1- HAI VOLUTO LA BICICLETTA E ADESSO PEDALA. È QUESTO IL MESSAGGIO DEI POTERI FORTI DI PARMA CAPEGGIATI DA GUIDO BARILLA CONVINTI CHE LA SFIDA DEL NEOSINDACO GRILLINO FEDERICO PIZZAROTTI SIA UN’INCOGNITA E QUALCUNO GIÀ STA TREMANDO 2- IL GRILLINO CHE FINO A IERI LAVORAVA COME INFORMATICO ALLA BANCA CREDEM DI REGGIO EMILIA E CHE ADESSO CERCHERÀ DI “IMPARARE IN FRETTA” IL MESTIERE DI AMMINISTRATORE AVRÀ AL SUO FIANCO ARRIGO ALLEGRI, IL CAVALIERE BIANCO DELLE CAUSE CIVILI 3- LA SEQUENZA DEGLI EVENTI CHE HANNO PORTATO ALLA LIQUIDAZIONE DI LUCA LUCIANI (QUELLA DURISSIMA MAIL A BERNABE’ DA MSS CAPITAL E FIDELITY, I DUE PRINCIPALI AZIONISTI DI MINORANZA DI TIM BRASIL E LO SBARCO A RIO DEGLI UOMINI DELLA SICUREZZA) 4- TRA I POTENZIALI CANDIDATI ALL’AGCOM SI RITROVA IL NOME DI DEBORAH BERGAMINI!

1- I POTERI FORTI DI PARMA SONO CONVINTI CHE LA SFIDA DEL NEOSINDACO SIA UN'INCOGNITA E QUALCUNO GIÀ STA TREMANDO
Hai voluto la bicicletta e adesso pedala.
È questo il messaggio degli ambienti che contano a Parma dopo l'elezione del sindaco grillino Federico Pizzarotti, l'uomo che fino a ieri lavorava come manager informatico alla banca Credem di Reggio Emilia e che adesso cercherà di "imparare in fretta" il mestiere di amministratore.

I cosiddetti poteri forti della città lo aspettano al varco, ma non osano ancora pronunciarsi sulla "sorpresa" di questo giovanotto che secondo una dichiarazione piuttosto ardita di Angelino Jolie Alfano è stato eletto anche con i voti del Pdl. In realtà questa affermazione è soltanto fumo negli occhi perché anche i bambini delle scuole frequentate da Calisto Tanzi sanno che il piccolo universo dell'economia locale si è sempre schierato prevalentemente in favore del centrodestra.

L'unico imprenditore che ha mostrato prudenza è Guido Barilla, il 54enne erede della dinastia che nel 2003 ha preso le redini della holding, e oggi usa un linguaggio laico nei confronti del vincitore. In un'intervista a "Repubblica" si dichiara preoccupato per i 600 milioni di debiti lasciati sul tavolo del Comune e auspica che una squadra di tecnici affronti il problema del bilancio nella città-laboratorio.

Il pensiero di Barilla è chiaro: giudicheremo il grillino Pizzarotti dai fatti, ed è probabile che Barilla si aspetti una parola definitiva sull'inceneritore che la società energetica Iren sta realizzando in una zona dove si rischia di compromettere l'integrità della "Food Valley". Su questo tema il patron della pasta aveva aperto tempo fa un duro contenzioso senza trovare l'appoggio dell'Unione industriale locale guidata da Giovanni Borri.

Nella mappa del potere locale spiccano i nomi di altri imprenditori che sono rimasti spiazzati dal boom elettorale, primo fra tutti Paolo Pizzarotti, il costruttore che con la sua azienda fattura 1 miliardo e ha cantieri sparsi per il mondo con 3.500 dipendenti. Adesso pare che voglia coltivare l'hobby del vino e abbia costruito un'immensa cantina nella quale non risulta siano state stappate bottiglie di champagne per l'arrivo a sindaco del suo omonimo Pizzarotti dal quale lo separano 29 anni di età.

Tace anche Marco Rosi, l'ambizioso presidente del Parmacotto che si è sempre agitato per avere visibilità sulla "Gazzetta di Parma", il giornale di proprietà dell'Unione industriali.

Dal perimetro dei poteri parmensi restano fuori le banche locali, Cariparma e Banca del Monte, che ormai sono eterodirette da Intesa e Unicredit e si preoccupano soprattutto di mantenere la presa sul territorio per i loro business.

