luciano benetton

BENETTON METTE LA FACCIA PER I MAGLIONCINI MA NON PER I MORTI - IL ''FATTO'': ''L'INTERVISTA A 'REPUBBLICA' È COMPRESA NEL PREZZO DELLA CAMPAGNA PUBBLICITARIA?'' - BELPIETRO: ''PER VENDERE I MAGLIONI E NON FAR PENSARE AL PONTE MORANDI BISOGNA ESSERE APERTI. ALL'IMMIGRAZIONE, AL CAMBIAMENTO DI SESSO, ALLE FAMIGLIE MULTICOLORI. A QUELLO CHE IL CAPOSTIPITE CHIAMA IL METICCIATO CULTURALE''

 

1 - BENETTON, L'INTERVISTA È COMPRESA NEL PREZZO

Stefano Feltri per il “Fatto quotidiano

 

luciano benetton

La nuova Repubblica diretta da Carlo Verdelli ha promesso di "alzare la voce". Ma non con tutti. Il primo giorno: reportage da Genova sul ponte Morandi di Concita De Gregorio.

I Benetton mai citati. Colpa delle paginate pubblicitarie con Luciano in persona come testimonial? L' evento è stato celebrato ieri da una delle firme del giornale, Francesco Merlo: intervistona a Luciano Benetton con domande tipo "è vero che il crollo del ponte Morandi con i suoi 43 morti ha ferito lei e ucciso suo fratello?".

 

Le vittime del disastro saranno affrante di aver causato tanto turbamento.

Non manca una dettagliata analisi delle nuove pubblicità, con il solito Oliviero Toscani, il solito elogio del "meticciato" (parola che neppure Salvini oserebbe pronunciare), il mito del maglione colorato per nascondere il business delle autostrade. Resta solo un dubbio: l' intervista era compresa nel prezzo della campagna pubblicitaria o è stata una scelta, diciamo così, giornalistica?

 

 

2 - BENETTON METTE LA FACCIA PER I MAGLIONCINI E PER IL GENDER NON PER I MORTI

Maurizio Belpietro per “la Verità

 

LUCIANO BENETTON

Luciano Benetton ha deciso di metterci la faccia. Non sulla tragedia di Genova, per rispondere di quelle 43 vite spezzate, alla vigilia delle vacanze estive dello scorso anno, dal crollo del ponte Morandi. No, come ci comunica Repubblica, giornale bene informato e altrettanto ben foraggiato dalla pubblicità del gruppo di Ponzano Veneto, il patron della famiglia trevigiana ha deciso di mettere la propria faccia sul rilancio dell' industria di abbigliamento da cui è cominciato il suo successo.

 

La Benetton è da tempo in difficoltà, scavalcata nel mercato della moda low cost da gruppi come Zara, H&M e Subdued.

Nell' ultimo bilancio ha perso 180 milioni, una voragine ripianata però dai successi di Autostrade, società controllata dai Benetton e concessionaria dello Stato per la maggior parte delle strade a pagamento del nostro Paese. Nonostante la montagna di utili garantita dai pedaggi, dallo scorso anno il capostipite è tornato in pista con l' obiettivo di rimettere in carreggiata anche il business dei maglioni e delle t-shirt.

 

luciano giuliana gilberto benetton

Al suo fianco Oliviero Toscani, un fotografo che più che per la qualità delle proprie immagini è conosciuto per le provocazioni delle sue campagne pubblicitarie. Nel passato, al fianco di Benetton, l' art director dei clic è passato da uno scandalo all' altro: una volta trasformando in manifesto l' istantanea di un malato terminale di Aids, un' altra riprendendo l' agonia dei condannati a morte negli Stati Uniti.

 

Nel mezzo ci furono poi anche un prete e una suora che si baciavano, oltre al primo piano del didietro di una signorina che, guarda caso, indossava un paio di jeans battezzati per l' occasione con il nome di Jesus.

Grazie a questi pugni nello stomaco, Benetton e Toscani hanno venduto montagne di maglioni ed entrambi si sono arricchiti.

 

Poi, dopo un certo numero di anni, il gioco ha stancato i clienti e il mercato ha preferito orientarsi altrove, lasciando sul bancone dei negozi Benetton i capi multicolor. La coppia di brillanti giocolieri, invece di ringraziare il cielo per il successo conseguito nel passato, pare non aver gradito il mutamento di opinione degli acquirenti, dunque eccola di nuovo insieme per riconquistare la scena.

