ivan lo bello

BRUTTA ARIA PER LO BELLO - IVANOHE DETTO IVAN, SEDICENTE PALADINO DEGLI IMPRENDITORI ANTIMAFIA E VICEPRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, INDAGATO NEL CASO DI POTENZA - STORIA DI UN UOMO POTENTE CON L'OSSESSIONE DI NON LASCIARE TRACCIA

1. ANCHE LO BELLO È INDAGATO

Virginia Piccolillo per il ''Corriere della Sera"

 

montante e ivan lo bellomontante e ivan lo bello

Il petrolio. Un pontile per stoccarlo. Un «clan». E un ministro «strumento inconsapevole». Era iniziata così, con le mire di Gianluca Gemelli e del suo «quartierino» sulla banchina del porto di Augusta e le manovre per ottenerla. È finita con un terremoto giudiziario che ieri ha travolto il numero due di Confindustria Ivan Lo Bello, indagato assieme all' ex commissario straordinario dell' Autorità Portuale (riconfermato dal ministero dello Sviluppo) Alberto Cozzo; il contrammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto, capo della pianificazione finanziaria della Marina; il caposegreteria della senatrice pd Anna Finocchiaro, Paolo Quinto, e il lobbista della Compagnia delle Opere, Nicola Colicchi.

 

Il clan Per la mobile di Potenza, guidata da Carlo Pagano, i «promotori, ideatori e organizzatori» erano Gemelli e Colicchi. Lo Bello e Quinto i «partecipanti» con un «ruolo di cerniera con la politica».

 

Usando le loro «entrature», secondo i pm, il clan si è mosso per vari scopi: dal pontile di Augusta a progetti nel settore petrolifero, all' energia, ai «Sistemi di difesa e sicurezza del territorio». All' ex ministro Federica Guidi, compagna di Gemelli, l' indagine dà il ruolo di «strumento inconsapevole di quello che lei stessa aveva mancato di individuare come clan». Al capo di stato Maggiore della Marina, Giuseppe De Giorgi, la nuova accusa: aver concorso a turbare l' assegnazione della concessione del pontile. Quinto, attraverso l' avvocato Giuseppe Di Noto, si dichiara «totalmente estraneo e sicuro di chiarire».

 

Le intercettazioni

«Quest' area, la rivaluti. Ne abbiamo bisogno come il pane», diceva in un' intercettazione Gemelli. Per avere quel pontile e relativa servitù militare, per i pm Francesco Basentini e Laura Triassi, aveva costituito ad hoc , attraverso prestanome, la società Alfa Tanko. Ma la concessione era già di Alfio Fazio. Da lì le manovre per ingraziarsi il commissario portuale Cozzo. E promuovere l' ammiraglio Roberto Camerini per farlo fuori, perché non amico del clan (« amoveatur ut amoveatur » citano, male, gli intercettati).

ivanohe lo belloivanohe lo bello

 

Le accuse

I pm parlano dell'«esistenza di lobby affaristiche dirette a interferire sull' esercizio delle funzioni di istituzioni, amministrazioni pubbliche e di servizi pubblici essenziali di interesse nazionale». E di come sia stato «difficile» individuarle «per l' appartenenza di alcuni dei sodali a ramificazioni delle stesse istituzioni», col «coinvolgimento di ambienti opachi del mondo politico-amministrativo e imprenditoriale».

 

Stop al Centro Oli

Ieri il Tribunale di Potenza ha ritenuto valide le accuse dei carabinieri: nella vasche del Centro Oli di Viggiano e nel pozzo di reiniezione Costa Molina c' erano sostanze tossiche. Che, secondo i funzionari intercettati, erano lì per il malfunzionamento dell' impianto. L' Eni ricorre in Cassazione. E annuncia il fermo totale.

 

 

2. LA PARABOLA DI IVAN IL POTENTE CHE AMAVA COMANDARE NELL’OMBRA

Attilio Bolzoni e Emanuele Lauria per ''la Repubblica''

 

La sua ossessione: non lasciare tracce. Il suo desiderio più nascosto: diventare invisibile. Da nessuna parte e dappertutto, felpato, controllatissimo nei gesti e nel linguaggio, ha manovrato per almeno dieci anni nel silenzio fra sodalizi pubblici e interessi privati. Una sciagura che non avrebbe mai immaginato: finire così rumorosamente nelle pieghe dell’inchiesta del petrolio.

 

ivan lo bello confindustriaivan lo bello confindustria

Eventualità non contemplata dai comandamenti di Ivanhoe Lo Bello detto Ivan, il secondo rappresentante di massimo livello di Confindustria — dopo Antonello Montante, il delegato della legalità degli imprenditori italiani indagato per concorso esterno — precipitato nella polvere. Si erano presentati nel 2006 come la “coppia” siciliana del cambiamento, si sono rivelati i capi di cordate dalle ambigue frequentazioni ed entrambi assai sensibili al richiamo degli affari.

 

Influente e mai appariscente, un talento innato per la giusta distanza, tanto abile da stare in equilibrio perfetto fra il “quartierino” e le bandiere di Libera, ultimo incontro a Torino il 21 febbraio per firmare come Unioncamere uno dei soliti protocolli intorno ai quali Lo Bello ha costruito la sua immagine antimafia.

 

Nella sua biografia c’è scritto “banchiere”. Ma è anche erede di un’azienda di biscotti, presidente di Unioncamere, presidente della Camera di commercio di Siracusa, consigliere di amministrazione dell’aeroporto di Catania e — fine del sogno d’invisibilità — socio di quel Gianluca Gemelli compagno dell’ex ministra Guidi.