La domanda che circola con più insistenza in queste ore nella città di Maria Teresa d'Austria e di Guareschi è come saranno affrontati i principali dossier. Ormai è stato accantonato il folle progetto della metropolitana che era arrivato a raddoppiare i 341 milioni di costi iniziali.

Restano però in piedi, oltre al debito mostruoso del Comune di 600 milioni, altre questioni per le quali il neo-sindaco e i suoi seguaci dicono che non sarà utilizzata la finanza creativa, e nei bar di Parma si discute sul nome dell'uomo che affiancherà il sindaco per mettere ordine nelle finanze. Le indicazioni prevalenti si indirizzano verso Arrigo Allegri, un avvocato cassazionista che ha lo studio in via Repubblica e si è battuto come un mastino per bloccare il termovalorizzatore di Uguzzolo.

Per i grillini e gli ambientalisti Allegri è il cavaliere bianco delle cause civili, l'uomo che è andato a Bruxelles per denunciare le infrazioni della multiutility alla quale è stato aggiudicato l'appalto senza gara. I poteri forti di Parma sono convinti che la sfida del neosindaco sia un'incognita e qualcuno già sta tremando.

2- LA SEQUENZA DEGLI EVENTI CHE HANNO PORTATO ALLA LIQUIDAZIONE DI LUCIANI
Nelle favelas di Rio de Janeiro si continua a discutere sulle dimissioni di Luca Luciani, il biondo manager che all'inizio di maggio è stato dimissionato (controvoglia) da Franchino Bernabè.

Tra le famiglie carioca che abitano nelle baraccopoli c'è anche chi scruta il mare per vedere se l'ex-dirigente padovano sta facendo il surf, l'hobby che ha sempre dichiarato di preferire insieme al desiderio di visitare la Grecia con un camper.

Ai poveri delle favelas che vivono con 100 dollari al mese, interessa ricostruire la sequenza degli eventi che hanno portato alla liquidazione di Luciani, e raccogliendo le informazioni con qualche telefonata agli uscieri di Telecom, sono arrivati a una cronologia quasi perfetta. La cronaca delle dimissioni ha inizio la sera del 3 maggio quando il direttore del personale di TelecomItalia, Antonio Migliardi, ha preso il volo Roma-Rio de Janeiro e si è recato a trattare la resa di Napoletone.

In quelle ore la pressione dei media italiani e brasiliani era già molto forte e la notizia delle possibili dimissioni di Luciani era uscita su alcuni siti internet locali. Il giorno dopo, siamo al 4 maggio, succede però un fatto molto inquietante per Franchino Bernabè che riceve una durissima email da MSS Capital e Fidelity, i due principali azionisti di minoranza di Tim Brasil.

In sintesi gli dicono di considerare Luciani il garante dei loro asset e del valore del loro investimento, e aggiungono che l'inchiesta italiana sulle Sim false è irrilevante rispetto alla situazione di Tim Brasil. E per rendere il messaggio ancora più esplicito precisano che Luciani non è stato rinviato a giudizio e quindi è da considerare innocente fino a quando non arriverà una sentenza.

Il messaggio è chiaro, ma non è completo perché, come ha accennato anche il settimanale "Il Mondo", nell'email i due azionisti americani minacciano Bernabè e i top manager italiani di ritenerli personalmente responsabili qualora le dimissioni di Luciani non fossero motivate da valide ragioni.

A questo punto il racconto degli inquilini delle favelas diventa incandescente perché - così raccontano - Bernabè e i suoi più stretti collaboratori Patuano, Cicchetti e De Angelis, hanno un sussulto poiché sanno benissimo che gli americani non scherzano e sono pronti a intraprendere azioni legali al Foro di New York.

Ma chi conosce il manager di Vipiteno sa che dopo un iniziale smarrimento è capace di riprendere l'offensiva, ed ecco partire al contrattacco 14 consulenti di Deloitte e dello studio legale americano di Telecom al quale è stato chiesto un parere. Insieme ai 14 legionari di Deloitte pare che siano sbarcati a Rio (così raccontano sempre nelle favelas) anche gli uomini della Sicurezza, dell'Audit e della Finanza di TelecomItalia, pronti a fare le pulci alla gestione Luciani.

Qui il racconto dei poveri carioca diventa eccitante e va preso con beneficio d'inventario: una volta entrati nel quartier generale di Tim Brasil tutto il top management della società sudamericana viene precettato e parte una perquisizione a raffica degli uffici con interrogatori face to face ai dirigenti e agli autisti, ma pare che il risultato sia stato deludente.

