
“TRUMP NON HA OTTENUTO NULLA E HA CAPITOLATO. FINIRÀ MASSACRATO ALLE ELEZIONI DI MIDTERM” – KENNETH ROGOFF, EX CAPOECONOMISTA DEL FMI: “HA ACCELERATO IL DECLINO DEL DOLLARO. LA CREDIBILITÀ DELLO STATO DI DIRITTO, LA CAPACITÀ DI MANTENERE IL SOFT POWER, IL POTERE DI FAR SÌ CHE GLI ALTRI VOGLIANO CIÒ CHE L’AMERICA VUOLE. NON È SOLO UN PROBLEMA DI DAZI. MA L’APERTURA AL COMMERCIO, ALLA GLOBALIZZAZIONE FINANZIARIA, LE UNIVERSITÀ AMERICANE SONO PILASTRI DEL DOLLARO” – “IL PROBLEMA VISTO DALL’EUROPA, È CHE NON CI SI PUÒ FIDARE. VEDREMO INFLAZIONE, REPRESSIONE FINANZIARIA. NON È DIFFICILE IMMAGINARE CHE TRUMP CERCHERÀ DI…”
Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
Il dollaro sta recuperando dopo il primo accordo con la Cina sui dazi. Torna un po’ di fiducia nell’economia statunitense?
«Be’, l’amministrazione di Donald Trump fondamentalmente ha capitolato. Non ha ottenuto nulla — risponde Kenneth Rogoff di Harvard, ex capoeconomista del Fmi, gran maestro di scacchi e ora autore di L’impero del dollaro (Egea) —.
Trump, visto dai mercati, cerca un modo di ritirarsi dalle stupide politiche che aveva messo in atto.
Per gli Stati Uniti è positivo: le probabilità di recessione calano ed è buono per il dollaro.
DONALD TRUMP IN VERSIONE NERONE BRUCIA MILIARDI DI DOLLARI - IMMAGINE CREATA CON CHATGPT
Ma il valore del biglietto verde è ancora molto alto ed è probabile che scenda. Mi sorprenderebbe se non vedessimo 1,20 o magari anche 1,30 sull’euro. Altre volte in passato il dollaro è già stato sopravvalutato, ora l’amministrazione Trump ne ha accelerato il declino».
Che intende dire?
«I cinesi non hanno bisogno di farsi dire due volte che devono allontanarsi dalla valuta americana. Gli europei ora sono costretti a militarizzarsi, il che è probabilmente il punto di maggiore debolezza dell’euro come valuta internazionale. Trump accelera queste tendenze, che erano già in atto. […]».
Quali fattori garantivano alla moneta americana il suo ruolo e ora sono in dubbio?
Donald Trump holding a Million Dollars - Harry Benson
«La credibilità dello stato di diritto, la capacità di mantenere il soft power, il potere di far sì che gli altri vogliano ciò che l’America vuole. Non è solo un problema di dazi. Ma l’apertura al commercio, alla globalizzazione finanziaria, le università americane sono pilastri del dollaro».
Cos’ha spinto Trump a capitolare di fronte alla Cina?
«Lui è pragmatico. Quando qualcosa non va, cerca una via d’uscita. L’ha fatto nel primo mandato e ora di nuovo. Il problema ora, visto dall’Europa, è che non ci si può fidare. Con il Canada e il Messico era stato lui a concludere un accordo quattro anni fa e ora lo ha fatto saltare. Ma […] il problema […] sono gli Stati Uniti. Lo abbiamo eletto e possiamo eleggerne un altro. Questa arroganza è molto americana, non andrà via».
L’incertezza frenerà gli investimenti?
«Vede, una delle grandi cose riguardo agli Stati Uniti è che se compri qualcosa, è tuo. Non lo portiamo via solo perché sei italiano. Finché rispetti le nostre leggi, non le cambiamo in modo arbitrario.
Ora invece con il modello di governo forte e del favoritismo al potere, non sei più sicuro. Non sai se sarai tassato o penalizzato in modo speciale perché sei italiano o altro. Questa incertezza mina alla base una delle grandi forze degli Stati Uniti».
Trump non cerca neanche di nascondere il proprio arricchimento personale grazie alla carica. E la passa liscia.
«È il punto più importante. Penso che Trump finirà massacrato alle elezioni di midterm e allora forse inizieranno i processi di impeachment su di lui al Congresso, ma ora no. I congressisti repubblicani hanno paura».
donald trump e la guerra dei dazi
Intanto il deficit pubblico corre verso il 7% del Pil…
«Non c’è un piano per chiuderlo, ma i mercati obbligazionari non saranno così indulgenti. Avremo sicuramente problemi nei prossimi anni. I rendimenti dei titoli del Tesoro americano a dieci anni sono attorno al 4,4%, ma penso che nei prossimi anni sia più probabile vederli al 5% o al 6% che al 3% o al 3,5%».
Fra quanti anni?
«Nel mio libro scrivo fra cinque o sette anni, ma ora credo due. Avverrà con Trump alla Casa Bianca. Vedremo inflazione, repressione finanziaria. Non è difficile immaginare che Trump cercherà di controllare i prezzi o i flussi di capitali. E le persone che credono che l’indipendenza della Federal Reserve sia protetta dalla Costituzione potrebbero doversi ricredere».
Consigli per l’Europa?
«Di mantenere la calma e non inchinarsi a Trump. Lui rispetta la forza. È come uno scacchista da caffè, bravo e aggressivo contro i deboli. Ma gli avversari forti che sanno difendersi e colpire contro di lui vincono. La Cina non si è piegata e dalla Cina non ha ottenuto nulla. Anche dall’Europa otterrà poco».
il video del ministero degli esteri cinese contro i dazi di trump 1
donald trump e i dazi sulle auto
L INSTABILITA ECONOMICA BY TRUMP - ILLUSTRAZIONE DEL FINANCIAL TIMES
MEME SUL CROLLO DEL VALORE DEL DOLLARO BY TRUMP