FACE-BLUFF - NUOVO CALO DEL TITOLO: -3,5% A 27 DOLLARI. PER BLOOMBERG SCENDERÀ ALMENO FINO A 23, ED È IL PEGGIOR DEBUTTO IN BORSA DEGLI ULTIMI 10 ANNI - ZUCKERBERG IN SOLI 10 GIORNI ESCE DALLA CLASSIFICA DEI 40 PIÙ RICCHI AL MONDO: IL SUO PATRIMONIO (IN AZIONI E CASH) VALE 1,5 MLD $ IN MENO - MORGAN STANLEY DIFENDE L’OPERATO DELLA BANCA - CONTINUANO I RUMOR DI ACQUISIZIONI COL TESORETTO DI 4 MLD: DOPO OPERA E RIM, ORA SI PARLA DI VEVO, LEADER NEI VIDEO MUSICALI ONLINE…

1 - NUOVA GIORNATA NEGATIVA PER FACEBOOK
A due ore dall'inizio delle contrattazioni sul Nasdaq, il titolo Facebook perde IL 3,5%, arrivando a 27,2 $.

2 - ZUCKERBERG ESCE DAL GOTHA DEI 40 PIÙ RICCHI AL MONDO
P.A. per http://www.corrierecomunicazioni.it/

Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, non è più tra i 40 uomini più ricchi del mondo. Lo rende noto Bloomberg, secondo cui i recenti flop in Borsa di Fecebook hanno ridotto la fortuna personale del 28enne imprenditore a 14,7 miliardi di dollari, circa 1,5 miliardi di dollari in meno rispetto ai 16,2 miliardi di dollari del 25 maggio scorso (-9,6%).

Ieri il titolo di Facebook ha perso un altro 2,3% chiudendo a 28,19 dollari, il 26% in meno rispetto ai 38 dollari del prezzo iniziale dell'Ipo. Secondo Bloomberg si tratta del peggiore debutto in borsa di grosse dimensioni degli ultimi dieci anni.

Intanto, ieri Vkontakte, il maggior social network russo, ha rinviato a data da destinarsi lo sbarco in borsa. "La quotazione di Facebook ha distrutto la fiducia di molti investitori privati nei social network", ha detto tramite Twitter Pavel Durov, il fondatore e presidente di Vkontakte. Sui mercati secondari l'entusasmo degli investitori verso i titoli tecnologici si è spento. Il fiasco di Facebook sul Nasdaq ha danneggiato il mercato e rischia di compromettere la prossima stagione delle Ipo e non soltanto di quelle tecnologiche.

Intanto, secondo un'indagine condotta da Bloomberg, il titolo di Facebook dovrebbe cedere ancora il 20% per allineare la sua valutazione al livello dei principali concorrenti nel settore hitech come Amazon, Google, Yahoo! e eBay. La quotazione corretta, per essere in linea con il resto del Nasdaq dovrebbe scendere fino al livello di 23,07 dollari.


3 - FACEBOOK: A.D. MORGAN STANLEY DIFENDE BANCA, SEGUITE NORME

(ANSA) - L'amministratore delegato di Morgan Stanley, James Gorman, difende il ruolo della banca nell'ipo di Facebook. Le "regole" sono state seguite al "100%" e il calo iniziale dei titoli del social network è "deludente", afferma - secondo quanto riporta il Wall Street Journal - Gorman nell'incontro settimanale con i vertici, trasmesso poi in web cast ai dipendenti. Gorman definisce non vere le "speculazioni" sull'attività della banca, finito nel mirino per il ruolo di primo piano nel collocamento. I problemi incontrati dal Nasdaq hanno causato una "confusione senza precedenti e caos" all'avvio degli scambi, aggiunge Gorman.


4 - NEW YORK POST: GOOGLE E FACEBOOK INTERESSATE A INVESTIRE SU VEVO
Da "Rockol.it" - Il "traffico" e gli introiti pubblicitari di Vevo farebbero gola tanto a Google che a Facebook: tanto che, secondo il New York Post, sia Larry Page che Mark Zuckerberg, in competizione per strappare alla piattaforma di video musicali un accordo relativo alla raccolta e alla spartizione della pubblicità, starebbero considerando la possibilità di investire nella società.

Le fonti del quotidiano newyorkese sostengono che il motore di ricerca e il social network abbiano già intavolato trattative riguardanti la possibile acquisizione di una frazione del capitale azionario: opzione che tuttavia comporterebbe la cessione di una parte delle quote da parte di qualcuno degli attuali azionisti, Universal Music (detentrice del 51 per cento), Sony Music (29 per cento) e Abu Dhabi Media Company (il restante 20 per cento).

"Un investitore esterno", scrive il Post, "potrebbe contribuire a finanziare l'espansione di Vevo su molteplici piattaforme così come l'acquisizione di diritti musicali al di fuori della sua terra di origine" (gli Stati Uniti). La valutazione attuale della società oscilla intorno al miliardo di dollari, a fronte di ricavi di 150 milioni di dollari all'anno; i 48 milioni di utenti unici registrati nel mese di aprile (dati ComScore) pongono Vevo al terzo posto (dietro a Google e Yahoo!, e davanti a Facebook) tra le destinazioni online più visitate.

