xi jinping scholz

LA GERMANIA E’ LEGATA MANI E PIEDI ALLA CINA: IL 46% DELLE IMPRESE TEDESCHE DIPENDE DA MERCI CINESI - NEL CASO DI UNA CRISI CON PECHINO, METÀ DELLE FABBRICHE TEDESCHE RISCHIA LA PARALISI - IL VOLUME DEGLI SCAMBI TRA I DUE PAESI SUPERA I 200 MILIARDI DI EURO ALL'ANNO - IL MINISTRO DEGLI ESTERI BAERBOCK SPINGE LE IMPRESE TEDESCHE A DIVERSIFICARE DI PIÙ L'IMPORT-EXPORT - MA C’E’ LA RESISTENZA DEL CANCELLIERE SCHOLZ CHE VUOLE VENDERE AI CINESI IL 30% DEL PORTO DI AMBURGO (COSA CHE PERMETTEREBBE A PECHINO DI AUMENTARE LA SUA INFLUENZA SU BERLINO)

Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica – Affari & Finanza”

 

Annalena Baerbock

"La Cina ci procurerà ancora molti guai". L'ex capo dei servizi segreti tedeschi, August Hanning, non ha dubbi. "Mai abbiamo visto una tale corsa al riarmo nel Mar della Cina". E dopo il Congresso del partito comunista cinese che ha cementato la postura militare più aggressiva e la stretta autoritaria di Xi Jinping, l'ex numero uno dell'intelligence tedesca ha incontrato la settimana scorsa un numero ristretto di giornalisti. E ha avvertito che un ripensamento tedesco dei rapporti con la Cina "è più che urgente".

 

XI JINPING OLAF SCHOLZ

Tanto più alla luce del rischio di un'invasione di Taiwan e di un collasso dei rapporti tra Occidente e Pechino. Per dirla con l'attuale capo dei servizi segreti interni, Thomas Haldenwang, "se la Russia era la tempesta, la Cina è il cambiamento climatico". In realtà il ministero degli Esteri guidato dalla verde Annalena Baerbock ci sta lavorando da settimane. Sta preparando il primo documento strategico sui rapporti Germania-Cina, volto a imprimere un deciso cambio di traiettoria alle relazioni con Xi.

Annalena Baerbock

 

E il motivo lo esplicitato la ministra, anche di recente: "Dobbiamo imparare dai nostri errori nella politica verso la Russia". Il documento, che nelle intenzioni di Baerbock dovrebbe essere interministeriale, vuole mettere in evidenza la "debolezza strategica" dell'Europa nella scelta di dipendere dalle importazioni cinesi, riporta una fonte autorevole. Secondo l'istituto economico Ifo, il 46% delle imprese tedesche dipendono dall'arrivo puntuale di merci cinesi.

 

PORTO AMBURGO

Nel caso di una crisi con Pechino, insomma, metà delle fabbriche tedesche rischierebbe la paralisi. E l'autorevole think tank Merics ritiene che un eventuale conflitto tra la Cina e Taiwan potrebbe rendere molto concreto uno scenario così apocalittico. Quanto sia complicato cambiare scenario quando la Cina è diventata ormai da anni il principale partner commerciale di Berlino lo dicono anzitutto i numeri. Il volume degli scambi supera i 200 miliardi di euro all'anno, colossi della chimica come Basf o dell'auto come Daimler e Volkswagen dipendono mostruosamente dal mercato cinese.

 

L'obiettivo di Baerbock è dunque spingere le imprese tedesche a diversificare di più - non solo sulle importazioni, ma anche sull'export e gli investimenti verso Pechino. Il ministero è in un dialogo riservato e costante con l'industria per definire il documento strategico favorire un cambio di rotta. Ma un ripensamento è complicato, le resistenze grandi. La presa di posizione decisa verso la Cina di Baerbock discende anche da una tradizionale posizione molto più dura dei Verdi rispetto alla Spd verso Pechino.

