MILANO CHIUDE A -0,8% - UNICREDIT CRAC: -11 - EURO SVALUTATION, UNICO MODO PER SALVARSI (SOTTO LA SOGLIA DI 1,27 DOLLARI) – GERMANIA: -4,8% ORDINI INDUSTRIA NOVEMBRE, PESANO GLI ORDINI DALL'ESTERO SCESI DEL 7,8% - L'INDICE DI FIDUCIA NELL'ECONOMIA (ESI) PER L'EUROZONA E' SCESO DI 0,8. L'ITALIA DOPO LA POLONIA (-5) CON UN CALO DI 4,6 PUNTI - EURIBOR: CONTRATTO A 3 MESI SCENDE ALL'1,288%, MINIMO DA APRILE - L’UE DELUDE PASSERA - LA CINA CONTRO L'”OSSESSIONE VERDE” DELL'EUROPA - LUCCHINI: SALVATAGGIO AL VAGLIO TRIBUNALE, CESSIONE ENTRO 2014 - IL BANCO DI SARDEGNA E LA STRANA CORSA DELLE RISPARMIO - IL PETROLIO SCENDE SOTTO QUOTA 102 DOLLARI…

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BORSA: FALLISCE IL TENTATIVO DI RIMBALZO, MILANO CHIUDE A -0,8%

Radiocor - Le Borse europee hanno fallito il tentativo di rimbalzo messo a punto fino al primo pomeriggio e incoraggiato anche dai dati sull'occupazione americana. Gli indici del Vecchio Continente hanno chiuso la seduta di nuovo in calo, con Milano che ha accusato un ribasso dello 0,8%, trascinata in basso soprattutto dalle azioni delle banche. Unicredit e' scivolata di un ulteriore 11%.

1- EURO: ANCORA PIU' GIU' SOTTO 1,27 DOLLARI, PRIMA VOLTA DA SETTEMBRE 2010
Radiocor -
Euro ancora giu', penalizzato dai timori sulla crisi del debito dell'Eurozona. La moneta unica e' scivolata sotto la soglia di 1,27 dollari per la prima volta dal settembre 2010, toccando un minimo a 1,2699, per poi risalire a 1,2709. Euro in calo anche contro lo yen, sotto quota 98: e' indicato a 97,99.

2- CRISI: PASSERA, RISPOSTA UE MOLTO DELUDENTE, TROPPO LENTA
Radiocor -
'L'Europa deve dare una risposta alle aspettative e dobbiamo ammettere che la via seguita per gestire la crisi e' stata molto deludente'. E' ques ta l'opinione del ministro dello sviluppo Corrado Passera secondo cui i governi 'non si stanno muovendo con sufficiente rapidita''.

3- E17: -0,8 INDICE FIDUCIA ECONOMIA DICEMBRE A 92, ITALIA -4,6
Radiocor
- Nel mese di dicembre, l'indice di fiducia nell'economia (Esi) per l'eurozona e' sceso di 0,8 punti a 92 punti, mentre nella Ue il calo e' stato di 0,5 punti a 93,3. Lo rende noto la Commissione Ue. L'Italia registra nel mese di dicembre la seconda flessione piu' pesante dopo la Polonia (-5) con un calo di 4,6 punti.

4- EURIBOR: CONTRATTO A 3 MESI SCENDE ALL'1,288%, MINIMO DA APRILE
Radiocor
- Continua il trend al ribasso dei tassi interbancari nell'eurozona con il contratto a 3 mesi che e' sceso oggi sotto quota 1,30% attestandos i all'1,2880% (contro 1,3030% ieri), il livello piu' basso da aprile. In flessione anche il contratto a 1 mese, a quota 0,9300% da 0,9510%, e quello a sei mesi, sceso all'1,5600% dall'1,5730% del giorno precedente.

Dopo i due tagli consecutivi del costo del denaro effettuati dalla Bce che ha portato i tassi dall'1,50% all'1%, i tassi interbancari avevano reagito con adeguamenti solo parziali alle mosse dell'Eurotower, a riflettere il momento di grande tensione che si respira sui mercati. Dopo la prima asta a 36 mesi indetta dalla Bce che ha fatto pervenire al sistema bancario del vecchio continente ben 489 miliardi, la liquidita' in eccesso e' aumentata drasticamente ma e' stata tenuta in gran parte a bilancio dalle banche per affrontare il passaggio di fine anno che e' tradizionalmente difficile per la scarsa liquidita' e l'alto numero di rinnovo delle scadenze.

Ora invece la liquidita' che non viene parcheggiata in numeri record presso lo sportello Bce, ben 455,29 miliardi oggi, un nuovo record, sta trova ndo lo sbocco del mercato interbancario e dunque spingendo al ribasso l'Euribor. Secondo gli esperti il trend dovrebbe proseguire ancora fino a portare il contratto a 3 mesi in prossimita' del costo del denaro ufficiale, cioe' vicino all'1%.

5- GERMANIA: -4,8% ORDINI INDUSTRIA NOVEMBRE, PESANO GLI ORDINI DALL'ESTERO SCESI DEL 7,8%
Radiocor
- Gli ordini all'industria tedesca nel mese di novembre sono scesi del 4,8% su base mensile, un dato nettamente peggiore delle attese, a causa del forte calo degli ordini in arrivo dall'estero. Lo ha reso noto il ministero federale dell'Economia. Le attese erano per una flessione dell'1,7%, Il dato di ottobre e' stato rivisto al ribasso al 5% dal 5,2% precedente.

Gli ordini dall'estero sono crollati del 7,8%, quelli dalla Germania scesi solamente dell'1,1%. Il calo e' stato piu' evidente per i beni di investimento, che hanno perso il 6,5%, con un calo del 10,6% per gli ordini dall'estero. Nel periodo ottobre-novembre, rispetto ad agosto-settembre, i nuovi ordini all'industria tedesca sono aumentati dello 0,2%. 'Anche senza considerare gli ordini di grandi dimensioni, la dinamica della domanda e' attualmente bassa. In linea con le previsioni, questo significa per la produzione industriale uno sviluppo limitato durante i mesi invernali', ha concluso il ministero

6- LUCCHINI: SALVATAGGIO AL VAGLIO TRIBUNALE, CESSIONE ENTRO 2014
Radiocor
- L'obiettivo finale e' cedere la Lucchini entro il 2014, ma nei prossimi tre anni il gruppo siderurgico rilevato nel 2005 dal miliardario russo Alexei Mordashov e' in grado di continuare a operare. E' quanto emerge dalla richiesta di omologa della ristrutturazione dei debiti consultato da Radiocor e depositato al Tribunale di Milano dai legali della societa', lo studio Paul Hastings, Alberto Maffei e Freshfields. Lucchini ha chiuso prima di Natale l'accordo con le banche per ristrutturare 1,17 miliardi di debito e negli ultimi giorni dell'anno ha depositato la richiesta di 182 bis al Tribunale fallimentare di Milano.

Il giudice delegato Roberto Fontana riunira' il collegio a inizio febbraio per decidere sull'omologa dell'accordo. Intanto, l'attestatore del piano, Stefania Chiaruttini, nella sua relazione sottolinea come 'la societa' disponga gia' attualmente, per effetto della sola dismissione della partecipazione Ascometal sa, dei mezzi necessari a fra fronte alle obbligazioni di rimborso previste nell'accordo di ristrutturazione'.

Nel piano presentato in Tribunale sono previsti anche alcuni investimenti mirati come quello su Piombino. 'Il piano industriale - e' scritto nel ricorso per l'omologa - prevede alcuni interventi di manutenzione straordinaria da effettuarsi gia' a partire dal 2013 in relazione al laminatoio rotaie di Piombino al fine di permettere la produzione di rotaie di alta qualita''. Entro il 2014, poi, e' previsto 'il rifacimento dell'altoforno' e la costruzione di un impianto di sinterizzazione per la trasformazione di materiali ridotti in polveri in un composto indivisibile.

7- IL BANCO DI SARDEGNA E LA STRANA CORSA DELLE RISPARMIO
Mario Gerevini per il Corriere
- Sono uno dei «giocattolini» preferiti dai bulimici del trading casalingo. Da anni c'è gente che aspetta il delisting con Opa come Penelope aspettava Ulisse. Ulisse tornò a Itaca, l'Opa resta una speranza. Ma è il motore speculativo del titolo. Non ci si annoia con la azioni di risparmio del Banco di Sardegna (gruppo Popolare Emilia), le uniche quotate. Basta andare a vedere le sorprendenti performance in Borsa del titolo che rappresenta appena il 12% del capitale complessivo ma una capitalizzazione (43 milioni) sufficiente a dare liquidità. Ieri ha chiuso a 6,35 euro con un apprezzamento dello 0,63%.

E fin qui è quasi normale nonostante il crollo delle banche. Ma è nulla rispetto alle montagne russe su cui si è mosso il Banco di Sardegna: il 2 gennaio valeva 7,93 euro, ieri 6,35. Eppure su quest'ultimo prezzo, sebbene in ribasso del 18% rispetto alla prima seduta dell'anno, c'è chi ha brindato con lo champagne. Infatti tra inizio dicembre e i primi di gennaio mentre l'attenzione e l'angoscia di tutti erano sullo spread, sui provvedimenti del governo Monti, sulla recessione, sui risparmi bruciati, eccetera, queste sperdute azioni del listino volavano che era un piacere: + 100% in un mese.

Sembra una di quelle performance che con i suoi prodotti finanziari garantiva un «mitico» (e falso) promotore messo al bando dalle Consob di mezza Europa: lo spagnolo Carlos Vez de Bufala (nome vero). Ma quelle risparmio della banca sarda sono proprio così, inadatte ai cardiopatici. Perché se è vero che hanno fatto +100% in un mese alla faccia di tutti i colleghi bancari in listino, d'altra parte in sei mesi hanno ceduto il 26%. Schizofrenia. I motivi? Ci vorrebbe un analista, ma non di Borsa. Aspettando l'Opa.

