatore della Banca d'Italia. Ma forse neanche Mario Draghi avrebbe immaginato che le parole con le quali saranno ricordati i suoi anni alla Banca centrale europea - pronunciate il 26 luglio del 2012 - gli sarebbero venute da un telefilm. Perché lui e sua moglie Serenella da anni nel tempo libero sono ghiotti di serie americane.

IGNAZIO VISCO E MARIO DRAGHI

 

Negli anni della crisi dell'euro, quando passa da governatore a Roma a presidente a Francoforte, c'è un western in particolare che Draghi guarda con gusto. Nella trama c'è sempre il buono che deve arrestare il cattivo «a qualunque costo»: whatever it takes.

Furono le tre parole che misero in ritirata la marea speculativa, quando l'economista italiano le pronunciò alla UKTI's Global Investment Conference di Londra quel giorno: «La Bce è pronta a fare whatever it takes, qualunque cosa serva, per preservare l'euro. E, credetemi, sarà abbastanza».

 

MARIO DRAGHI

Era il segnale che la Bce era diventata un prestatore di ultima istanza per il sistema dell'euro e già solo sapere che c'era era tanto da paralizzare la speculazione ribassista. Il mercato gli credette subito forse anche perché Draghi - l'uomo del «never give up», mai cedere - in quel momento aveva una carica di determinazione in più. Poco prima di salire sul podio aveva incontrato in privato un piccolo gruppo di gestori di hedge fund londinesi. Con l'aria di saperla lunga, i manager gli avevano spiegato che l'Italia e la Spagna sarebbero saltate e l'euro sarebbe andato in pezzi. Draghi non disse niente, si limitò ad ascoltare. Sapeva che li avrebbe smentiti pochi minuti dopo.

 

mario draghi

Due anni dopo a un seminario all'Università di Roma Tre, in ricordo di Luigi Spaventa, Fabio Panetta della Banca d' Italia avrebbe ricordato la passione di Draghi per i western con una battuta: «Solo un genio poteva trasformare una battuta da telefilm in una frase che avrebbe fatto la storia» (Panetta adesso si prepara a entrare nell' esecutivo della Bce poco dopo l'uscita del presidente italiano).

 

Ma se c' è una lezione dal whatever it takes, essa va oltre la capacità di Draghi di comunicare. Per tutta la fase più dura della crisi dell' euro dalla fine del 2011 all' estate 2012, appena arrivato alla Bce, il banchiere centrale italiano pensava a un' uscita che poi si sarebbe riassunta in quelle tre parole pronunciate a Londra. A trattenerlo era la percezione molto politica che la Germania non era ancora pronta a seguirlo: lo sarebbe stata solo a luglio, con la crisi giunta ormai a un punto critico e l' avvio dell' Unione bancaria deciso poco prima anche grazie all' insistenza del governo di Mario Monti.

 

mario draghi bazooka

In quel saper aspettare il momento giusto ed evitare le battaglie che non si possono vincere, c' è tutto il Draghi banchiere centrale. Fin da quando era vicinissimo alla coronazione da presidente della Bce in aprile e giugno del 2011 partecipò all' errore forse più grande nella storia della banca centrale: l' Eurotower guidata da Jean-Claude Trichet alzò i tassi due volte, una stretta monetaria disastrosa con l' eurozona in recessione e sull' orlo di una crisi sistemica.

 

mario draghi 3

Nel Consiglio direttivo, Draghi votò con (quasi) tutti gli altri a favore del rialzo dei tassi. Poi non appena prese il posto di Trichet pochi mesi dopo, da novembre, smantellò una dopo l' altra quelle strette monetarie. È probabile dunque che l' italiano fosse perplesso dall' inizio sulla decisione di Trichet, ma capiva che opporsi in quel momento non sarebbe servito: avrebbe perso e - peggio - avrebbe fossilizzato le divisioni nel vertice dell' Eurotower, rendendo più difficile trovare una maggioranza per politiche più morbide in seguito.

 

È la lezione che non ha mai colto il suo grande oppositore di questi anni, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann. Draghi senz' altro ha potuto affrontarlo anche perché per otto anni gli scambi con la cancelliera Angela Merkel sono stati continui, in anni recenti allargati anche al presidente francese Emmanuel Macron.

Mario Draghi tra le cento persone pi influenti al mondo

 

Ma alla fine il segno del suo stile è sempre stata la capacità di decidere da solo il passo decisivo, creando un fatto compiuto che abbattesse le obiezioni dei critici: lo ha fatto con il whatever it takes nel 2012, quindi con il discorso di Jackson Hole dell' agosto del 2014 che spianò la strada all' acquisto di titoli per 2.600 miliardi di euro in quattro anni (il Quantitative easing). Lo ha fatto poi da giugno a settembre di quest' anno, quando ha rilanciato un grosso pacchetto di misure di stimolo fra le critiche aperte dei suoi avversari.

Scelta di tempo, fiuto politico e predominio intellettuale sono sempre state le sue armi. E qualche telefilm ogni tanto.

Ultimi Dagoreport

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”

romana liuzzo

DAGOREPORT! UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE LA MESSA IN ONDA DELLO SPOT AUTO-CELEBRATIVO (EUFEMISMO) DEL PREMIO “GUIDO CARLI” - CONFUSI, SPIAZZATI, INCREDULI SI SARANNO CHIESTI: MA CHE CAZZO È ‘STA ROBA? - AGGHINDATA CON UN PEPLO IN STILE “VESTALE, OGNI SCHERZO VALE”, PIAZZATA IN UN REGNO BOTANICO DI CARTONE PRESSATO, IL “COMMENDATORE”  ROMANA LIUZZO REGALA 20 SECONDI DI SURREAL-KITSCH MAI VISTO DALL'OCCHIO UMANO: “LA FONDAZIONE GUIDO CARLI VI SARÀ SEMPRE ACCANTO PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO MIGLIORE”. MA CHI È, LA CARITAS? EMERGENCY? L'ESERCITO DELLA SALVEZZA? - VIDEO!

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…