ITALIA WELFARE? LA FAMIGLIA! - UN QUARANTENNE SU QUATTRO VIVE GRAZIE ALLA PAGHETTA DEI GENITORI (ECCO PERCHE’ NON C’E’ ANCORA LA RIVOLTA)

1- DEBITI E PAGHETTE
Massimo Gramellini per "La Stampa"

Un quarantenne su quattro vive grazie alla paghetta dei genitori. Detto con più precisione: secondo una ricerca commissionata dalla Coldiretti, in Italia il 28 per cento degli adulti fra i 35 e i 40 anni (mi rifiuto di chiamare giovane un quarantenne) ha bisogno del sostegno dei familiari. Perché è disoccupato, cassintegrato, parzialmente o saltuariamente occupato, superoccupato ma sottopagato. In ogni caso: preoccupato.

Sono i numeri di un terremoto sociale. I nonni mantengono i figli con i soldi che avrebbero voluto lasciare in eredità ai nipoti. E quando il risparmio delle famiglie si esaurirà, magari dopo la prossima spremuta fiscale benedetta dalla signora Merkel, cosa ne sarà dei superstiti? E a chi venderanno i beni di consumo le aziende che, per fabbricarli a prezzi sempre più bassi, sono costrette a tagliare posti e retribuzioni?

Nel mucchio dei percettori di paghette ci sarà sicuramente qualche parassita indisponibile al sacrificio e una percentuale di illusi che si ostina a perseguire un corso di studi o un mestiere che la rivoluzione tecnologica ha confinato nel museo delle cere. Ma la maggioranza è composta da giovani o ex giovani disposti a tutto e condannati al niente.

Torrenti di energia ristagnante. Il costo emotivo della crisi è superiore persino a quello economico. Penso all'umiliazione e al senso di fallimento di un adulto costretto a chiedere aiuto ai suoi vecchi. Chissà se in Europa qualcuno ha ancora la forza di fermare questo treno che corre verso il buio. Non è tempo di pagare i debiti del secolo scorso, adesso. Per pagare i debiti servono stipendi, non paghette.

2- QUARANTENNI ALLO SBANDO: "UNO SU QUATTRO VIVE CON LA PAGHETTA DI PAPA'
Tonia Mastrobuoni per "La Stampa"

All'assemblea della Coldiretti di un anno fa, al solito Enrico Letta sintetizzò il dilemma ricorrendo a una metafora calcistica. «L'Italia degli anni '60 - disse - aveva i giovani nel motore di sviluppo del Paese. Oggi li ha messi in panchina». Ieri, sempre in occasione dell'assemblea annuale, la principale organizzazione degli imprenditori agricoli ha promosso un'indagine che sembra confermare quel verdetto. "I giovani e la crisi" offre la fotografia impietosa di una generazione lasciata a casa e spesso umiliata con lavori al di sotto delle aspettative, che vive della "paghetta" delle madri o dei padri e sogna un posto da spazzino o da pony express.

Una generazione intera di italiani, dunque, ha perso le speranze nel futuro. È una generazione che è infatti convintissima di essere condannata a stare peggio dei genitori, che spesso da quei genitori dipende economicamente fino alla soglia dei 40 anni e che vive con la valigia in mano per scappare all'estero.

Una generazione, oltretutto, che rischia di essere perduta, se non si interviene in fretta: in oltre una famiglia su dieci c'è un ragazzo o una ragazza tra i 15 e i 29 anni che non fa assolutamente nulla. Non studia, non lavora, non frequenta corsi di formazione. Si tratta di 2,1 milioni di persone: fantasmi della società che i sociologi e gli economisti hanno racchiuso in un acronimo,"Neet" (not in education, employment or training) e che faranno sempre più fatica a reintegrarsi, man mano che passerà il tempo.

Ovvio che questa generazione sogni una "quota giovani" per le assunzioni e, a stragrande maggioranza, auspichi un ricambio occupazionale meno vischioso, che vengano imposti insomma limiti di età massimi e invalicabili, almeno per chi lavora nella pubblica amministrazione e ricopre incarichi istituzionali.

Ed ecco i numeri. Un italiano su quattro (28%) tra i 35 e i 40 anni continua a percepire la "paghetta" dei genitori. È quasi uno su due (43%) tra i 25 e i 35 anni. Ancora più inquietante: non può rinunciare all'aiuto economico di mamma e papà un lavoratore giovane su quattro.

In un quadro di recessione protratta ieri ce lo ha ricordato anche l'Ocse che l'Italia soffre quasi da due anni di un'economia costantemente in calo - quasi un giovane su tre (32%) pur di lavorare farebbe lo spazzino; una percentuale analoga accetterebbe di fare il pony express (34%) o l'operatore di un call center (31%). Oltre 4 disoccupati giovani su 10 accetterebbero un lavoro da 500 euro al mese a tempo pieno e il 39% un incremento delle ore lavorative con la stessa busta paga.

Ovvio che allora si stia aggravando il dramma dell'emigrazione. Scrive Coldiretti che «nel paese più bello del mondo, considerato patria dei "mammoni", in realtà la maggioranza dei giovani (51%) sotto i 40 anni è pronta ad espatriare per motivi di lavoro mentre il 64% è disponibile a cambiare città».

Neanche lo sguardo al futuro offre conforto alla maggioranza dei giovani. Il 61% pensa che starà peggio dei propri genitori. E la percentuale non cambia molto a seconda se si indaga tra occupati (61%), disoccupati (65%) o studenti (54%). Un'ansia che si riflette anche nell'elevato grado di insoddisfazione sul lavoro: il 36% non è soddisfatto della propria occupazione. Poco appagante per 3 giovanisu 4 dal punto di vista economico, privo di prospettive di carriera addirittura per uno su tre.

Curiosa, invece, la statistica sulle esperienze lavorative. Ben 4 giovani su 10 non hanno mai preso in mano un trapano (40%) o una zappa (36%). Infine, favorita forse dall'esistenza da "bamboccioni", la stragrande maggioranza degli under 40 dichiara di avere una discreta dimestichezza con le faccende domestiche. Il 95% sa rifare il letto, il 94% ha fatto la spesa e il 91% sa cucinare almeno un uovo.

 

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