senard elkann saikawa fiat fca renault

ELKANN AVEVA TROVATO IL PIANO PERFETTO (PER LUI) E ORA È FALLITO. TUTTI GLI ERRORI DELLA TENTATA FUSIONE FCA-RENAULT - SENZA MARPIONNE, ''KAKY'' AVEVA TROVATO IL RUOLO MEDIATICAMENTE PIÙ CONSONO: CHAIRMAN DEL NUOVO GRUPPO. IN CAMBIO, AVEVA CEDUTO SU TUTTO: SULL'AMMINISTRATORE DELEGATO FRANCESE, SU MANLEY ''SOLO'' COO, SULLA SEDE OPERATIVA A PARIGI E PURE SULLA QUOTAZIONE PRINCIPALE IN FRANCIA. MA I GIAPPONESI…

 

1. ELKANN AVEVA TROVATO IL PIANO PERFETTO (PER LUI) E ORA È FALLITO. CHE NE SARÀ DELLA FCA SENZA RENAULT?

manley elkann

DAGONOTA - Le possibilità di un tracollo delle trattative FCA-Renault erano molto alte: Se non era il governo francese, smanioso di proteggere gli interessi nazionali e soprattutto la propria immagine, sarebbero stati i giapponesi di Nissan che non indendono fare la fine dei nerd che vengono picchiati e derubati della loro preziosa tecnologia dai due bulli del cortile che non hanno fatto i compiti, ovvero investire nei motori del futuro (si era capito da come hanno strapazzato Ghosn).

 

Solo che ora il povero John ''Kaky'' Elkann è in una situazione parecchio complicata. Quello con Renault era l'affare giusto, per lui e i suoi piani, e ora tocca trovare una soluzione, o riprovandoci più avanti o trovando un altro, ennesimo, partner potenziale. Negli anni di Marchionne, il presidente del gruppo ed erede della dinastia Agnelli era poco più di un figurante, con il manager impulloverato che riempiva la scena e si occupava di tutto, dalla gestione quotidiana alla strategia di lungo termine.

 

jean dominique senard e thierry bollore'

Senza Sergio, il ruolo perfetto per Elkann, anche mediaticamente, era quello di chairman, un presidente di rappresentanza o poco più, per tutelare almeno nella prima fase le quote della Exor, che sarebbe stata comunque l'azionista privato più rilevante. Non a caso alla morte di Marchionne aveva fatto fuori Altavilla, manager troppo ingombrante, per il più mite Manley, pronto a cedere il giocattolo a neanche un anno dall'insediamento.

 

elkann marchionne

Pur di chiudere questo affare che preparava da mesi, aveva offerto il ruolo di CEO ai francesi (Senard), mentre Manley sarebbe stato il COO, chief operating officer, un simil-direttore generale. Aveva ceduto sulla sede operativa a Parigi e pure sulla quotazione principale alla borsa transalpina.

 

 

2. ROTTURA FCA-RENAULT, GLI ERRORI DEGLI AGNELLI-ELKANN E UN FALLIMENTO DI SISTEMA

Paolo Bricco per www.ilsole24ore.com

 

Le condizioni politiche sono, in Francia, più stabili che mutevoli, più fissate nel tempo della storia che sottoposte ai rapidi cambiamenti della cronaca: la Francia è uno Stato interventista, colbertista, protezionista, con una struttura industriale e finanziaria che, senza la mano pubblica e lasciata esclusivamente agli animal spirits degli imprenditori e alla razionalità costruttrice dei banchieri, sarebbe poca cosa. Questo Stato è, peraltro, proprietario diretto del 15% della Renault. Dunque, quali mutate condizioni politiche? Lo Stato francese da secoli suona la stessa musica.

 

SERGIO MARCHIONNE E JOHN ELKANN

E chi in Francia vuole andare, quella musica deve ballare. Le «mutate condizioni» sarebbero la richiesta di nuovi concambi azionari? Nuovi concambi azionari che, peraltro, avrebbero riequilibrato una offerta che, come ha scritto per prima Marigia Mangano sul Sole 24 Ore, attribuiva alla Renault in sé e per sé - al netto delle sue partecipazioni, in particolare Nissan – un valore negativo di 300 milioni di euro. Oppure le «mutate condizioni» riguarderebbero il fastidio, trapelato in particolare sul quotidiano parigino Les Echos, per la spremitura di 3 miliardi di euro di extradividendo da parte degli azionisti di Fca?

 

Oppure le «mutate condizioni» consisterebbero nella richiesta di una supervisione da parte del governo francese, che appunto è il primo azionista di una impresa sostenuta in tutti i modi dalla mano pubblica, sui tempi della operazione? Mutate condizioni in che senso, dato che appunto così si fa a Parigi, con la politica che sovrasta costantemente l'economia? E, davvero, stupirebbe che gli Agnelli-Elkann avessero sottovalutato che cosa è quel Paese, dimenticando la significativa tradizione dei rapporti fra Torino e Parigi, che fin dagli anni Sessanta e soprattutto per il tramite di Umberto Agnelli sono stati fra i principali canali economici ed politici, culturali e diplomatici fra l'Italia e Francia.

