amazon magazzino

LA LEGGE DI AMAZON: SODDISFARE IL CLIENTE, SPREMERE I DIPENDENTI - I FATTORINI DEL GRUPPO DI BEZOS SCIOPERANO PER LE CONDIZIONI DI LAVORO INTOLLERABILI: 180-190 CONSEGNE AL GIORNO, ORARI DI LAVORO MOLTO PIÙ LUNGHI DEL DOVUTO, FRANCHIGIE ESOSE - C’ERA GIÀ STATA UNA VERTENZA IN AUTUNNO, CONCLUSASI CON UNA SERIE DI ACCORDI CHE SECONDO I SINDACATI SONO STATI SISTEMATICAMENTE DISATTESI DALL’AZIENDA…

Alberto Mattioli per “la Stampa”

 

amazon

«Siamo persone, non robottini». Eppure il famigerato algoritmo è tassativo: una consegna ogni tre minuti, indipendentemente da traffico, bisogni fisiologici, multe e quant' altro. Racconta Mario, 21 anni, assunto a tempo indeterminato a Milano: «Se mi fermo per più di tre minuti, il pallino che mi rappresenta sul computer dell' azienda da blu diventa rosso. E parte la telefonata: che stai facendo?».

 

Come quelli con il braccialetto elettronico, o i Pokemon. «La pipì? Al primo albero disponibile, a cercare un bagno perderei troppo tempo», rincara la dose dell' esasperazione Valerio, 41 anni, da Origgio.

amazon

 

Se negli ultimi due giorni avete ordinato qualcosa su Amazon in Lombardia, è probabile che non l' abbiate ricevuto. I dipendenti della filiera, tredici aziende che consegnano pacchi per conto di mister Bezos, hanno scioperato contro condizioni di lavoro che considerano intollerabili.

 

In Lombardia, che rappresenta circa il 60% del mercato italiano di Amazon, i fattorini assunti a tempo indeterminato sono circa 700, più un numero imprecisato di contratti a termine. I sindacati sono soddisfatti dell' adesione allo sciopero, «almeno il 70%» e consegne quasi bloccate.

amazon

 

Ieri c' è stato anche un presidio in piazza XXV Aprile, e faceva un certo effetto vedere tutta la liturgia sindacale, bandiere e fischietti e megafoni, ostensa fra Eataly e corso Como, come dire la Milano più fighetta e modaiola (la sede di Amazon, in realtà, è un po' più in là, «ma si affaccia sulla strada e non ci saremmo stati», spiegano i sindacalisti).

 

Ad arringare il presidio è arrivato perfino il numero uno della Cgil, il neosegretario generale, Maurizio Landini. Ha detto che «quando si lavora ma si è sfruttati vuol dire che qualcosa non funziona», ha accusato Amazon di considerare l'Italia una colonia e chiesto ai suoi clienti di pensare che «dietro ogni pacco c'è una persona. Non siamo contro Amazon né contro la tecnologia. Ma dietro non può esserci uno sfruttamento peggio del cottimo, con le condizioni di lavoro decise da un algoritmo».

 

Prima, sindacalisti e lavoratori avevano raccontato di ritmi insostenibili, anche 180-190 consegne al giorno, di orari di lavoro che in teoria prevedono 8 ore e 45 minuti più una pausa di 30 ma che in pratica sono molto più lunghi, di franchigie esose, di sanzioni, di timbratrici che sono state promesse ma non ci sono e così via.

 

AMAZON PIACENZA

In realtà c' era già stata una vertenza in autunno, conclusasi con una serie di accordi che secondo i sindacati sono stati sistematicamente disattesi. Quindi sciopero. «Siete qui per rivendicare la dignità del lavoro, non per quattro soldi in più», strilla Landini. E comunque qualche soldo in più non sarebbe da disprezzare, con stipendi sui 1.600 euro lordi «che però alla fine del mese risultano sempre meno», ancora Mario. Un primo risultato, pare, c'è già: l'Assoespressi, che riunisce le aziende appaltatrici, ha convocato un incontro con i sindacati e insomma è disposta a discutere. Amazon, no. In una nota, spiega di avvalersi dei servizi «di piccole e medie imprese che effettuano consegne», sono quindi loro a dover trattare.

 

AMAZON PIACENZA

Poi la multinazionale ribatte alle accuse: «Amazon richiede che tutti i fornitori dei servizi di consegna rispettino le leggi vigenti e il Codice di condotta dei fornitori, che prevede salari equi, orari di lavoro e compensi adeguati: effettuiamo verifiche regolari». Respinta al mittente anche l' accusa di superlavoro: «Circa il 90% degli autisti termina la propria giornata prima delle nove ore previste e, nel caso in cui venga richiesto dello straordinario, viene pagato il 30% in più come previsto dal contratto nazionale di lavoro».

 

La linea di Amazon, insomma, è che la vertenza non è fra i driver e lei, ma fra i driver e le aziende che lavorano per lei. Perciò annuncia che non siederà al tavolo con i sindacati.

Fin qui la vertenza-pacchi. Ma Landini ha approfittato della piazza di Milano anche per mandare qualche messaggio alla politica: «Vorrei dare un consiglio a chi governa: quelli che hanno pensato di fare a meno del sindacato oggi non ci sono più. Se vuole cambiare le cose, il governo deve farlo con il consenso dei lavoratori. Noi con Cisl e Uil abbiamo 12 milioni di iscritti e vogliamo essere ascoltati».

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”