BEGHE GENERALI - LE GENERALI DI GRECO PORTANO IN TRIBUNALE IN LUSSEMBURGO LA FAMIGLIA ARGENTINA WERTHEIN, DEBITRICE DEL LEONE, CHE L'AVEVA FINANZIATA ALL'EPOCA DELLA GESTIONE PERISSINOTTO-AGRUSTI

Claudio Gatti per "Il Sole 24 Ore"

L'intenzione di Generali è quella di uscire da Telecom Italia e dalle telecomunicazioni. A comunicarla al mercato è stato lo stesso Mario Greco. "Non è il nostro business", ha spiegato nel giugno scorso l'amministratore delegato del gruppo assicurativo triestino.

L'ironia adesso è che se un tribunale lussemburghese gli desse ragione, Greco acquisirebbe nuove partecipazioni proprio in quel business. Ma non in Italia, bensì in Sud America. Generali potrebbe infatti entrare in possesso di un'importante quota azionaria di Telecom Argentina, la società telefonica fino a pochi mesi fa controllata da Telecom Italia.

La vicenda è stata anticipata da Il Sole 24 Ore nel dicembre scorso, ma vale la pena ricostruirla in dettaglio. Tutto ha inizio nel 1999 sotto la presidenza Antoine Bernheim, quando Generali inizia a finanziare il gruppo Werthein, una holding di società dell'omonima famiglia argentina.

Per Generali il rapporto finanziario con los dabliù, come vengono chiamati i Werthein sia in Argentina sia a Trieste, si rivelerà il peggiore degli affari.

Secondo documenti interni del gruppo del Leone, su un flusso debitorio totale di oltre 800 milioni di dollari (comprensivo degli interessi maturati) le perdite registrate sono state di oltre 390 milioni di dollari. Ma altri 175 milioni sono ancora in ballo. Questa ulteriore potenziale perdita è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, spingendo il nuovo management di Generali a ricorrere alle vie legali.

Fintanto che il gruppo è stato gestito da Giovanni Perissinotto, invece, ai Werthein sembrava essere concesso di tutto. Ed è proprio grazie alla sua munificenza che la famiglia argentina ha potuto crescere ed espandersi nel settore delle telecomunicazioni, dove quei soldi hanno contribuito a sovvenzionare l'acquisto di quote di Sofora Telecomunicaciones, la holding di controllo di Telecom Argentina.

Vediamo i dettagli: tra il 2000 e il 2002, il gruppo triestino concede inanziamenti per 200 milioni di dollari, ricevendo in pegno quote di una cassa di risparmio privata argentina chiamata Caja de Ahorro y Seguros. Il problema è che, secondo nostre fonti in Generali, alla scadenza, anziché onorare il debito con pagamenti cash, i Werthein negoziano pagamenti "in natura". Con un onere che arriva complessivamente a superare i 265 milioni di dollari, il Leone comincia a escutere i pegni oggetto delle garanzie, arrivando a controllare fino al 90% della Caja.

Ma con l'abbandono della parità tra pesos argentini e dollari Usa, la Caja, che aveva impiegato una grossa parte della propria raccolta in titoli di Stato argentini garantiti da prestazioni a scadenza in dollari, entra in crisi. Per evitare il fallimento viene creata una bad company, controllata dai Werthein, alla quale sono conferiti debiti in dollari con garanzie per circa 300 milioni offerte da Generali.

Come se non bastasse, nel periodo tra il 2003 e il 2005, il gruppo guidato da Perissinotto decide di concedere ulteriori crediti ai Werthein. Altri 157 milioni di dollari, in cambio di fidejussioni e beni personali della famiglia. Ma neppure questi prestiti, a detta delle fonti in Generali, vengono onorati.

Di fronte a questo incredibile accumularsi di debiti che documenti interni del Leone presentano come "non pagati", il duo al vertice del gruppo triestino Giovanni Perissinotto-Raffaele Agrusti rinegozia l'esposizione complessiva dei Werthein. L'accordo transattivo da loro siglato l'11 settembre 2011 riduce i debiti da pagare da 527 a 315 milioni di dollari. Con uno sconto di ben 212 milioni.

A garanzia di questo nuovo accordo i Werthein mettono una serie di beni personali, a partire dal loro 32% di titoli di Sofora, e si impegnano a pagare il debito residuo di 175 milioni in due tranches, 80 ad aprile del 2013 e 95 ad aprile 2014.

E cosa succede nell'aprile del 2013? Anziché pagare in cash, a Il Sole 24 Ore risulta che inizialmente i Werthein facciano balenare l'idea di un ennesimo pagamento in natura, con una quota del 50% della Caja Art, un'altra cassa argentina privata specializzata nell'assicurazione degli infortuni di lavoro. Alberto Minali, nuovo Cfo di Generali, è però ben più tosto del suo predecessore Agrusti e non si lascia incantare dalle sirene argentine. I Werthein allora offrono azioni di Sofora. Ma come si legge in una nota interna di Generali datata 12 febbraio 2014, "il termine nel quale l'offerta veniva fatta non rendeva possibile il pagamento entro la scadenza, essendo necessarie per il trasferimento delle azioni una serie di autorizzazioni preliminari previste dalla normativa argentina".

Dopo ulteriori tentativi di trovare una soluzione extragiudiziale, non essendo intervenuto alcun pagamento, a novembre dell'anno scorso Generali fa quello che nel ventennio perissinottiano non aveva mai fatto: porta i Werthein in tribunale.

Ma non in Argentina bensì in un Paese neutro, il Lussemburgo, dove una sua controllata avvia un procedimento civile contro Daniel, Adrian, Dario e Gerardo Werthein.

Ecco come la suddetta nota spiega l'iniziativa: "Lo scopo del giudizio instaurato in Lussemburgo è che venga definitivamente accertato dal giudice l'inadempimento... per facilitare l'escussione delle garanzie sia reali che personali concesse dai Werthein... tale pegno può essere escusso anche prima di avere ottenuto una sentenza positiva in Lussemburgo... A tale fine, si sono già avviate le procedure preliminari propedeutiche all'escussione che potrà avvenire con procedura notarile".

E questa volta le garanzie sono sostanziose: a fronte di un'esposizione di 175 milioni di dollari, il loro valore è pari a 360 milioni, con un rapporto di copertura di oltre due volte.

Il Sole 24 Ore ha ovviamente tentato di verificare il tutto con i Werthein e soprattutto dare loro modo di presentare il proprio punto di vista. Per questo abbiamo inviato un elenco di 16 domande in cui si chiedeva di confermare o correggere le cifre da noi raccolte da fonti in Generali. L'assistente di Daniel Werthein, il presidente del gruppo argentino, ha replicato con un comunicato verbale che non ha risposto a nessuna domanda specifica limitandosi a dire che "il gruppo Werthein ha sempre rispettato gli accordi presi con Generali" e che "le informazioni contenute nelle domande non sono corrette". Per via di non precisati "obblighi di confidenzialità" non ci ha però detto alcunché di più specifico.

È possibile che gli argentini preferiscano non giocare le loro carte prima del contenzioso in tribunale. Certo è che la battaglia legale sarà ardua. Lo studio legale lussemburghese Opf Partners che assiste Generali, ritiene infatti che il gruppo triestino abbia ottime possibilità di rivalersi sul patrimonio personale dei garanti. E il suo non è l'unico parere del genere. "A completamento... abbiamo ritenuto preferibile chiedere una second opinion a un secondo studio lussemburghese per avere un ulteriore elemento per valutare l'eventuale rischio di soccombenza", si legge nella nota di Generali. "Anche questa second opinion ha confermato la fondatezza degli argomenti sulla base dei quali si è avviata l'azione legale".

Insomma, la probabilità che Generali finisca con l'acquisire quote di Telecom Argentina non è affatto remota. Dopodiché le intenzioni del gruppo triestino sono già esposte nel documento suddetto: "Le azioni saranno offerte in asta e saranno assegnate al maggiore offerente. Qualora il creditore vi abbia interesse, potrà partecipare all'asta e chiederne l'assegnazione se vittorioso". In quel caso, se volessero tenere la loro partecipazione in Telecom Argentina, i Werthein dovrebbero dunque ricomprarla. In cash questa volta.

 

mario greco mario greco generali Giovanni Perissinotto JULIO WERTHEIN E CLAUDIA CARDINALE AGRUSTI

Ultimi Dagoreport

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)