 

Ovviamente a colpi di provocazioni, come nel passato. Toscani e Benetton ci mettono la faccia. Ma non sulla tragedia di Genova, cioè su un ponte di cui l' azienda della famiglia di Ponzano Veneto avrebbe dovuto garantire la sicurezza. No, i due mettono la propria immagine e il proprio nome sui maglioni.

Anzi, sulla pubblicità dei maglioni.

 

oliviero toscani luciano benetton

A 84 anni suonati Luciano si fa ritrarre con indosso un capo tinto di rosso (verde e giallo meglio di no: si potrebbe fraintendere e pensare a un sostegno subliminale al governo sovranista), una foto a tutta pagina, con a fianco un ragazzo-ragazza senegalese, con indosso lo stesso capo. Il messaggio è chiaro, com' era chiara la pubblicità uscita sui giornali a pochi giorni dalla strage di Genova. Ragazzi giovani, tutti stranieri, asiatici o africani, vestiti come se fossero appena arrivati con un barcone.

 

La provocazione era tutta lì, nello schierarsi dalla parte dei migranti, nella speranza e nel desiderio che qualcuno ne parlasse, in modo che le maglie colorate non rimanessero invendute sul bancone. Volti di profughi, non volti di vittime della scarsa manutenzione di un ponte che da anni era osservato speciale.

Giovani in cerca di una vita migliore in Europa, non giovani e meno giovani che la vita l' hanno perduta sotto le macerie di un viadotto crollato.

 

L'ARTICOLO DEL NEW YORK TIMES SUI BENETTON

Ora, passato qualche mese, Luciano Benetton ci mette la faccia, accanto a quella androgina di un africano che in realtà è un' africana. «È mia sorella», ha spiegato. Lei, mentre le vittime del ponte non sono fratelli. Il messaggio è doppio. Benetton non solo sta con gli immigrati, sta anche dalla parte di quella generazione fluida che nessuno sa bene che sesso abbia.

 

Sì, la modernità è di casa a Ponzano. Per vendere i maglioni bisogna essere aperti. All' immigrazione, al cambiamento di sesso, alle famiglie multicolori. A quello che il capostipite chiama il meticciato culturale. Nonostante l' età, Luciano Benetton è moderno, soprattutto quando c' è da incassare. Lui non è sovranista, o meglio lo è, ma solo quando si parla di soldi: per il resto non ha pregiudizi.

 

PONTE MORANDI GENOVA

Non siamo avidi, assicura l' uomo che, oltre a tosare le pecore, tosa gli automobilisti e pure i passeggeri di Fiumicino. Infatti piange miseria, lamentandosi perché Autostrade applica pedaggi più bassi rispetto a quelli praticati in altri Paesi. Ha ragione Benetton.

Lui ci mette la faccia. Si tratta di stabilire se la faccia è di bronzo oppure d'altro.

 

ponte morandi

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - LE MANOVRE DA "DOTTOR STRANAMORE" DI ELLY SCHLEIN: SFANGARLA AI REFERENDUM, VINCERE IN AUTUNNO IN TUTTE E 6 LE REGIONI CHE ANDRANNO AL VOTO, QUINDI ANDARE AL CONGRESSO ANTICIPATO DEL PD A GENNAIO 2026 PER POI FARSI INCORONARE LEADER DEL CENTROSINISTRA ALLE POLITICHE DEL 2027 (CONTE PERMETTENDO) – A FAVORE DI ELLY GIOCA IL FATTO CHE LA MINORANZA DEM E' FRANTUMATA CON BONACCINI E LO RUSSO TRATTATI DA TRADITORI DELLA CAUSA DEI RIFORMISTI E PICIERNO E GORI GIUDICATI TROPPO EX RENZIANI – NEL CENTRODESTRA GIRA GIÀ LA BATTUTA: “LUNGA VITA AD ELLY SCHLEIN”, CHE RESTA PER "LA STATISTA DELLA GARBATELLA" LA SUA MIGLIORE POLIZZA PER FARSI ALTRI 5 ANNI A PALAZZO CHIGI...

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…