8- IL PETROLIO SCENDE SOTTO QUOTA 102 DOLLARI
a.jac. per il Corriere
- Il petrolio chiude in calo a New York a 101,83 dollari al barile. Al Nymex il light crude perde l'1,3% dopo che il governo di Barack Obama ha comunicato che gli Stati Uniti hanno chiuso il 2011 con un rialzo inatteso del dato relativo alle scorte di greggio. Anche a Londra, il Brent, il petrolio del Mare del Nord, ha terminato la seduta con una flessione di 96 centesimi a 112,74 dollari al barile.

Nei giorni scorsi la nuova minaccia di Teheran (che dopo aver concluso i test sui missili a lunga gittata ha avvertito gli Usa di spostare le loro portaerei dal Golfo Persico) aveva di nuovo messo le ali all'oro nero. Secondo alcuni analisti si tratta solo di una leggera flessione del caro petrolio, leggere limature di valori sostenuti raggiunti dopo l'accordo di massima dell'Unione Europea che potrebbe portare per fine mese a un embargo alle importazioni di greggio dall'Iran. Questo nell'ambito di un contesto di crescenti tensioni geopolitiche sui programmi di armamenti di Teheran che allarmano l'Occidente, in particolare lo sviluppo di sistemi nucleari.

Secondo altri si potrebbe anche trattare di correzioni al ribasso dovute al rafforzamento del dollaro rispetto all'euro. Tutte le negoziazioni di materie prime utilizzano la valuta americana e ogni fluttuazione del dollaro tende a innescare aggiustamenti delle quotazioni di merci. Ma anche per gli analisti del greggio non è semplice mettere in fila dati contrastanti e fare previsioni. Ci sono i segnali del rallentamento dell'economia globale, a cominciare dai Paesi europei, e qualche dato più ottimista sull'occupazione e l'economia americana. Una cosa è certa la domanda di petrolio negli Stati Uniti è calata del 7% a dicembre 2011 rispetto all'anno precedente.

Un altro aspetto che avrà un impatto sui prezzi del greggio è il rallentamento e la chiusura di diverse raffinerie. E non solo negli Usa. Ieri secondo il Financial Times online Petroplus, la più grande raffineria europea indipendente, avrebbe chiuso tre dei suoi cinque stabilimenti. E come dice Francisco Blanch di BofA Merrill Lynch: «Quando chiudono le raffinerie primo si ha una domanda inferiore di greggio; secondo una fornitura ridotta di prodotti».

9- LA CINA CONTRO L'"OSSESSIONE VERDE" DELL'EUROPA
r.po. per il Corriere
- Non solo «naturalmente la Cina non collaborerà». Ma annuncia anche «ritorsioni» (allo studio) contro quella che definisce «la pessima pratica europea». Su debiti sovrani? Deficit pubblici? Richieste di aiuti? Per la crescita, magari? No (o non ancora). Per fortuna. «La pessima pratica in questione» è la nostra «ossessione verde». Siamo già, noi popoli del Vecchio Continente, asfissiati dalla crisi economica. Vorremmo evitare di soffocare ancor più pure fisicamente, causa smog, polveri sottili, gas vari. E qui la normativa Ue sul clima prevede tra l'altro che, dal primo gennaio, anche le compagnie aeree taglino le loro emissioni. Regole in discussione pure da noi, per carità: al di là del caso specifico sono tante, soprattutto nell'Europa industriale (dalla Germania all'Italia), le imprese che a Bruxelles contestano un eccesso di «ecologismo ideologico». Nei cieli, però, le contestazioni vanno oltre. Protestano le compagnie americane. Si mettono apertamente, nettamente di traverso quelle di Pechino. Non collaboreranno, punto. E pazienza se la Ue conferma: non ci saranno scorciatoie, per volare alle nostre latitudini o tagliano le emissioni, o pagano le sanzioni, oppure («Extrema ratio», ma al limite c'è anche quella, dicono da Bruxelles) potrebbero anche essere «bandite». Minaccia che fa comunque il solletico alla China Air Transportation, che rappresenta le quattro maggiori compagnie e fa sapere: nel caso, attenti alle ritorsioni, «già allo studio delle più alte autorità».

KODAK, ULTERIORE CROLLO A WALL STREET
(a.jac.) per il Corriere
- La corsa al ribasso di Kodak non si ferma. Ieri ci ha pensato il downgrade di Moody's a far crollare il titolo che ha chiuso a Wall Street in calo del 10,64% a 0,42 dollari. Secondo l'agenzia di rating «le probabilità di una bancarotta a breve termine sono aumentate», cosa che influenzerà negativamente il tentativo dell'icona della fotografia di vendere i propri brevetti. E di continuare l'attività durante il Chapter 11, che secondo le indiscrezioni del Wall Street Journal Kodak potrebbe chiedere tra la fine di gennaio e i primi di febbraio.

 

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