carlo de benedetti dorme

USA E GEDI - NEL DECANTARE IL SUO ADDIO ALLA “GEDI”, LA SOCIETA’ CHE CONTROLLA REPUBBLICA-STAMPA-ESPRESSO, CARLO DE BENEDETTI ELOGIA IL MANAGEMENT SULLE MACERIE DELLA REDAZIONE: “SIAMO STATI COSTRETTI A UNA RISTRUTTURAZIONE CHE HA RIDOTTO DI UN TERZO I DIPENDENTI, MA SIAMO L’UNICA IMPRESA EDITORIALE ITALIANA CHE NON HA MAI PERSO IN UN SOLO TRIMESTRE” (SARANNO CONTENTI I DIPENDENTI…)  

Dario Cresto Dina per “la Repubblica”

 

mario calabresi carlo de benedettimario calabresi carlo de benedetti

Nella sua casa di via Monserrato, davanti a un bicchiere di tè freddo Carlo De Benedetti ripercorre un film lungo quasi quarant’anni. Metà della sua vita. La famiglia, i figli; un’azienda editoriale e, soprattutto, un giornale, una passione. Confessa un tic della mente: «Quando devo riferirmi al Gruppo Espresso, mi viene sempre di dire invece Repubblica, perché questo è un giornale che riesce a trasmetterti il proprio carattere, mi è entrato nel sangue come una piacevole ossessione».

 

Non è un giorno come un altro per lui, ammette di essere emozionato ma leggero. Non vuole parlare del passato, meglio l’oggi e il futuro, non ha voglia di ripetere una storia già raccontata molte altre volte.

 

CARLO DE BENEDETTI 3CARLO DE BENEDETTI 3

«Non ho rimpianti né rimorsi. Abbiamo fatto un cammino straordinario, da un sottotetto di via Po con le focaccine al prosciutto di Caracciolo a una società quotata in Borsa: giornali nazionali e locali, radio, internet, un gruppo d’informazione integrato. Posso aver fatto qualche errore, ma nessuno che abbia messo a rischio l’azienda. Sono stati errori di coraggio compiuti nel tentativo di fare qualcosa in più che ci sono venuti utili in tempi successivi, errori che inserisco nella categoria di quelli che mi sono piaciuti».

 

Ingegnere, se la fine è importante in tutte le cose perché questa decisione adesso e in questo modo?

carlo de benedetti foto di alessandro contaldo 20160820161617_000_G5I7EVEIQ.1-0carlo de benedetti foto di alessandro contaldo 20160820161617_000_G5I7EVEIQ.1-0

«Ho sempre pensato che bisogna organizzare la propria successione imprenditoriale e familiare finché si è in vita e si ragiona con lucidità. Ho visto troppe catastrofi accadere dopo la morte di fondatori che non hanno saputo o voluto preparare questo passaggio. Così ho cominciato a spogliarmi delle cariche che detenevo nelle società da me create a partire dal 2009 ad eccezione della presidenza del Gruppo Espresso.

 

Colpa dell’amore che avevo e ho per questo mestiere. Inseguivo un sogno: l’accordo con la Stampa, una fusione industriale che creasse la principale azienda editoriale italiana. Ce l’abbiamo fatta, siamo primi, solidi e profittevoli, più forti di un anno fa e attrezzati ad affrontare i cambiamenti che ci attendono. Ho concluso il mio cammino imprenditoriale, ho preso una decisione e sono soddisfatto di averlo fatto».

carlo e rodolfo de benedetticarlo e rodolfo de benedetti

 

Il futuro è terra incognita, i giornali perdono copie, stiamo attraversando un mare in tempesta e nessuno di noi sa che cosa troverà sull’altra sponda. Portare il fuoco sarà difficile, non crede?

«Non sono mai tranquillo, se un imprenditore lo fosse sarebbe un incosciente, ma sono fiducioso, questo sì. Assieme a John Elkann e Carlo Perrone abbiamo creato un gruppo la cui tradizione familiare, mi creda, ne rafforza la stabilità. E per quanto ci riguarda più da vicino la scelta di dare continuità all’impegno della mia famiglia è un motivo di grande orgoglio personale e un segnale importante per tutti coloro che lavorano nel gruppo.

 

Oggi comincia un nuovo capitolo, più istituzionale e meno artigianale. La crisi non è di Repubblica né solo italiana, è una sofferenza che coinvolge l’intero sistema dell’editoria mondiale. Dovremo combatterla tutti assieme, è la ragione per cui ho proposto di convocare gli Stati generali dell’editoria d’informazione, iniziativa che mi piacerebbe diventasse europea».

 

eugenio scalfari carlo de benedettieugenio scalfari carlo de benedetti

Quali sono le prime raccomandazioni che ha trasmesso a suo figlio Marco nel passargli il testimone della presidenza?

«Gli ho detto semplicemente: credici. Gli ultimi anni non sono stati facili, siamo stati costretti a una ristrutturazione che ha ridotto di un terzo i dipendenti, ma siamo l’unica impresa editoriale italiana che non ha mai perso in un solo trimestre. Ho aggiunto: hai accanto tuo fratello Rodolfo, presidente della Cir, che ti appoggerà. Avrai al tuo fianco un’ad come Monica Mondardini che ha fatto un lavoro ammirevole.

