IN BARBA A STANDARD & POOR’S - LE GENERALI, PER ‘’WALL STREET JOURNAL’’, MOSTRANO "L'ITALIA CHE CE LA FA" - “FT” SI CONCENTRA SUL TAGLIO DEI COSTI DA 1 MILIARDO - E ‘’LES ECHOS’’ INSISTE A CHIAMARE GRECO "IL NAPOLETANO DI FERRO"

Carlotta Scozzari per Dagospia

La stampa estera (e per la verità anche quella italiana) celebra le Generali guidate dall'amministratore delegato Mario Greco, nel giorno dopo l'incontro londinese con la comunità finanziaria.

Il "Wall Street Journal", che soltanto lo scorso ottobre ci faceva la morale sottolineando che Alitalia riflette il fallimento della politica industriale italiana e che appena qualche giorno fa paragonava la stabilità del governo Letta a quella di un cimitero, anche oggi vuole insegnarci qualcosa, ma lo fa con un pizzico di ottimismo in più, ispirato proprio dalla nuova gestione della compagnia triestina targata Greco.

"Generali mostra che l'Italia può cambiare", titola il quotidiano economico, che nell'attacco dell'articolo sottolinea subito come se, da una parte, il governo Letta stia lottando per attuare le riforme politiche, dall'altra, il cambiamento sia già in atto a livello microeconomico. E proprio il gruppo con base a Trieste ne sarebbe un esempio.

"L'assicuratore - scrive il Wsj - ora valutato attorno ai 26 miliardi di euro, è stato in passato centrale nella rete delle partecipazioni incrociate che in Italia si è formata nel Dopoguerra. Quel sistema ha aiutato a tenere lontani gli investitori esterni soffocando l'efficienza societaria".

Quanto all'attuale gestione, quella di Greco, insediatosi a Trieste nell'agosto del 2012 dopo la "cacciata" tra maggio e giugno del suo predecessore Giovanni Perissinotto, il quotidiano statunitense sottolinea che sotto il nuovo ad "Generali ha venduto durante l'ultimo anno attività non strategiche per il 60% di un obiettivo di 4 miliardi di cessioni da completare entro il 2015. Ha posto fine a patti di sindacato con società come il produttore di pneumatici Pirelli e Rcs Mediagroup».

Certo, il Wsj si dimentica di menzionare il caso Telecom Italia, società che non rientra nel core business assicurativo del Leone ma da cui non è facile chiamarsi fuori (al momento è stata raggiunta una "pax armata" con gli spagnoli di Telefonica, che si sono ulteriormente rafforzati in Telco, la cassaforte che controlla Telecom al 22,5 per cento).

Viceversa, il Wsj fa notare come la cessione della Banca della Svizzera italiana (Bsi), di cui Generali si vuole liberare entro il 2015, si sia dimostrata "un compito arduo fino a ora". Secondo il quotidiano statunitense, la valutazione di Bsi si aggirerebbe sugli 1,3 miliardi di euro. Peccato soltanto che il gruppo triestino, secondo indiscrezioni, ne chieda quasi 2 (2,3 miliardi di franchi).

Una circostanza, quest'ultima, che non rende semplice la vendita della controllata elvetica, ostacolata per di più dal mancato accordo fiscale tra l'Italia e la Svizzera. "Mister Greco - conclude il "Wall Street Journal" - ha fatto dei buoni progressi. Se resterà concentrato sul target di risparmio dei costi, gli utili di Generali potrebbero crescere del 15% l'anno nei prossimo tre anni», secondo una stima di Deutsche Bank.

Proprio sul piano di risparmi si concentra il "Financial Times", che oggi titola: "Generali punta a tagliare 1 miliardo di costi". "Il terzo gruppo assicurativo europeo alle spalle di Axa e Allianz - scrive l'Ft - mira a ridurre costi per 750 milioni di euro nel 2015 e 1 miliardo nel 2016". Il quotidiano aggiunge anche che Greco ha ammesso che le economie italiana e francese, dove il gruppo conta una presenza importante, "si stanno risollevando molto lentamente".

Un aspetto, quello della lentezza della ripresa transalpina, che non viene messo in particolare evidenza dal quotidiano francese "Les Echos", che nell'articolo di oggi, una volta ancora (lo aveva già fatto a gennaio del 2013, all'epoca della presentazione del nuovo piano industriale targato Greco) definisce l'ad del gruppo triestino "napoletano di ferro". "Les Echos" tiene a precisare che il programma di cessioni delle Generali non passerà dalla Francia, che resta un "mercato chiave" e dove invece Greco sta cercando la maniera di crescere. Sarà da vedere se ce la farà.

 

 

mario greco mario greco generali ASSICURAZIONI GENERALITHE WALL STREET JOURNAL

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO