
ESSERE “INTERNATIONAL” TI SALVA LE CIAPET – IL GIP DI BOLOGNA HA ARCHIVIATO ANDREA PIGNATARO DALL’ACCUSA DI EVASIONE FISCALE: IL FONDATORE DI “ION”, SECONDO UOMO PIÙ RICCO D’ITALIA, SECONDO IL GIUDICE, NEGLI ANNI 2016-2023, PER I QUALI GLI VENIVA CONTESTATA UN’EVASIONE DA 1,2 MILIARDI, NON AVEVA IN ITALIA IL PROPRIO CENTRO DI AFFARI E INTERESSI – A MAGGIO PIGNATARO HA PAGATO 280 MILIONI DI EURO DI TASSE A RATE IN 5 ANNI PER CHIUDERE IL CONTENZIOSO CON IL FISCO. MA IL GIUDICE È ANDATO OLTRE, ANDANDO NEL MERITO…
Estratto dell’articolo di Luigi Ferrarella per il "Corriere della Sera"
[…] Se tante volte negli ultimi anni lo schema era prima l’accordo transattivo con un maxiassegno all’Agenzia delle Entrate nel contenzioso fiscale, e poi l’archiviazione dell’imprenditore nella parallela inchiesta penale, stavolta il caso del 55enne finanziere bolognese Andrea Pignataro finisce diversamente.
Il secondo italiano più ricco dopo Giovanni Ferrero e prima dello scomparso Giorgio Armani — 5 miliardi di euro di patrimonio personale alla guida del gruppo Ion di società di software finanziari venduti a grandi gruppi e persino a governi e banche centrali — viene archiviato dal giudice delle indagini preliminari di Bologna, Alberto Ziroldi, non solo e non tanto per aver tacitato lo scorso 30 maggio con 280 milioni di euro di tasse a rate in 5 anni le pretese dell’Agenzia delle Entrate, originate da un accertamento nel 2023 della GdF che gli muoveva per il 2016-2023 una contestazione di evasione fiscale di 1,2 miliardi tra tasse-interessi-sanzioni;
LA STRUTTURA DI ION - ANDREA PIGNATARO
e nemmeno solo per la ragione che la Procura il 6 giugno scorso aveva messo a fondamento della propria richiesta di archiviazione, cioè «l’insussistenza dell’elemento psicologico del reato»; ma per un motivo più di sostanza, e cioè perché, ad avviso del gip, Pignataro a capo di un gruppo da 35 miliardi di partecipazioni, «pur mantenendo una non trascurabile mobilità internazionale», in quegli anni ha davvero avuto all’estero, e non in Italia, il proprio centro di affari e interessi.
L’accusa era che Pignataro, benché formalmente residente all’estero tra Londra e la Svizzera, avesse di fatto continuato a mantenere in Italia la sede principale dei propri affari ed interessi familiari […]: da qui l’imputazione […] di «omessa dichiarazione dei redditi».
Ora il gip premette che «effettivamente» in quegli anni «la normativa tributaria era caratterizzata da obiettiva complessità e ambiguità, tanto da aver formato poi oggetto di puntualizzazioni» legislative e circolari interpretative, «pertanto è verosimile ipotizzare che l’incertezza sui criteri per determinare la residenza del contribuente possa aver effettivamente inciso sulla consapevolezza di Pignataro», rendendone insussistente l’elemento soggettivo del dolo.
Poteva fermarsi qui il provvedimento di archiviazione. E invece entra più nel merito, e dà atto alla «copiosa e articolata documentazione» dei difensori […] di aver mostrato che «effettivamente gli interessi economici di Pignataro erano localizzati principalmente all’estero, mentre la presenza in Italia risultava circoscritta prevalentemente a ragioni ed esigenze di natura familiare»:
può cioè «assumersi che […] Pignataro si fosse prevalentemente occupato della gestione di Ion Group che si svolge quasi interamente all’estero, dal momento che il fatturato delle società italiane, tra le oltre 330 di cui si compone la multinazionale, ammonta ad appena il 4% del totale, rappresentando dunque all’evidenza una componente del tutto marginale nell’attività imprenditoriale di Pignataro».
Andrea Pignataro (nel cerchio)
Andrea Pignataro
STRUTTURA FINANZIARIA DI ION - GRAFICO BLOOMBERG