 

hiroto saikawa

Ho detto Italia. Ma, dicendo Italia, ho avuto un riflesso condizionato errato. Fca non è una impresa italiana. E il fallimento di Fca rivela anche la sua debolezza costitutiva di gruppo apolide. Fca non è, appunto, una impresa italiana. Gli azionisti fisici di controllo della Fca – o meglio di Exor, anch'essa non più italiana - sono italiani. Fca e tutto il gruppo Agnelli-Elkann da almeno dieci anni hanno costruito una architettura societaria e fiscale che è tutta fuori da questo Paese. Fa sorridere che, in questi giorni, sindacalisti e politici che non hanno detto una parola su questa architettura in questi dieci anni abbiano invocato l'intervento dello Stato italiano. Il quale Stato italiano avrebbe dovuto fungere da controparte politica di una parte che non è più italiana o che, addirittura, avrebbe dovuto diventare azionista.

 

Ha fatto davvero ancora più sorridere che l'attuale Governo - pericolante nella sua conformazione, in un contesto generale segnato dalla risorgenza di uno statalismo parossistico e a fronte di un debito pubblico che rischia a ogni minuto di andare fuori controllo - abbia prima con Borghi della Lega e poi con Geraci della Lega tirato fuori la possibilità che lo Stato (quale Stato?) entrasse nella holding (olandese!) che avrebbe dovuto controllare il nuovo gruppo. A caldo, mentre Fca ritira la proposta per un progetto industriale, vale quindi la pena fare una riflessione sul tema delle “mutate condizioni politiche”.

CARLOS GHOSN NISSAN RENAULT

 

Che in Francia sono sempre quelle dai tempi di Colbert. E che in Italia - al di là delle uscite di neopolitica industriale del governo attuale che fanno quasi tenerezza - sono rimaste le stesse da dieci anni, da quando Fca per ragioni di convenienza fiscale e di vantaggio degli azionisti di controllo su operazioni straordinarie non è più - nemmeno allo zero per cento - italiana. Mentre Renault è al cento per cento francese.

 

Ultimi Dagoreport

consiglio supremo difesa mattarella meloni fazzolari bignami

DAGOREPORT - CRONACA DI UN COMPLOTTO CHE NON C’È: FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, CONSIGLIERE DEL QUIRINALE, SI SARÀ ANCHE FATTO SCAPPARE UNA RIFLESSIONE SULLE DINAMICHE DELLA POLITICA ITALIANA IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027. MA BELPIETRO HA MONTATO LA PANNA, UTILE A VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ E A DARE UN ASSIST A FRATELLI D’ITALIA, SEMPRE PRONTA ALLA LAGNA VITTIMISTA – A QUEL TORDO DI GALEAZZO BIGNAMI È SCAPPATA LA FRIZIONE. E DOPO IL SUO ATTACCO AL COLLE, IL SOLITAMENTE CAUTO GIOVANBATTISTA FAZZOLARI È INTERVENUTO PRECIPITOSAMENTE PER SALVARGLI LA FACCIA (E LE APPARENZE CON IL COLLE) - BELPIETRO ESONDA: "ISTITUZIONALMENTE SCORRETTA LA REPLICA DEL QUIRINALE"

alessandra smerilli riccardo campisi alessandra smerilli papa leone xiv

DAGOREPORT - CHI POTRÀ AIUTARE PAPA PREVOST A RIPIANARE IL DEFICIT ECONOMICO DELLA SANTA SEDE? - LEONE XIV EREDITA DA BERGOGLIO UNA COMMISSIONE PER LA RACCOLTA FONDI PER LE CASSE DEL VATICANO, PRESIEDUTA DA MONSIGNOR ROBERTO CAMPISI E IN CUI C’E’ ANCHE LA SUORA ECONOMISTA ALESSANDRA SMERILLI – I DUE HANNO UNA FREQUENTAZIONE TALMENTE ESIBITA DA FARLI DEFINIRE LA “STRANA COPPIA”. SONO ENTRAMBI AMANTI DELLO SPORT, DELLE PASSEGGIATE, DEI VIAGGI, DEL NUOTO IN ALCUNE PISCINE ROMANE ED ANCHE NEL MARE DI VASTO, DOVE SPESSO I DUE SONO VISTI IN VACANZA - LA SALESIANA SMERILLI, IN TEORIA TENUTA A VIVERE IN UNA COMUNITÀ DELLA SUA CONGREGAZIONE, VIVE IN UN LUSSUOSO APPARTAMENTO A PALAZZO SAN CALLISTO, DOVE LA SERA È DI CASA MONSIGNOR CAMPISI, SPESSO CON ALTRI OSPITI ATTOVAGLIATI AL SUO TAVOLO…