La conclusione è un report che parte per Roma in un linguaggio piuttosto incomprensibile che porta diritto alle dimissioni concordate con Luciani al quale viene riconosciuta una liquidazione di 2,2 milioni di euro.

Nell'Assemblea di Telecom che si è svolta a Rozzano il 15 maggio Bernabè ha confermato che il biondo Napoletone e Tim sono puliti, ma il saluto all'ex-manager di Tim Brasil è stato accompagnato da parole che suonavano come una riserva di fronte ad eventuali sviluppi giudiziari.

Così la raccontano nelle favelas di Rio dove aggiungono la notizia che solo dopo la conclusione della vicenda Tim Brasil ha depositato alla Sec di New York il "filing" chiamato 20F, quello con cui la Tim quotata allo Stock Exchange ha comunicato all'organo di controllo americano i risultati del bilancio 2011.

3- TRA I POTENZIALI CANDIDATI AGCOM SI RITROVA IL NOME DI DEBORAH BERGAMINI
Salvo sorprese dopodomani la Camera dovrebbe procedere all'elezione di due dei quattro commissari dell'AgCom, l'Autorità di garanzia sulle telecomunicazioni, gli audiovisivi e il web.

Siamo alle battute finali di una vicenda che interessa in modo vitale il Cavaliere peccaminoso e il passaggio in aula di domani dovrebbe mettere fine al balletto sui candidati. Il magistrato-poeta Calabrò (classe 1935) potrà tornare alla letteratura che indulge all'erotismo e lasciare il posto a quello che ormai è indicato come il successore.

È un bocconiano dai baffi spioventi e l'aria simpatica che si chiama Angelo Marcello Cardani, laureato alla Bocconi dove insegna come professore associato di Economia politica, ed è stato membro del Gabinetto quando Mario Monti era Commissario europeo. La nomina ufficiale di Cardani dovrebbe arrivare comunque dopo la designazione degli altri quattro commissari, e qui la bagarre per entrare nelle stanze dell'AgCom è oltremodo affollata. Secondo il "Corriere delle Comunicazioni" sono 12 i curricula che il Parlamento dovrà esaminare, e a questi 12 bisogna aggiungerne altri 5 indicati dalle regioni.

Tra i potenziali eletti si ritrovano i nomi di Maurizio Dècina, un esperto ben conosciuto dagli operatori telefonici, Antonio Matrusciello, Enzo Pontarollo e una donna. Una donna conosciuta perché è Deborah Bergamini, la 45enne giornalista di Viareggio che dopo le prime esperienze in Italia e all'estero nel 1999 è stata folgorata sulla strada di Berlusconi.

In quell'anno diventa consulente per la comunicazione, poi nel 2002 passa alla Rai come vicedirettore del marketing strategico e a viale Mazzini si comporta come portavoce del Cavaliere.

Il curriculum della Bergamini si completa con la nomina nel marzo 2008 a deputato per il Popolo delle Libertà, un riconoscimento che il partito e il suo padrone vogliono dare alla giornalista per i meriti acquisiti sul campo.


4- SI AVVISANO I SIGNORI NAVIGANTI CHE OGGI MAURO MORETTI NON VA DISTURBATO.
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che oggi Mauro Moretti non va disturbato.
Il capo delle Ferrovie è impegnato in due convegni durante i quali avrà modo di incontrare Corradino Passera e altri manager pubblici. Il primo convegno è dedicato a raccontare al ministro dello Sviluppo Economico e a Corrado Clini, ministro dell'Ambiente, l'esperienza delle Ferrovie italiane sul tema della sicurezza.

Nel secondo incontro promosso dalla Luiss, Moretti parteciperà insieme ad Alessandro Pansa di Finmeccanica a una tavola rotonda sul tema "Lo Stato da gestore di grandi imprese e referente nel loro governo".

È prevedibile che i due manager su questo tema si terranno abbottonati e ossequienti".

 

 

Pizzarottigrillo e pizzarottile15 guido barillaAngelino Alfano ARRIGO ALLEGRIluca lucianiAntonio Migliardi-Responsabile risorse umane e Organizzazione in TelecomFRANCO BERNABE PATUANO CORRADO CALABROANGELO MARCELLO CARDANIDeborah Bergamini martusciello antonioMAURO MORETTI

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