DELLA VALLE HA UN ROTELLI FUORI POSTO – LA CONQUISTA DEL “CORRIERE” SOTTO LO SCAZZO TRA LO SCARPARO E GLI AGNELLI, DEFINITI DA DIEGUITO “RAGAZZI CHE NON SONO GRANDI LAVORATORI, STANNO SEMPRE IN DISCOTECA” - ANDREA LO SFOTTE: “L’ULTIMA VOLTA ERA PER LO SCUDETTO, GLI AUGURO DI ANDARCI PRESTO” - DELLA VALLE PUNTA A SALIRE IN RCS CON L’AUMENTO DI CAPITALE, MA ROTELLI TRAMA CON BAZOLI E ELKANN…

1 - ANDREA AGNELLI REPLICA A DELLA VALLE: «LO AUGURO ANCHE A LUI»
Da "la Stampa" - Una doppia polemica a distanza con la Fiorentina ha scaldato l'assemblea degli azionisti juventini. Tutto è iniziato con la frase di Diego Della Valle sugli eredi Agnelli sempre in discoteca. «L'ultima volta mi sono divertito - ha risposto con ironia il presidente juventino -, perché era la festa scudetto. Auguro a lui di andarci presto per festeggiare qualcosa». Più piccante l'affare Berbatov, rievocato da Marotta. «Abbiamo evitato una brutta figura alla Fiorentina - ha spiegato l'ad - perché lui non sarebbe mai arrivato». Pronta la replica del collega viola Pradè: «Me lo dica in faccia, guardandomi negli occhi».

2 - "MARCHIONNE È IL MAGO OTELMA" RCS DIETRO LA FURIA DI DELLA VALLE
Stefano Feltri per il "Fatto quotidiano"

Non è soltanto una questione di antipatia personale se Diego Della Valle chiama Sergio Marchionne "il mago Otelma delle 4 ruote che non fa una macchina, mentre gli imprenditori si misurano dai loro prodotti". L'imprenditore delle scarpe Tod's ha approfittato anche del palco di Servizio Pubblico, l'altra sera, per l'ennesima puntata della sua campagna contro la Fiat e la famiglia Agnelli, di cui "sono rimasti dei ragazzi che non sono grandi lavoratori" (riferimento al presidente John Elkann). C'è una spiegazione molto prosaica all'indignazione di Della Valle: il Corriere della Sera.

Gli intrecci sono complessi, ma il senso chiaro: nel 2010, quando la Fiat annuncia il piano di investimenti Fabbrica Italia, un po' tutti (Della Valle incluso) si aspettano che il passo successivo sia la vendita delle azioni nel gruppo Rcs-Corriere della Sera, di cui gli Agnelli detengono il 10,5 per cento. A Elkann non è mai interessato particolarmente il salotto di potere di via Solferino (ci aveva mandato Luca di Montezemolo nel cda) e Marchionne ribadisce ogni volta che può che lui legge Financial Times e Wall Street Journal, più che la stampa italica.

L'andamento negativo dei conti di Rcs e, di conseguenza, del titolo in Borsa continuano a causare danni alla Fiat: nel bilancio 2011, la perdita teorica su Rcs (quella cioè che si realizzerebbe vendendo le azioni a prezzi di mercato) era di 79,8 milioni di euro, in decisa crescita rispetto ai 52,7 milioni del 2010. Eppure Elkann non vende. Il Corriere serve sempre, almeno finché la Fiat ha bisogno di dialogare con la politica italiana.

E nonostante Marchionne snobbi i riti romani e i ministri, c'è un dialogo costante tra azienda e governo, anche ieri John Elkann era a Roma per incontrare il premier Mario Monti. L'uscita degli Agnelli da via Solferino avrebbe cambiato molte cose nell'assetto di quella società che è ancora il ring in cui i potenti italiani provano ad affermare il proprio status. Ma Elkann resta.

E Della Valle si stanca di aspettare: ad aprile esce dal patto di sindacato, cioè l'accordo parasociale che lega soci che controllano assieme il 63,5 per cento del capitale. Fuori dal patto Della Valle è libero di comprare quante azioni vuole, approfittando dei bassi prezzi di mercato. Il crollo delle valore del titolo ha causato perdite pesanti nei conti delle holding: non è facile calcolarle perché la Dorint con cui detiene il 5,5 per cento, ha sede nel paradiso fiscale del Lussemburgo e la Di.Vi. finanziaria che ha un altro 3,2 usa lo schermo della Servizio Italia Spa. Comunque, secondo quanto risulta al Fatto, nel 2010 la Dorint aveva in bilancio il 5,29 di Rcs a 43,79 milioni.

Oggi quella quota vale 53,4. Miracolo: ma soltanto perché durante l'estate Della Valle ha comprato azioni (non da solo, anche il finanziere Alessandro Proto è molto attivo) spingendo il titolo dai 56 centesimi per azione del 20 agosto ai 2,57 euro del 5 settembre. Sui mercati sono tutti convinti che Della Valle abbia quasi il 10 per cento del capitale, ora, anche se dalle comunicazioni ufficiali risulta l'8,7. Su Repubblica, Giovanni Pons ha scritto che le perdite teoriche di Diego Della Valle su Rcs sarebbero comunque complessivamente ancora nell'ordine di 100 milioni.

RCS, a causa soprattutto di operazioni andate male in Spagna, è costretta a un drastico risanamento. I soci stanno discutendo di una ricapitalizzazione di oltre 400 milioni di euro. E Della Valle sa che è la sua ultima occasione: Elkann e Marchionne difficilmente possono giustificare ai loro azionisti un ulteriore esborso per tutelare il proprio ruolo in Rcs. E se loro non partecipano, c'è spazio per gli altri soci, Della Valle in testa. Il guaio per l'imprenditore marchigiano è che sta perdendo il suo principale alleato: Giuseppe Rotelli, protagonista della sanità lombarda, è l'altro storico outsider, fuori dal patto di sindacato con il 13 per cento.

Ma Della Valle ora è convinto che Giovanni Bazoli - e gli Agnelli - abbiano portato dalla loro parte a difesa dello status quo anche Rotelli, cui hanno assegnato una poltrona con un forte valore simbolico, la presidenza del neonato "comitato consultivo sulle valutazioni strategiche del cda". Ora Della Valle teme di arrivare all'aumento di capitale e di scoprirsi solo contro tutti. Dopo aver speso decine di milioni di euro.

 

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