nicola colabianchi beatrice venezi alessandro giuli gianmarco mazzi

FLASH! - DA ROMA SALGONO LE PRESSIONI PER CONVINCERE BEATRICE VENEZI A DIMETTERSI DA DIRETTORE DELL’ORCHESTRA DEL VENEZIANO TEATRO LA FENICE, VISTO CHE IL SOVRINTENDENTE NICOLA COLABIANCHI NON CI PENSA PROPRIO ALLE PROPRIE DIMISSIONI, CHE FAREBBERO DECADERE TUTTE LE CARICHE DEL TEATRO – ALLA RICHIESTA DI SLOGGIARE, SENZA OTTENERE IN CAMBIO UN ALTRO POSTO, L’EX PIANISTA DEGLI ANTICHI RICEVIMENTI DI DONNA ASSUNTA ALMIRANTE AVREBBE REPLICATO DI AVER FATTO NIENT’ALTRO, METTENDO SUL PODIO LA “BACCHETTA NERA”, CHE ESEGUIRE IL “SUGGERIMENTO” DI GIULI E CAMERATI ROMANI. DUNQUE, LA VENEZI E’ UN VOSTRO ‘’PROBLEMA”…

emmanuel macron giorgia meloni volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – MACRON E MELONI QUESTA VOLTA SONO ALLEATI: ENTRAMBI SI OPPONGONO ALL’USO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI IN EUROPA, MA PER RAGIONI DIVERSE. SE IL TOYBOY DELL’ELISEO NE FA UNA QUESTIONE DI DIRITTO (TEME LE RIPERCUSSIONI PER LE AZIENDE FRANCESI, IL CROLLO DELLA CREDIBILITÀ DEGLI INVESTIMENTI UE E IL RISCHIO DI SEQUESTRI FUTURI DI CAPITALI EUROPEI), PER LA DUCETTA È UNA QUESTIONE SOLO POLITICA. LA SORA GIORGIA NON VUOLE SCOPRIRSI A DESTRA, LASCIANDO CAMPO A SALVINI – CON LE REGIONALI TRA CINQUE GIORNI, IL TEMA UCRAINA NON DEVE DIVENTARE PRIORITARIO IN CAMPAGNA ELETTORALE: LA QUESTIONE ARMI VA RIMANDATA (PER QUESTO ZELENSKY NON VISITA ROMA, E CROSETTO NON È ANDATO A WASHINGTON)

giorgia meloni matteo salvini elly schlein luca zaia

DAGOREPORT - C’È UN ENORME NON DETTO INTORNO ALLE REGIONALI IN VENETO E CAMPANIA, E RIGUARDA LE AMBIZIONI DI ZAIA E DE LUCA DI...RIPRENDERSI LA GUIDA DELLE RISPETTIVE REGIONI! - NULLA VIETA AL “DOGE” E ALLO SCERIFFO DI SALERNO DI RICANDIDARSI, DOPO AVER “SALTATO” UN GIRO (GLI ERA VIETATO IL TERZO MANDATO CONSECUTIVO) – IN CAMPANIA PER DE LUCA SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI: GLI BASTEREBBERO 5-6 CONSIGLIERI FEDELISSIMI PER TENERE PER LE PALLE FICO E POI FARLO CADERE PER RICANDIDARSI. IDEM PER IL "DOGE", CHE PERO' NON AVRA' DALLA SUA UNA LISTA DI "SUOI" CANDIDATI - A CONTARE SARANNO I VOTI RACCOLTI DAI SINGOLI PARTITI NECESSARI A "PESARSI" IN VISTA DELLE POLITICHE 2027: SE FRATELLI D’ITALIA SUPERASSE LA LEGA IN VENETO, CHE FINE FAREBBE SALVINI? E SE IN CAMPANIA, FORZA ITALIA OTTENESSE UN RISULTATO MIGLIORE DI QUELLO DI LEGA E FRATELLI D'ITALIA, COME CAMBIEREBBERO GLI EQUILIBRI ALL'INTERNO DELLA COALIZIONE DI MAGGIORANZA?

edmondo cirielli giovambattista fazzolari giorgia meloni

DAGOREPORT - C’È UN MISTERO NEL GOVERNO ITALIANO: CHE “FAZZO” FA FAZZOLARI? – IL SOTTOSEGRETARIO ALL’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA FA IL TUTTOLOGO, TRANNE OCCUPARSI DELL’UNICA COSA CHE GLI COMPETE, CIOE' L’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA - SI INDUSTRIA CON LE NOMINE, SI OCCUPA DI QUERELE TEMERARIE AI GIORNALISTI (NEL SENSO CHE LE FA), METTE IL NASO SULLE VICENDE RAI, MA NON FA NIENTE PER PLACARE GLI SCAZZI NEL CENTRODESTRA, DOVE SI LITIGA SU TUTTO, DALL'UCRAINA ALLA POLITICA ECONOMICA FINO ALLE REGIONALI – LO SHOW TRASH IN CAMPANIA E EDMONDO CIRIELLI IN VERSIONE ACHILLE LAURO: L’ULTIMA PROPOSTA? IL CONDONO…