Oltre a essere diffusi attraverso il suo sito Internet e le applicazioni "mobile", i contenuti della piattaforma - videoclip ufficiali, concerti e altri programmi originali creati dalle case discografiche - vengono distribuiti attraverso partner come MTV.com e YouTube: quest'ultima, controllata da Google, ha con Vevo un accordo in scadenza a fine anno che le garantirebbe all'incirca un terzo dei suoi introiti pubblicitari; un eventuale rinnovo avverrebbe sulla base di una percentuale inferiore.

Oltre alla opzione di ingresso di nuovi investitori, i proprietari di Vevo, fiancheggiati dalla banca d'affari Allen & Co, starebbero esplorando altre possibilità, tra cui una vendita tout court o l'ingresso in Borsa (improbabile, in questo momento, anche in considerazione del fiasco di Facebook).


5 - FACEBOOK È SUPERVOLATILE IN BORSA, ZUCKERBERG È UN ANGELO IN CADUTA - IL MITO DI UN BUSINESS SENZA RICAVI

Da "il Foglio"

Facebook alle prese con il mercato ha perso il suo tocco magico, è diventato un prodotto che non si sa come maneggiare, i derivati sul titolo in Borsa passano di mano in mano a velocità sorprendenti, quattro volte quel che capita con un prodotto glorioso come Apple, perché tutti vogliono esserci, con e su Facebook, ma allo stesso tempo scappare. Secondo Bloomberg Businessweek, mai una Ipo è stata tanto catastrofica: il titolo ha perso il 25 per cento del valore in una decina di giorni, scendendo sotto la soglia dei 30 dollari.

Molti a Wall Street sono ancora convinti che si debba aspettare e che il valore vero di Facebook sia tra i 40 e i 48 dollari, più alto di quello della quotazione in Borsa (38), ma il sentimento popolare è che l'oro non luccica più. Secondo il Wall Street Journal anche Instagram, la società a zero utili comprata da Facebook poco prima della discesa in Borsa per un un miliardo di dollari oggi vale già meno: 977 milioni.

Il segnale più evidente della diffidenza che all'improvviso ha investito Facebook è il trattamento riservato dai media a Mark Zuckerberg. Il suo viaggio in Italia è diventato un chiacchiericcio permanente sul ristorante così poco cool che ha scelto, sulla mancia non data (nessuno s'aspettava da lui che si comportasse da americano in vacanza, evidentemente), sul contratto stilato con la neomoglie Priscilla (non il solito contratto sui soldi, ma quello sul tempo trascorso insieme, quante volte ci si vede, cento minuti da soli a settimana, il martedì cena - cose così) e via dicendo.

Il re dei social network è diventato tutt'a un tratto un ragazzino con la felpa troppo ambizioso. Ma lui il mondo l'ha già spaccato: guida un popolo di quasi un miliardo di persone, ha imposto un nuovo modo di relazionarsi, ha guadagnato un sacco di soldi, ha imparato a fare il manager delegando tutto ciò di cui non si sente esperto e occupandosi di quel che sa. Ha fondato la "Facebook economy", e se pure adesso questa si sta sgonfiando, non sarà lui il primo a pagare.

Pagano gli investitori che sono corsi a prendere azioni e adesso hanno già perso un sacco di soldi (sul mercato delle option, vincono quelle che scommettono al ribasso del prezzo); pagano - si spera - i banchieri scellerati che hanno sopravvalutato le stime, speculato ancora prima di cominciare su un business che è tutta speculazione; pagano tutte le coppie scoppiate per via di Facebook: pare che ormai un terzo delle relazioni finisca per via dei social network, e delle foto dei loro figli chissà che ne sarà.

Zuckerberg sembra invece ancora convinto che il suo mercato abbia senso di esistere. Da giorni sono diventate insistenti le voci di un probabile acquisto da parte di Facebook (che ha 4 miliardi da spendere, uno l'ha già dato a Instagram) di Opera, un'altra di quelle aziende tech molto glamour che costituiscono la galassia della "Facebook economy".

A differenza delle colleghe, la norvegese Opera genera ricavi con i suoi browser che si scaricano sui cellulari (ha 220 milioni di utenti, con un target di 500 entro il 2013), e pure Google è interessata all'affare. Il fondatore di Opera pare riluttante, ma le stime già danno l'azienda a un valore che va dal miliardo al miliardo e 300 milioni di dollari ed è quel mercato mobile che attira Zuckerberg, il pifferaio magico di questa splendida economia così avanzata e così poco redditizia.

 

ZUCKERBERG E LA MOGLIE PRISCILLA A CAPRI ZUCKERBERG E PRISCILLA A CAPRI ZUCKERBERG E LA MOGLIE PRISCILLA A CAPRI ZUCKERBERG E LA MOGLIE PRISCILLA A CAPRI ZUCKERBERG E LA MOGLIE PRISCILLA CHANG NELLA CAPPELLA SISTINA ZUCKERBERG E LA MOGLIE A CAPRI MA IL BANCOMAT NON FUNZIONA JAMES P GORMAN morgan stanleyfacebook VEVOOPERA BROWSER

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