leonardo del vecchio

UN ALTRO PEZZO DI INDUSTRIA ITALIANA SE NE VA IN FRANCIA: ALTRO CHE FUSIONE, È IL GIGANTE ESSILOR AD ACQUISIRE IL GIGANTE LUXOTTICA, CHE LASCERÀ LE BORSE DI MILANO E NEW YORK PER QUOTARSI A PARIGI - DEL VECCHIO RESTA AL VERTICE, MA SOLO FINCHÉ NON SI STUFERÀ - ANCHE STAVOLTA (VEDI CAPROTTI, BERLUSCONI, BENETTON), UN INDUSTRIALE CHE PREFERISCE VENDERE PIUTTOSTO CHE LASCIARE AI SUOI EREDI. ADDIO CAPITALISMO FAMILIARE

1.LUXOTTICA: QUOTAZIONE A PARIGI, MANAGER TRANSALPINI E PROPRIETÀ ITALIANA (PER ORA)

Estratto dall'articolo di Carlotta Scozzari per ''Business Insider''

https://it.businessinsider.com/

 

leonardo del vecchioleonardo del vecchio

(...)  La finanziaria di famiglia di Del Vecchio, la lussemburghese Delfin, conferisce la propria intera partecipazione in Luxottica, pari a circa il 62%, ricevendo in cambio azioni Essilor di nuova emissione sulla base di un rapporto di scambio pari a 0,461 titoli francesi per ogni azione italiana.

 

(...)

 

Ed Essilor si trasformerà in una unica finanziaria (holding) dal nome Essilor Luxottica, di cui la Delfin avrà in mano una quota tra il 31% e il 38%, con i diritti di voto però bloccati al 31%, meno di un terzo del capitale.

 

(...)

 

Quanto ai poteri gestionali, per il momento resteranno equamente distribuiti tra Luxottica ed Essilor. Se, infatti, da una parte, l’ottantunenne Leonardo Del Vecchio diventerà presidente esecutivo e amministratore delegato della nuova Essilor Luxottica, dall’altra, l’attuale numero uno del gruppo francese, Hubert Sagnières, 61 anni, sarà suo vice per entrambe le posizioni ma con medesimi poteri.

 

E’ altamente probabile, nota l’analista di Exane Bnp Paribas Luca Solca, che quando Del Vecchio deciderà di andare in pensione le redini del nuovo gruppo passeranno a Sagnières, senza contare che in Essilor lavorano diversi manager che possono essere utilizzati all’occorrenza.

 

 

2.STAMPA FRANCESE ESULTA: UN ALTRO PEZZO MADE IN ITALY VA OLTRALPE

Leonardo Del VecchioLeonardo Del Vecchio

Eleonora Micheli per www.ilsole24ore.com

 

Luxottica ed Essilor si fonderanno insieme, Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, sarà il primo azionista del nuovo gruppo, ma di fatto un’altra azienda italiana finisce sotto il capello della Francia. Tanto è vero che la stampa francese, con toni trionfalistici, ribadisce che uno dei gruppi più importanti dell’industria italiana diventa francese.

 

Le Monde sottolinea che è Essilor a comprare Luxottica, dal momento che il gruppo lancerà un’offerta pubblica di scambio sulla società italiana di occhialeria e non il contrario. Insomma, scrive Le Monde, «nascerà una società di diritto francese, quotata a Parigi e con sede a Chareton, nella Val de Marne».

 

Anche Les Echos parla di acquisto e punta l’indice sulla figura di Del Vecchio «simbolo del capitalismo italiano e dei suoi problemi», come la difficoltà a trovare un delfino che porti avanti l’azienda creata nel 1961, le dispute familiari, la moglie, Nicoletta Zampillo, che punterebbe a un ruolo chiave nel gruppo, e inoltre anche un contenzioso con il fisco, che si è di recente concluso con una transazione da 146 milioni di euro per dividendi percepiti nel 2006 in Lussemburgo. In più l’imprenditre aveva già pagato una multa per evasione fiscale nel 2009 da 300 milioni.

 

LEONARDO DEL VECCHIO CON LA MOGLIE NICOLETTALEONARDO DEL VECCHIO CON LA MOGLIE NICOLETTA

Fusione Luxottica-Essilor da 50 miliardi, nasce colosso degli occhiali. Volano i titoli

Le Monde rivela che le trattative per l’operazione erano in corso da sei mesi. Operazione che in codice era stata battezzata “Cirrus”. L’accordo, poi, è stato raggiunto nel corso del fine settimana e firmato domenica pomeriggio. Il nuovo gruppo, Essilor-Luxottica, avrà una capitalizzazione pari a circa 50 miliardi di euro e porrà la neo-società in settima posizione alla Borsa di Parigi.