 

IVANHOE LO BELLO IVANHOE LO BELLO

Ivan è soprattutto uno che conta. Conta a Palermo e a Roma, nei salotti, in Vaticano, nei ministeri. Dalle carte giudiziarie di Potenza è affiorata la sua capacità di fare intensamente lobby. A cena con l’arcivescovo Vincenzo Paglia parla di incarichi graditi a Gemelli, l’imprenditore Nicola Colicchi azzarda che lui è stato in grado di far strappare un decreto già firmato dal ministro Delrio. Evocato in tante telefonate, indicato come «gancio», ha candidamente ammesso qualche giorno fa a Repubblica: «Ma io sul mio territorio sono un’istituzione».

 

Questo maggiorente colto, che legge Leopardi e ama le poesie di Baudelaire, si defila sempre. Come ha fatto anche di fronte alle avance della politica, con il centrosinistra che per due volte lo ha pregato invano di candidarsi a governatore dell’isola.

 

Socialista in gioventù, vicino a Fabio Granata che era luogotenente di Fini in Sicilia, in stretti rapporti con un sindaco forzista di Siracusa, Ivan Lo Bello diventa Ivan Lo Bello a soli 35 anni. È il 1998 e il presidente della Regione Giuseppe Provenzano — che aveva avuto guai con il giudice Falcone per le sue consulenze al clan dei Corleonesi — su suggerimento proprio di Granata, nomina uno sconosciuto siracusano a consigliere del Banco di Sicilia. Poi ne sarà anche presidente.

 

luca cordero di montezemolo (2)luca cordero di montezemolo (2)

Da quel momento la sua corsa non finisce più: business e diplomazia lo portano a Palermo, Roma, Milano, Londra, negli Emirati arabi. Ma non lascerà mai definitivamente la sua Siracusa e la bellissima villa con terrazza affacciata sul teatro greco.

 

L’anno per lui decisivo però è il 2006. Montezemolo vuole pulizia in Confindustria siciliana e lo sceglie come guida degli industriali dell’isola. Passano pochi mesi e si annuncia la “rivoluzione”: gli imprenditori promettono di ribellarsi al racket e di cacciare dalla loro associazione chi paga il pizzo. È l’inizio di un’avventura che finisce sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo: Lo Bello è l’uomo della svolta.

 

La “rivoluzione” però sarà un sogno spezzato, quel movimento dopo un po’ perde slancio e si trasforma in un gruppo di potere che occupa militarmente tutte le cariche pubbliche disponibili. Gli industriali siciliani diventano un “partito” che siede per 6 anni di fila nelle giunte regionali, decide assessori e pure presidenti, piazza i suoi fedelissimi in ogni angolo di sottogoverno. E fa affari.

 

A Catania nasce una nuova stella imprenditoriale, Mimmo Costanzo, che era stato assessore allo Sviluppo Economico della prima giunta Bianco e che Lo Bello mostra a tutti come «esempio di legalità». La stampa ne dice meraviglie. Costanzo si rivelerà — stando all’inchiesta giudiziaria sulla Dama Nera dell’Anas — un grande corruttore e il suo impero si scoprirà in odore di mafia.

Fabio Granata e Flavia Perina Fabio Granata e Flavia Perina

 

Lo Bello fa finta di niente, come se Costanzo non l’avesse mai conosciuto. Come fa finta di niente quando per una truffa alla Regione va sotto processo il suo amico Ivo Blandina («Una persona molto per bene»), scelto per fare il commissario di Confindustria Siracusa. Fa finta di niente quando il suo nome è menzionato in numerose pagine del caso Guidi («Non capisco che c’entro io»), fa finta di niente quando Confindustria siciliana è trascinata nel gorgo delle indagini.

 

In privato critica Montante confessando «che io provengo da un altro mondo», in pubblico firma appelli a sua difesa. E intanto concentra le sue attenzioni sull’autorità portuale di Augusta e sull’aeroporto di Catania. È Confindustria che, attraverso un reticolo di nomine fra ex Province e Camere di Commercio, controlla la Sac, la società di Fontanarossa al centro di un imponente progetto di sviluppo.

 

Un’ascesa irresistibile. Fino agli ultimi mesi. Fino alla guerra fratricida con lo stesso Montante sulle camere di commercio, sfociata in denunce incrociate. Ma Ivan si presenta sempre rassicurante. Anche quando gli contestano che la sua Confindustria, in 10 anni, non ha espulso un solo imprenditore mafioso.

Ultimi Dagoreport

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”

romana liuzzo

DAGOREPORT! UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE LA MESSA IN ONDA DELLO SPOT AUTO-CELEBRATIVO (EUFEMISMO) DEL PREMIO “GUIDO CARLI” - CONFUSI, SPIAZZATI, INCREDULI SI SARANNO CHIESTI: MA CHE CAZZO È ‘STA ROBA? - AGGHINDATA CON UN PEPLO IN STILE “VESTALE, OGNI SCHERZO VALE”, PIAZZATA IN UN REGNO BOTANICO DI CARTONE PRESSATO, IL “COMMENDATORE”  ROMANA LIUZZO REGALA 20 SECONDI DI SURREAL-KITSCH MAI VISTO DALL'OCCHIO UMANO: “LA FONDAZIONE GUIDO CARLI VI SARÀ SEMPRE ACCANTO PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO MIGLIORE”. MA CHI È, LA CARITAS? EMERGENCY? L'ESERCITO DELLA SALVEZZA? - VIDEO!

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…