LOTTA AI SUOI DERIVATI - DOPO MADOFF E BARCLAYS, ARRIVA L’ENNESIMA TRUFFA FINANZIARIA: IL BROKER PFG HA FATTO SPARIRE ALMENO 200 MILIONI $ DEI SUOI CLIENTI. IL FONDATORE WASENDORF, SCOPERTO, TENTA IL SUICIDIO - NELL’ERA DEL TURBOCAPITALISMO, WASENDORF FALSIFICAVA LE DICHIARAZIONI (CARTACEE!) CHE IL REGOLATORE INVIAVA (PER POSTA!) A UN INDIRIZZO FINTO - DURISSIMO COLPO PER L’AUTHORITY USA (DIRETTA DAL SOLITO EX GOLDMAN SACHS) CHE STAVA FESTEGGIANDO LE NUOVE DEBOLI REGOLE SUI DERIVATI…

1- PFG DICHIARA BANCAROTTA: SPARITI 200 MILIONI DI DEPOSITI DEI CLIENTI

DAGOREPORT - Proprio mentre si festeggiano le deboli regole sui derivati approvate dalla Commodity Futures Trading Commission (CFTC), un nuovo disastro finanziario si affaccia a Wall St.: il collasso del Peregrine Financial Group (PFG, anche conosciuta come PFGBest), società broker nel mercato dei futures, delle materie prime, delle valute, nata 30 anni fa in Iowa e da allora diventata un operatore di medie dimensioni ma con un ampio portafoglio.

La situazione è precipitata lunedì, quando Russell Wasendorf Sr, fondatore, proprietario, e presidente del gruppo, ha tentato il suicidio (attualmente è in coma). Ieri, PFG ha dichiarato bancarotta secondo il "Chapter 7" del codice fallimentare. Si tratta di fallimento definitivo, in cui si liquida il liquidabile, si pagano i pochi fortunati creditori e tutti a casa, diverso dal "Chapter 11" in cui si ristruttura per poi ritornare "in bonis". Sempre ieri, come nelle migliori tradizioni, la CFTC si è svegliata e ha denunciato il capo di PFG per truffa, appropriazione indebita e false dichiarazioni contabili.

Peccato che la suddetta commissione, in quanto regolatrice del settore, a gennaio aveva ispezionato PFG e aveva certificato che tutto andava bene. Siamo al terzo giorno di crisi e, sempre da copione, comincia a emergere cos'è che non andava affatto bene: una fonte ha rivelato alla Reuters che per anni il signor Wasendorf ha intercettato e falsificato documenti bancari, al fine di coprire il buco di centinaia di milioni di dollari nei conti della sua società. Attualmente, l'ammanco sarebbe di oltre 200 milioni, e la stessa CFTC ammette che "non si sa dove siano finiti questi soldi".

Subito, molti commentatori finanziari hanno paragonato il caso a quello di MFGlobal, il broker che aveva puntato tutto sui bond europei ed è imploso alla fine del 2011. Oltre al diverso valore economico (dai conti di MFGlobal mancavano 1,6 miliardi di dollari), sembra che anche lo schema della truffa sia diverso, una fregatura più casereccia, stile Madoff. Secondo la fonte Reuters, Wasendorf aveva creato un finto indirizzo postale per intercettare i documenti inviati dalla National Futures Association (NFA), l'altro regolatore del settore, che lunedì ha congelato gli asset di PFG.

Ascoltate bene come funzionava la frode, nell'America della Silycon Valley e del turbocapitalismo: i funzionari della NFA mandavano i documenti a quella che credevano essere la banca dove erano depositati i soldi dei clienti di PFG, ma che in realtà era un indirizzo fittizio creato da Wasendorf. Che poi falsificava le dichiarazioni contabili (cartacee) e le rispediva per posta all'authority con sede a Chicago. Il sistema è andato avanti per anni, finché anche la NFA ha cominciato a dotarsi di un sistema informatizzato e ha scoperto la fregatura.

Nel frattempo, i soldi dei clienti, che per legge devono essere depositati su conti separati da quelli dei broker, hanno preso il largo per chissà quale destinazione. L' "exit strategy" di Wasendorf Sr. non era però di godersi i frutti della sòla in qualche atollo sperduto, visto che è stato trovato semi-cosciente e quasi soffocato nella sua auto, mentre cercava di suicidarsi inalando da un tubo i fumi di scappamento. Che il botto fosse nell'aria lo prova il fatto che il 3 luglio, come emerge dall'istanza di fallimento, al figlio Russell Wasendorf Jr, erano stati conferiti tutti i poteri di gestione e rappresentanza nel caso il padre non fosse più stato in grado di dirigere la compagnia.

