tria moscovici

IMPICCARSI AI NUMERI (SBAGLIATI) DI BRUXELLES - LA COMMISSIONE HA TOPPATO LE ULTIME 14 PREVISIONI, E ORA CI DICE CHE L'ITALIA L'ANNO PROSSIMO NON CRESCERÀ COME PREVISTO DAL GOVERNO E CHE IL DEFICIT SARÀ PIÙ ALTO. NELL'ULTIMO LUSTRO CI HANNO AZZECCATO SOLO UNA VOLTA

Antonio Grizzuti per ''la Verità''

 

previsioni della commissione europea

È guerra di cifre tra la Commissione europea e il governo italiano. La pubblicazione delle consuete previsioni autunnali, caso mai ce ne fosse bisogno, ha segnato in maniera ancora più netta la crescente distanza tra Roma e gli euroburocrati. «Dopo la solida crescita registrata nel 2017», si legge in apertura, «l' economia italiana ha rallentato a partire dalla prima metà dell' anno per via del calo delle esportazioni e dell' indebolimento della produzione industriale». Per quanto riguarda l' anno in corso, la crescita del Pil è fissata all' 1,1%, il debito pubblico al 131,1%, mentre il deficit è previsto attestarsi all' 1,9%. Ma il peggio deve ancora venire. Nel 2019 il deficit dovrebbe schizzare al 2,9%, mentre la crescita dovrebbe rimanere stagnante all' 1,2%. Tutta colpa, scrivono da Bruxelles, delle misure programmate dal governo.

 

«La spesa pubblica», si legge nel focus dedicato all' Italia, «crescerà significativamente a seguito dell' introduzione del reddito di cittadinanza, di una maggiore flessibilità per i pensionamenti anticipati, e per l' aumento degli investimenti pubblici». Per effetto di questi provvedimenti, nel 2020 il rapporto deficit/Pil dovrebbe addirittura sforare il parametro previsto dal Patto di stabilità e crescita, attestandosi al 3,1%.

 

TRIA E MOSCOVICI

Uno scenario che prende in considerazione «l' incremento dei rendimenti sui titoli sovrani, risparmi più bassi derivanti dalla spending review e l' aumento della spesa pubblica come conseguenza del rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici». Sul versante del debito pubblico, a causa del combinato disposto tra deterioramento fiscale e scarsa crescita, questo è previsto rimanere costante intorno al 131%. Nella giornata di ieri è intervenuto anche il Fondo monetario internazionale, confermando le stime per la crescita italiana all' 1,2% per il 2018, all' 1% per il 2019 e allo 0,9% per il 2020.

 

Numeri totalmente diversi da quelli dichiarati dall' esecutivo nel Documento programmatico di bilancio (Dpb) inviato a Bruxelles lo scorso 16 ottobre. Secondo il Mef, infatti, la crescita dovrebbe attestarsi all' 1,5% nel 2019 e all' 1,6% nel 2020, mentre per l' anno prossimo il deficit rimarrebbe contenuto al 2,4%.

 

TRIA E MOSCOVICI

Ma le previsioni Via XX Settembre risultano ottimistiche anche per ciò che concerne la prospettiva di riduzione del debito. Un calo che, seppur modesto, dovrebbe portare l' indebitamento al di sotto della soglia del 130% già nel 2020 (128,1%). Non meraviglia, dunque, la reazione del ministro dell' Economia, Giovanni Tria, che definisce le previsioni della Commissione europea relative al deficit italiano in «netto contrasto con quelle del governo italiano» e frutto di una «analisi non attenta e parziale del Dpb».

 

Nel corso di una conferenza stampa svoltasi ieri, il commissario europeo per gli Affari economici e monetari, Pierre Moscovici, ha affermato che «bisogna rispettare le regole, la Commissione deve applicarle e non può fare altrimenti che agire nel quadro delle regole». «Spero in una soluzione comune, voglio un dialogo con l' Italia», ha aggiunto Moscovici, il quale pur dichiarandosi a «favore della flessibilità quando un Paese ha conosciuto catastrofi naturali», ha ribadito per l' ennesima volta che «esistono regole e dobbiamo farle rispettare».

 

Come ha spiegato nei giorni scorsi La Verità, appellandosi alla violazione degli obiettivi per l' anno in corso, esiste la possibilità concreta che la Commissione applichi sin da subito le sanzioni previste dalla procedura per disavanzo eccessivo. Una multa pesante sia dal punto di vista economico (si parla di importi che variano dai 3,5 agli 8 miliardi di euro) che politico.

juncker dombrovskis

 

Questo è il clima, giova ricordarlo, a soli cinque giorni dal termine fissato da Bruxelles per riformulare la bozza di bilancio in conformità alle regole europee. Le sciagure profetizzate nelle previsioni autunnali fanno parte della strategia del terrore messa in campo dai burocrati per aumentare la pressione nei confronti del governo. Non si può dire, però, che si tratti di un' arma particolarmente affilata.

 

Come si legge nella tabella qui sopra, andando a ritroso negli anni, infatti, è facile osservare come nella stragrande maggioranza dei casi le ipotesi della Commissione si siano rivelate infondate. Mettendo a confronto i dati reali con le stime degli ultimi cinque anni relative a deficit, debito pubblico e crescita, si rileva che a Bruxelles hanno azzeccato una sola volta su quindici: eravamo nel 2017, con un deficit previsto, e poi confermato dalla realtà, al 2,4% del Pil.

 

A volte l' errore è stato per difetto, altre per eccesso, ma si capisce bene che finché ci troviamo nel campo delle possibilità questi numeri lasciano il tempo che trovano. Sarà anche per questo motivo che, nonostante i consueti proclami e le ormai abituali minacce, anche ieri lo spread è rimasto stabile sotto quota 300, chiudendo a 294.

PADOAN DOMBROVSKIS

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO