I MAGNATI FRANCESI SI MAGNANO VENEZIA (GRAZIE BENETTON!) - ARNAULT GESTIRÀ IL MEGASTORE A FONDACO DEI TEDESCHI, TRAMONTA LA RINASCENTE

1. DOPO PINAULT ARRIVA ARNAULT, DUELLO FRANCESE A VENEZIA - UNA SOCIETÀ DEL SUO GRUPPO GESTIRÀ IL MEGASTORE AL FONDACO DEI TEDESCHI DI PROPRIETÀ DEI BENETTON
Marisa Fumagalli per il "Corriere della Sera"

Arte. Cultura. Lusso. Venezia, economicamente agli sgoccioli ormai da tempo, è la preda preferita dai magnati francesi. Così, il Canal Grande, simbolo e vetrina della città lagunare, viene conteso e spartito dai Gruppi solvibili d'Oltralpe. A meno che non si voglia considerare l'incunearsi di un italiano ricco e coraggioso come Renzo Rosso (Diesel) che finanzierà il restauro del Ponte di Rialto, pezzo storico e arcinoto.

I francesi pigliatutto, dunque. La scalata, in due tempi, era cominciata nel 2005 con Francois Pinault e l'acquisizione (in realtà un lunghissimo affitto) e la gestione di Palazzo Grassi, storico polo artistico della città. Lo stesso imprenditore del Lusso, con la passione dell'arte contemporanea, successivamente si è aggiudicato l'area di Punta della Dogana, che si protende nel bacino di San Marco.

Qui, ha creato il suo Museo personale. Adesso è la volta di Bernard Arnault, il rivale francese, che ha già acquisito numerosi marchi italiani. Il proprietario del Gruppo del Lusso Lvmh cala in Laguna per gestire il nuovo megastore di proprietà dei Benetton al Fondaco dei Tedeschi (ex Palazzo delle Poste Italiane), nei pressi di Rialto.

La notizia dell'ingresso di Arnault, attraverso Dfs Galleria, un ramo del Gruppo basato a Hong Kong, è certa ma non ancora ufficiale. Tramonta così definitivamente l'ipotesi italiana della Rinascente che sembrava la favorita tra le varie offerte ricevute dal Gruppo di Ponzano Veneto. Il nuovo centro commerciale, progettato dall'archistar Rem Koolhaas , designato direttore della prossima Biennale d'Architettura, non sarà secondo al londinese Harrod's e al parigino Galerie Lafayette.

Il fatto che Dfs Galleria abbia sede a Hong Kong non deve trarre in inganno. Da indiscrezioni si sa che l'imprinting dello store è tutto italiano. Ed anche veneziano. Pur con la presenza di alcuni prestigiosi marchi internazionali, è il made in Italy con le sue eccellenze a trionfare. Perfino il made in Venice , se si considerano anche i prodotti della storica tradizione lagunare, come i vetri di Murano.

Del resto, i clienti di Dfs Galleria - così si evince da loro profilo - tendenzialmente acquistano beni di lusso dei marchi del Paese che visitano come turisti. Ma non è tutto. Il nuovo Fondaco dovrà diventare all'occorrenza, in base agli accordi presi con il Comune di Venezia, anche un polo culturale: con eventi che attraggano pubblico selezionato.

Fin qui gli intenti. L'unica cosa certa, al momento, è che Il Fondaco dei Tedeschi, con questo cambio di destinazione d'uso, in realtà torna alle sue origini mercantili. L'edificio Cinquecentesco progettato da Fra Giocondo, importante architetto rinascimentale (ma alcune fonti fanno risalire la costruzione molto prima), fu, infatti, la prima sede dei commercianti tedeschi. In seguito, Ufficio della Dogana e infine Palazzo delle Poste Italiane.

Il Gruppo Benetton lo acquistò nel 2008 per poco più di 50 milioni. Da allora, l'idea e il progetto affidato a Koolhaas (presentato alla Biennale nel 2010) hanno diviso i veneziani, scatenato polemiche (con rilievi critici di studiosi come Salvatore Settis), richiesto modifiche sostanziali (si pensi alla terrazza panoramica che è stata cancellata e alla diversa collocazione delle scale mobili), fino al travagliato ok del Comune di Venezia, nel marzo del 2013, a fronte del versamento di 6 milioni di euro.

Ma ora siamo giunti alla fase esecutiva. Mancano le ultime autorizzazioni tecniche, che dovrebbero arrivare in tempi brevi. Poi, l'inizio del consistente restauro, che prevede due anni di lavoro. L'apertura, sei i tempi saranno rispettati, nel 2016. L'intera opera (compreso il prezzo d'acquisto) alla fine verrà a costare circa 100 milioni di euro.


2. LVMH ENTRA IN GALLIMARD
Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera"

Dopo l'acquisto di Flammarion la casa editrice Gallimard (il catalogo forse più prestigioso del mondo) era in difficoltà, con un debito di circa 200 milioni: il capo Antoine Gallimard ha preferito intervenire subito chiedendo aiuto a Bernard Arnault, che ha accettato di comprare il 9,5 % della società per una cifra intorno ai 30 milioni di euro.

Così Lvmh, il marchio del lusso (dalle borse e abiti Louis Vuitton al cognac Hennessy allo champagne Moët & Chandon, alla pasticceria Cova di Milano) entra nel capitale della maison , con il vincolo di non potere salire oltre il 15%. La maggioranza resta alla famiglia Gallimard guidata da Antoine, che ha appena nominato l'italiana Teresa Cremisi a capo della holding Madrigall (Gallimard e Flammarion insieme).

«Bernard Arnault si è mostrato molto sensibile alle questioni patrimoniali e agli aspetti riguardanti il marchio - ha detto Gallimard a Les Echos -. Apprezza la storia della nostra casa editrice e il fatto che siamo un'azienda a conduzione famigliare. Quel che gli interessa, è che siamo un marchio nazionale e mondiale».

Un'altra grande azienda francese a conduzione famigliare, Hermès, si era chiusa a riccio quando Arnault rese noto di avere rastrellato circa il 17% delle azioni. Ma in questo caso è Gallimard ad avere sollecitato l'intervento. E quindi Antoine Arnault, figlio di Bernard, siederà nel consiglio di amministrazione di Madrigall.

 

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