DUCATI TRICOLORE? MADDECHÉ - LA ROSSA DI BORGO PANIGALE, IN MANO AL FONDO DI INVESTIMENTO DEL FINANZIERE ANDREA BONOMI (PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI GESTIONE BPM), FA CAPO A SOCIETÀ CON SEDI IN OLANDA E LUSSEMBURGO - DI ITALIANO HA SOLO I DEBITI: IL PEGNO SUI TITOLI DATI IN GARANZIA A BANCA INTESA (E CONDIVISI DA PASSERA CON BEI E POPOLARE DI VICENZA) A FRONTE DI UN PRESTITO DA OLTRE 240 MLN € - QUEL CRUCCO DI BONOMI: “PER CRESCERE ABBIAMO BISOGNO DI UN PARTNER INDUSTRIALE DI RILEVANZA MONDIALE” (L’AUDI DEL GRUPPO VOLKSWAGEN?)…

Giovanna Lantini per il "Fatto quotidiano"

Ci risiamo. Non appena è iniziata a circolare la notizia delle trattative per il passaggio della Ducati nelle mani della tedesca Audi del gruppo Volkswagen (che contrariamente alla Fiat riesce a fare utili record nonostante la crisi dell'auto), ecco che è ripartita la grancassa della difesa dell'italianità.

La rossa di Borgo Panigale, però, ha da tempo immemore perso l'italianità in termini di azionariato. Benché l'acquisizione della casa motociclistica da parte di Andrea Bonomi e soci, avvenuta tra il 2006 e il 2008, fosse stata salutata con le trombe del ritorno al tricolore dopo l'infelice parentesi americana, infatti, nell'operazione c'era ben poco di italiano. A partire non tanto dall'accento british di Bonomi, quanto dal suo fondo Investindustrial, capofila dell'operazione, all'epoca controllato dal Jersey e oggi dal Lussemburgo.

Al suo fianco, poi, con quote di minoranza, c'erano anche i fondi pensione dell'Ontario. La stessa Ducati, inoltre, attualmente è controllata da una società italiana che a sua volta fa capo a una controllante olandese, i cui titoli sono in pegno a una holding lussemburghese. Di italianissimo c'è invece il pegno sui titoli dell'azienda bolognese delle due ruote, che fin dal 2008 sono stati dati in garanzia a Intesa San Paolo, a fronte di un prestito da oltre 240 milioni di euro stipulato all'epoca del perfezionamento del passaggio di mano.

La banca milanese, fino a pochi mesi fa guidata dall'attuale ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, peraltro grande estimatore della Ducati, ha in garanzia anche il pegno sui marchi del gruppo motociclistico che ha recentemente condiviso con la Bei e la Popolare di Vicenza, nonché un privilegio sui cespiti della casa bolognese. Gli impegni scadranno tra il 2015 e il 2017 e hanno portato Ducati da una situazione debitoria, che nel 2008 era pari a zero, con una posizione finanziaria netta positiva per circa 40 milioni di euro, a un debito consolidato vicino a 200 milioni.

Per carità, niente di insostenibile rispetto ai parametri complessivi della società, che è vincolata dalle banche al rigido rispetto dei numeri, ma comunque un impegno da considerare, che negli anni ha comportato anche rigorose e articolate ristrutturazioni aziendali.

Come il piano concordato a gennaio del 2010 (21 lavoratori in mobilità), mentre il totale delle fuoriuscite di personale tra il 2009 e il 2010 è stato di 32 dipendenti. In tutto questo i risultati economici, benché positivi a dispetto della crisi e delle dimensioni modeste dell'azienda che è tornata a generare utili nel 2007, non sono certo quelli che gli investitori finanziari si aspettavano.

Numeri alla mano, Ducati ha chiuso il 2010 con ricavi per 392 milioni di euro praticamente in linea col 2007 e un margine operativo lordo di 111 milioni. Le stime iniziali di Bonomi e soci per lo stesso anno parlavano invece di un fatturato di 548,6 milioni e un margine di 210,8, mentre gli utili sono scesi dai 13,5 milioni del 2007 agli 8,1 del 2010. Quanto basta, cioè, per versare ai soci un dividendo di 5,3 milioni.

Certo non sono briciole e la società è comunque rimasta dignitosamente in pista, ma in pratica il successo maggiore è stato sul fronte del debito che a fine 2010 era di una trentina di milioni inferiore alle attese. Del resto, si sa, gli impegni con le banche vanno rispettati. E un investitore finanziario è un investitore finanziario che può arrivare solo fino a un certo punto, come ha recentemente ammesso lo stesso Bonomi parlando della necessità per la storica casa italiana di un "partner industriale di rilevanza mondiale".

 

DucatiANDREA BONOMI PASSERA Audi

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....