XI JINPING OLAF SCHOLZ

 

 

Ma fa anche i conti "su molti nemici", rivela la fonte. Anzitutto - a proposito dei socialdemocratici - alla cancelleria. L'esempio più clamoroso di questa (ennesima) spaccatura in seno alla maggioranza "semaforo" del governo Scholz è la querelle sul porto di Amburgo e sull'imminente viaggio del cancelliere in Cina, previsto per il 4 novembre. Scholz sarà il primo leader occidentale a stringere la mano a Xi Jinping dall'inizio della pandemia. Ma le due vicende, peraltro intrecciate, del viaggio a Pechino e del possibile accordo sul secondo più importante porto d'Europa, rappresentano l'ennesima fuga in avanti di Berlino anche per la Commissione europea.

 

Che in primavera aveva già fatto pervenire un parere negativo a Berlino sulla cessione del porto anseatico, ricordando a Scholz che attraverso quell'hub passano "molti dati sensibili". E l'irritazione è grande anche per la visita di Stato, con tanto di delegazione economica, a Pechino.

PORTO AMBURGO.

 

In un momento delicatissimo dei rapporti dell'Occidente con Xi. La Cina vuole rilevare attraverso Cosco una quota della società che gestisce il porto anseatico HHLA ma anche il 35% di Tollerort che amministra il terminal dei container. E vuole sedere nei consigli di amministrazione delle aziende portuali. Il 30% delle merci in Germania che partono per la Cina o arrivano da lì passano attraverso Amburgo. Ma i sei ministeri coinvolti nell'analisi dell'accordo - Interni, Esteri, Infrastrutture, Economia, Finanze e Difesa - hanno unanimemente espresso parere contrario.

 

xi jinping video call con macron e scholz

Anzitutto il dicastero dell'Economia, guidato dal verde Robert Habeck. Che ha sentenziato che il Porto di Amburgo è un'infrastruttura strategica che non può essere ceduta a Pechino. Tanto più che l'ingresso di Cosco nel terminale per l'arrivo delle merci Tollerort produrrebbe "un potenziale di ricatto" sugli affari del porto. La Cina è il cliente più importante del porto di Amburgo. Habeck, dunque, ha tentato di porre il veto. Ma Scholz non ha messo il suo parere all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri, dove dovrebbe essere votato. Se non lo farà per la fine di ottobre, l'accordo passerà automaticamente. Ma sulla vicenda, nel frattempo, è scoppiata una bufera.

 

PORTO AMBURGO 2

Nella maggioranza i malumori sono enormi. La responsabile della difesa della Fdp, Marie-Agnes Strack-Zimmermann, ha twittato: "Cosa deve accadere nel mondo perché la Germania smetta di inchinarsi ai nemici del mondo libero e democratico? Vendere infrastrutture critiche alla Cina è un errore clamoroso. Chi consiglia il cancelliere?". E per il verde Anton Hofreiter "la Germania non deve ripetere con la Cina l'errore fatto negli ultimi anni con la Russia". Soltanto il sindaco della città anseatica, Peter Tschentscher, spinge per l'intesa con Pechino, e supporta il suo predecessore, Olaf Scholz.

 

cosco shipping 2

Che è stato primo cittadino di Amburgo fino al 2018. Sui media tedeschi sono rimbalzate notizie anche su un parere contrario dei capi dell'intelligence tedesca, oltre all'irritazione della Commissione Ue. Ma anche dall'esperto di sicurezza Roderich Kiesewetter, presidente della Commissione parlamentare di controllo dei servizi segreti - il Copasir tedesco - arriva un avvertimento inequivocabile.

 

A Repubblica, il politico Cdu spiega che "nel medio termine, il Porto di Amburgo non è un buon investimento economico. Perché conterà sempre meno, negli scambi globali. E allora perché i cinesi lo vogliono, si dirà? Perché ha una grande importanza strategica, perché darà la possibilità ai cinesi di influire sulla nostra economia, di sorvegliarla, di sapere cosa fanno le navi taiwanesi".

 

cosco shipping

Cosco, totalmente controllata dallo Stato cinese, è già presente in sette importanti porti europei. Secondo Kiesewetter la Germania "deve diversificare di più, in futuro, collaborare con i Paesi che soffrono le pressioni della Cina: India, Giappone, Corea del Sud, Indonesia, Australia, Filippine. Altrimenti non controlleremo, ma subiremo il rapporto con la Cina".

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…