
EUROPA MASOCHISTA: SI ARRENDE ALL’ARROGANZA DI TRUMP – INVECE CHE NEGOZIARE E TRATTARE GLI USA ALLA PARI, COME FA LA CINA, L’UE STA PIEGANDO IL CAPINO E STA PER ACCETTARE TARIFFE RIDOTTE: SE NON IL 10% UNIVERSALE (A CUI SI OPPONGONO FRANCIA E SPAGNA), ALMENO QUALCHE TASSA PIÙ BASSA SU AUTO, FARMACI E SEMICONDUTTORI. IN CAMBIO DELLA “RIDUZIONE”, PERÒ, DOVREMO COMPRARE PIÙ GAS E PETROLIO AMERICANO, E SMANTELLARE LE BARRIERE TECNICHE E SANITARIE AI PRODOTTI STATUNITENSI (COMPRESI ALIMENTARI, OGM, GLIFOSATO E ALTRE SCHIFEZZE…)
TRUMP, OGGI PARTONO LE LETTERE SUI DAZI AI PAESI COLPITI
DONALD TRUMP CONTRO L EUROPA - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
(ANSA) - Donald Trump ha dichiarato che intende iniziare a inviare oggi le lettere per informare i partner commerciali dei dazi per trovare un accordo entro il 9 luglio, anche se sono giorni che dice di aver già mandato i messaggi.
"Intendo mandare una lettera spiegare quali dazi pagheranno", ha dichiarato ai giornalisti al seguito. "È molto più semplice. Invieremo alcune lettere a partire da domani", oggi in Italia.
L’EUROPA RESTA DIVISA SULLA SOGLIA ACCETTABILE I NO DI MADRID E PARIGI
Estratto dell’articolo di Mario Sensini per il “Corriere della Sera”
L’Ue punta a un accordo di principio per scongiurare i dazi al 50% minacciati da Donald Trump senza un’intesa entro il 9 luglio. Meglio un accordo di massima subito che una lunga incertezza, come sostiene il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ma se così fosse la strada per arrivare a una piena intesa con gli americani sarà comunque lunga e tortuosa.
Se non altro perché sul tavolo del negoziato c’è una pila di faldoni. Da quello sui dazi, con la reciprocità, eventuali esenzioni e le quote di importazione per specifici prodotti, al dossier delle barriere non tariffarie al commercio, per finire a quello politico dei rapporti con i Paesi terzi, in primis la Cina.
Una tariffa del 10% sulle importazioni dalla Ue, nei confronti della quale gli Usa hanno un deficit commerciale di 50 miliardi di euro, sarebbe accettabile per alcuni governi, come Roma e Berlino, ma non piace a molti altri, Parigi e Madrid in testa, mal disposti ad accettare un dazio unilaterale.
Male che vada, l’Unione cercherà comunque di strappare tariffe ridotte per alcuni settori, a cominciare da auto, farmaceutica, semiconduttori. Come è riuscito a fare il Regno Unito, che ha ottenuto un dazio ridotto dal 27,5 al 10% su 100 mila vetture l’anno esportate negli Usa, e tariffe zero per aerei e componenti.
Gli Usa, però, pretendono che siano ridotte le tariffe doganali europee straordinarie su alcuni prodotti, come pesce e derivati (con dazi al 26%), camion (22%), anche le biciclette (14%). E, all’inverso, puntano a ottenere regimi commerciali di favore per le loro esportazioni di prodotti energetici, come petrolio e gas.
Soprattutto, gli americani punteranno a smantellare quanto più possibile le barriere non tariffarie al commercio, ovvero lo stuolo di regolamenti tecnici, requisiti, regimi, licenze di importazione e standard adottati dall’Ue per difendere la sua produzione.
L’elenco delle misure ritenute discriminatorie dagli Usa […] è lungo 34 pagine. Si va dall’importazione delle banane, che nonostante una disputa giudiziaria con l’Italia ancora tiene banco, alla chimica, passando per i Pfas (composti chimici molto utilizzati, resistenti ma anche persistenti nell’ambiente), gli Ogm, i diserbanti come il glifosato (che l’Ue ammette, ma molti suoi Stati no), le etichette del vino, la carne (vietati gli ormoni e l’importazione di animali vivi).
Sul tavolo ci sono anche le barriere ai servizi, a cominciare dalle tasse su quelli digitali. E non mancherà la dimensione «esterna» di un possibile accordo di principio tra Usa e Ue. L’obiettivo numero uno di Trump è contenere la Cina, e anche con una possibile intesa con gli europei, proverà a creare ostacoli a Pechino.
donald trump e ursula von der leyen dopo il bilaterale al g7 in canada
USA E UE, CORSA ALL’INTESA SUI DAZI «SERVE UN ACCORDO DI PRINCIPIO»
Estratto dell’articolo di Valentina Iorio per il “Corriere della Sera”
A Washington si lavora a un’intesa tra l’Unione europea e gli Stati Uniti. Al 9 luglio, scadenza della tregua nella guerra commerciale intrapresa da Trump contro le esportazioni europee, mancano pochi giorni.
«Ci sono molti elementi in gioco», ha sottolineato ieri il segretario al Tesoro americano Scott Bessent dopo aver incontrato il commissario europeo al Commercio Maroš Šefcovic. I negoziatori lavoreranno nel fine settimana «per vedere cosa possiamo fare con l’Unione europea», ha dichiarato Bessent ai microfoni della Cnbc. «Non voglio anticipare il presidente», ha precisato, volendo sottolineare che l’ultima parola spetta a Trump.
Gli Stati Uniti «prevedono che circa 100 nazioni otterranno dazi al 10%», ha aggiunto il numero uno del Tesoro Usa. «Mi aspetto una valanga di accordi prima del 9 luglio».
L’Unione europea punta a un «accordo di principio» sulla falsariga di quello chiuso tra Stati Uniti e Regno Unito. Una base su cui andare a costruire i dettagli in un secondo momento.
[…] È probabile che l’Unione europea accetti dazi americani del 10% e si impegni ad acquistare più prodotti statunitensi per aiutare gli Usa a ridurre il proprio deficit commerciale. Al contempo, però, si aspetta come contropartita l’impegno dell’amministrazione Trump a prevedere delle esenzioni e tagli delle tariffe su settori strategici come la farmaceutica, l’acciaio e l’alluminio, oggi soggetti a dazi del 50%, le auto e la componentistica, al momento al 25%.
DONALD TRUMP MOSTRA LA TABELLA CON I NUOVI DAZI
Le cancellerie europee auspicano che si arrivi a un’intesa al più presto. Per il cancelliere tedesco Friedrich Merz «è meglio raggiungere una soluzione rapida e semplice che una lunga e complicata che rimane in fase negoziale per mesi». Anche il presidente francese Emmanuel Macron chiede una soluzione rapida, ma ribadisce che l’accordo «deve essere giusto e fermo» e «con le tariffe più basse possibili».
Per quel che riguarda l’Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha sottolineato: «Stiamo lavorando intensamente con il commissario Šefcovic che è responsabile della trattativa».
E «anche se sarà un braccio di ferro, voglio essere ottimista, perché credo che si debba poi arrivare a un grande mercato a tariffe zero che comprenda Europa, Canada, Stati Uniti e Messico», ha aggiunto, intervenendo ieri all’assemblea di Farmindustria.
Il settore farmaceutico punta a un’esclusione dalle tariffe Usa.
[…]
I WANT TO BREAK FEE - MEME BY EMILIANO CARLI
A rendere ancora più pesante per le imprese l’effetto delle tariffe è la perdita di valore del dollaro. Una forma di «dazio implicito» che i Paesi e le merci di fatto già pagano, ha evidenziato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, parlando all’assemblea annuale dell’Unione italiana vini.
L’approccio dell’amministrazione Trump ha tre aspetti.
«Uno sono i dazi, l’altro è la tassazione internazionale su cui abbiamo raggiunto un faticoso compromesso, qualcuno lo ha giudicato disonorevole, altri come me onorevole.
I DAZI DI DONALD TRUMP E GLI EFFETTI SULLE IMPRESE ITALIANE
Il terzo fa riferimento alla dimensione finanziaria e alla forza relativa del dollaro che è una forma di dazio implicito. Dobbiamo avere coscienza di tutti e tre gli aspetti», ha spiegato Giorgetti.
[…] Il timore di un’escalation nella guerra commerciale, ha spinto alcuni grandi gruppi europei ad aumentare il pressing sulle istituzioni per arrivare a un’intesa il prima possibile. Secondo Bloomberg, i dirigenti di aziende come Lvmh e Mercedes-Benz avrebbero avuto dei colloqui informali con alcuni funzionari statunitensi e avrebbero fatto pressione sui governi europei e su Bruxelles per raggiungere un accordo con la Casa Bianca.
Tra le richieste avanzate, ci sarebbe anche quella di rimuovere alcuni prodotti americani, come il bourbon, dall’elenco dei beni a cui si andrebbero ad applicare le eventuali contromisure Ue.