 

Sempre secondo le ricostruzioni del giornale francese, i dirigenti di Essilor e Luxottica avevano già tentato di intavolare discussioni per un’aggregazione due anni fa, ma senza successo, visto che all’epoca Leonardo Del Vecchio, che aveva fondato la società nel 1961, non era pronto a lasciare il proprio gruppo e i propri prestigiosi marchi, come Ray-Ban e Oakley, oltre che la propria rete distributiva fatta di 7.800 punti vendita. Poi, le difficoltà riscontrate nella ricerca di un successore e le vicende vissute da altri gruppi come Esselunga e Ferrero sulla successione hanno probabilmente convinto l'imprenditore a fare il passo.

 

Luxottica, carteggio con Sec sulla governance del gruppo

Leonardo del vecchioLeonardo del vecchio

Les Echos, in più, punta l’indice sul rallentamento dei conti registrato sia da Essilor sia da Luxottica, con quest’ultima che nei mesi scorsi aveva rivisto al ribasso le stime di crescita per fine anno, mettendo in conto una crescita del fatturato solamente del 2-3% circa a cambi costanti, dopo che nei primi sei mesi il giro d’affari era salito soltanto dell'1,6% a 4,8 miliardi.

 

Stesso discorso per Essilor, che ha rivisto per due volte le previsioni di crescita per quest’anno (al 3,5% dal 4,5% di luglio e dal 5% di inizio anno), mandando in fumo in pochi mesi 4 miliardi di capitalizzazione. Le Monde sottolinea ancora che Del Vecchio sarà presidente e ad di Essilor-Luxottica, ma il cda dell’azienda sarà nominato equamente da Essilor e dalla Delfin di Del Vecchio, imprenditore che, sottolinea ancora le Monde, «è francofono e passa una parte dell’anno a Beaulieu, nelle Alpi Marittime. In più detiene già asset Oltralpe come la Foncière des régions».

 

 

3.ESSILOR, IL LEADER DELLE LENTI CON I DIPENDENTI PRIMI AZIONISTI

Marco Moussanet per www.ilsole24ore.com

 

ESSILORESSILOR

Un miliardo di persone nel mondo utilizza occhiali con lenti Essilor. Questa cifra pazzesca dà il senso delle dimensioni, del peso, della diffusione del leader mondiale delle lenti correttive (con circa il 40% del mercato, davanti ai tedeschi di Carl Zeiss e ai giapponesi di Hoya) che recentemente si è diversificato, con successo, nelle lenti solari e nelle vendite su internet.

 

Nato nel 1972 dalla fusione di una cooperativa operaia (la Confraternita dei produttori di occhiali, creata nel 1849 nel Marais parigino, poi diventata Essel e alla quale si deve, nel 1959, l'invenzione delle lenti progressive) e di una società familiare (quella dei fratelli Lissac costituita nel 1931 e che sempre nel 1959 commercializza le prime lenti in materiale plastico), il gruppo è cresciuto grazie alla ricerca e a una politica di continue acquisizioni di piccoli (e meno piccoli) concorrenti negli oltre 100 Paesi in cui è ormai presente (con quasi 61mila addetti e 32 impianti produttivi).

 

Dall'ingresso in Borsa, nel 1975, Essilor ha registrato un aumento medio annuo dell'11% del fatturato e del 13% dell'utile netto. Con un rendimento totale netto per gli azionisti (dividendi compresi) del 18,6 per cento. Sempre all'anno.

 

HUBERT SAGNIERESHUBERT SAGNIERES

Ha chiuso il 2015 con ricavi per 6,7 miliardi (+4,6% in crescita organica) e utili per 757 milioni (+17%). La capitalizzazione è risalita a 25,5 miliardi grazie al balzo dei titoli (+15% a metà mattinata) successivo all'annuncio dell'operazione con Luxottica.

 

Fusione Luxottica-Essilor da 50 miliardi, nasce colosso degli occhiali. Volano i titoli

Nelle ultime settimane, la società aveva registrato una flessione in Borsa a seguito del ripetuto “warning” sull'aumento del suo fatturato nel 2016: dal 5% d'inizio anno è stato prima ritoccato al 4,5% e poi al 3,5 per cento. A provocare il rallentamento sono le difficoltà sul mercato americano, mentre Essilor sta investendo massicciamente sui Paesi emergenti, in particolare la Cina. Dove su 800 milioni di persone che avrebbero bisogno di una correzione della vista, solo 350 milioni posseggono effettivamente degli occhiali. Ma anche l'India. Mercati con delle potenzialità di crescita enormi per un gruppo i cui prezzi dei prodotti in catalogo vanno da 1 a 800 dollari. I conti 2016 verranno presentato il 17 febbraio.

 

HUBERT  SAGNIERESHUBERT SAGNIERES

Il capitale del gruppo – che dalla fine dell'anno scorso ha optato per il ritorno a una governance duale, con un presidente e un amministratore delegato operativo – è detenuto per l'8,2% (e il 14,3% in diritti di voto) dai dipendenti, un quarto dei quali sono azionisti e che per la metà sono riuniti nell'associazione Valoptec. Che una volta all'anno vota la fiducia sulla strategia (e sulla politica occupazionale) e i cui rappresentanti incontrano una volta al mese il top management della società. Non c'è alcun altro azionista rilevante.

 

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