 

eugenio scalfari carlo de benedetti emanuelle de villepin il marito rodolfo de benedetti e la figlia neigeeugenio scalfari carlo de benedetti emanuelle de villepin il marito rodolfo de benedetti e la figlia neige

Mondardini è una delle colonne su cui si fonda la nostra eccellenza aziendale e ha avuto un ruolo fondamentale nell’operazione industriale con l’Itedi. Vede, in tutto questo mio lungo tempo mi sono sforzato, a volte riuscendoci altre volte forse no, di obbedire alla regola di un filtro magico tra due mestieri che può fare soltanto bene a un giornale: la fantasia e l’ispirazione dell’editore e il rigore nella gestione dell’amministratore delegato. Mi auguro che Marco sappia interpretare al meglio il suo ruolo».

 

L’impegno della famiglia De Benedetti è dunque garantito anche per il futuro del nuovo gruppo Gedi?

carlo de benedetticarlo de benedetti

«Il futuro dipenderà dalla volontà dei miei figli, una volontà che proprio dalle decisioni di queste ore appare chiara. Non vedo come potrebbe essere diversamente. Il controllo azionario di Gedi è saldamente in mano alla Cir. La sua posizione finanziaria è liquidissima, più che di realizzare ha il problema d’investire».

 

Perché è toccato a Marco?

«Marco ha un carattere molto simile al mio. Voleva questo ruolo. Me lo ha detto dal primo momento in cui ho aperto il dialogo con i miei figli sulla successione. Rivelando una determinazione che mi ha sorpreso. Farà benissimo, ha già dimostrato di essere eccellente attraverso un percorso di lavoro indipendente, è un padre attento e un uomo che ama anche divertirsi».

 

Entra in un mondo speciale, quello di Repubblica. Dovrà studiare?

CARLO DE BENEDETTI CARLO DE BENEDETTI

«Gli ho mostrato i video e le fotografie delle folle che hanno partecipato alla festa del giornale a Bologna. Un affetto straordinario. Comprare Repubblica è una scelta quotidiana, non un’abitudine, il suo patrimonio non sono i clienti ma la gente che si riconosce nelle idee del giornale, nei suoi contenuti culturali e formativi. Marco è consapevole che la materia prima dell’industria di cui è diventato presidente non è il petrolio o l’acciaio, ma il pensiero. A questo dovrà guardare, a questo dovrà rispondere».

 

Quando morì, lei riconobbe soprattutto un merito a Caracciolo, quello di avere fondato un gruppo che ha contribuito alla maturazione del Paese, un esempio raro di libertà, un posto perbene che permette a chi ci lavora di dispiegare la propria intelligenza. E’ ancora così?

«Senza dubbio, Repubblica è un giornale che sa trasmettere il proprio Dna. Grazie a Scalfari, Caracciolo e Ezio Mauro l’Italia, per me, è diventata un Paese migliore. E non importa se qualcuno la pensa diversamente. Spero di aver dato pure io un modesto contributo, ho la coscienza di aver lavorato in quella direzione».

 

Ezio Mauro Carlo De Benedetti Ezio Mauro Carlo De Benedetti

Parlando del futuro dei giornali, lei ha detto che non possiamo pensare di stare sul mercato producendo informazioni buone quanto basta. Dobbiamo concentrarci sull’informazione che fa la differenza. Pensa anche lei, come sosteneva Joseph Pulitzer, che ogni numero di giornale rappresenta una battaglia, una battaglia per l’eccellenza alla quale servono accuratezza e scrupolosità?

«Credo che il mondo sia diventato troppo piccolo per i giornali che si limitano alle notizie, la qualità dell’informazione e dei commenti sarà fondamentale. Un giornale per sopravvivere deve orientare i suoi lettori, affascinarli con le idee e indicare una strada, lasciando loro piena libertà nello sceglierla o nel rifiutarla. Deve “vendere” fiducia. I giornali, infine, restano un pilastro della democrazia e per questa ragione la democrazia dovrebbe essere principalmente interessata alla loro sopravvivenza. Un obiettivo che dovrebbe valere anche per Google, Facebook, Apple e gli altri Over-The-Top che dai giornali attingono l’acqua della loro sorgente. Senza pagarla…».

rodolfo carlo edoardo de benedetti con il paadre rodolfo carlo edoardo de benedetti con il paadre

 

Che cos’è oggi il mestiere dell’editore?

«Preservare la tradizione e non avere timore del futuro. Non è una sciocchezza o una non risposta. Arrivare prima degli altri, pensare ai giovani e ai loro nuovi linguaggi, contribuire con la propria voce al dibattito e alla crescita democratica del Paese. Una volta i giornali erano in bianco e nero, poi si sono accorti che il mondo era a colori. Bastava guardare. Credo che domani non sarà molto diverso ».

 

Nella sua presidenza ha conosciuto tre direttori di Repubblica. Può farmi una sintesi del rapporto avuto con loro?

«Eugenio Scalfari è stato un artista unico, non può essere paragonato a nessun altro. Ha inventato un modo tutto suo di fare un quotidiano, lo ha settimanalizzato ed è stato copiato da tutti. Ezio Mauro un misto di passione e dedizione. Un grandissimo direttore che per vent’anni ha lavorato ogni giorno come se fosse il primo giorno.

 

carlo de benedetti in barca in sardegna carlo de benedetti in barca in sardegna

Quando ha lasciato la direzione gli ho domandato che cosa avrebbe voluto fare e lui mi ha risposto semplicemente: voglio fare solo il giornalista. Mario Calabresi ha raccolto con intelligenza un’eredità tremendamente difficile e ha dalla sua parte il vantaggio della gioventù. Può diventare non solo un grande direttore di Repubblica, ma anche essere il riferimento della sua comunità».

Ultimi Dagoreport

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...