Secondo molti testimoni (per ora anonimi), negli ultimi mesi i campanelli d'allarme sono stati moltissimi, e il caso è un brutto colpo per Gary Gensler, l'ex Goldman Sachs (e chi sennò?) a capo della Commodity Futures Trading Commission, che si preparava a ricevere lodi e sbrodolamenti per i passi avanti fatti nelle regole degli swap, e che invece deve aprire l'ombrello per la pioggia di pomodori che gli arriveranno addosso nei prossimi giorni.

 

2- L'AMERICA AVVIA LA RIFORMA DEI DERIVATI

Stefania Arcudi per "Il Sole 24 Ore"

Doppia azione delle autorità di regolamentazione negli Stati Uniti per migliorare la trasparenza del mercato finanziario, con un occhio ai tassi interbancari e l'altro ai derivati. Da un lato la commissione bancaria del Senato ha avviato una propria indagine sullo scandalo Libor e sentirà in luglio il segretario al Tesoro Timothy Geithner e il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke (l'obiettivo, ha detto il presidente della commissione Tim Johnson, «è capire il potenziale impatto di qualunque manipolazione sui consumatori e sul sistema finanziario americano»).

Dall'altro la Commodity Futures Trading Commission, l'autorità Usa di vigilanza sugli scambi di future e opzioni, ha approvato (con quattro voti favorevoli e uno contrario, quello del democratico Bart Chilton) un documento che precisa quando i prodotti derivati debbano essere considerati swap.

Non ci si aspetti una definizione da manuale scolastico (gli swap sono complessi strumenti finanziari che prevedono lo scambio di flussi di cassa o di pagamenti con lo scopo di ridurre potenziali perdite e rischi finanziari; ovviamente possono anche consentire, a seconda del movimento speculativo e del rischio assunto, di realizzare profitti sulle variazioni di prezzo). La «definizione» è un documento di 600 pagine, che delinea la cornice di azione con cui si cerca di fare chiarezza su un settore opaco e ancora poco regolamentato, che vale 650mila miliardi di dollari a livello globale.

Il testo parla di regole più stringenti soprattutto ai colossi del settore finanziario, come JpMorgan Chase e Barclays, per citare casi finiti di recente sotto la lente di ingrandimento dei media per problemi con i derivati. Sono previste esenzioni: le piccole banche con asset al di sotto dei 10 miliardi di dollari (il Congresso aveva chiesto alla Commissione di includerle) non ricadono sotto una parte delle definizioni, alcuni prodotti assicurativi non saranno considerati derivati e saranno escluse le aziende commerciali che utilizzano questi strumenti per l'hedging (riduzione del rischio). La Cftc prevede che saranno circa 30mila le banche e aziende esentate.

Le nuove definizioni della Cftc hanno implicazioni importanti: intanto vi sono progressi significativi per l'applicazione della Dodd-Frank Act, la riforma finanziaria passata dal Congresso e firmata in legge dal presidente Barack Obama nel 2010.

Il testo approvato ieri è funzionale all'applicazione di altre regole già varate dalla Cftc (per esempio quella sulle linee guida per la notifica dei contratti) e all'attuazione di almeno venti emendamenti su trading, diffusione e raccolta di dati, previsti dalla Dodd-Frank Act e ancora in sospeso (potrebbero ora entrare in vigore già a partire da settembre). Inoltre, le autorità di regolamentazione avranno in mano uno strumento preciso per evitare che una crisi come quella del 2007-2009 si ripeta in futuro.

Non ha dubbi in questo senso Gary Gensler, presidente della Cftc: «ci sarà ora più trasparenza, minori rischi per gli americani, più controlli e per la prima volta si farà luce sul mercato degli swap». E poi? «In seguito il Congresso preciserà ancora meglio le definizioni e lo faremo anche noi», ha detto.

Un processo ancora in evoluzione dunque, ma che prosegue senza interruzioni. Proprio lunedì la Sec, la Consob americana, aveva dato il via libera a un documento analogo, volto a precisare quali prodotti finanziari saranno soggetti al Dodd-Frank Act. Il testo ricalca peraltro un altro documento del 2011, già contenuto nella riforma della finanza. «Era cruciale definire la parola swap, quali prodotti siano interessati dalle nuove regole e quali invece no», ha detto ancora Gensler.

La mossa della Sec prima e della Cftc poi vanno guardate in un'ottica più generale: le agenzie di regolamentazione americane sono chiamate a rispettare le scadenze fissate dal G20 nell'ambito del processo di rafforzamento, entro la fine dell'anno, dei meccanismi di supervisione e risposta alla crisi, per evitare che i problemi che hanno portato al collasso di Lehman Brothers e ai salvataggi miliardari dei colossi finanziari Usa - American International Group, in testa - si ripresentino in futuro.

 

 

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