OCCHIALI RIGATI? ANDREA GUERRA IN USCITA DA LUXOTTICA DOPO DIVERGENZE CON DEL VECCHIO – IL PADRONE NON È ENTUSIASTA DELL’ACCORDO CON GOOGLE SUI TECNO-OCCHIALI

Daniela Polizzi per “Il Corriere della Sera”

 

Premio Guido Carli Mario Orfeo e Andrea Guerra Premio Guido Carli Mario Orfeo e Andrea Guerra

MILANO — Chi gli ha parlato racconta che i rapporti si sono incrinati dopo l’annuncio della partnership con Google per realizzare gli occhiali hi-tech a marchio Glass, dove si sarebbe registrata una differente visione delle strategie su Luxottica tra il supermanager milanese e il patron Leonardo Del Vecchio. Da allora c’è stato un chiarimento tra Andrea Guerra e l’azionista di maggioranza sui piani aziendali e sulle condizioni per proseguire un rapporto durato dieci anni esatti, segnando una rivoluzione per il gruppo di Agordo (Belluno) che per la prima volta ha avuto un capoazienda reclutato dall’esterno. Che esito avrà il chiarimento?

 

Andrea Guerra Andrea Guerra

Guerra, si racconta, avrebbe posto alcune condizioni di autonomia e margine di manovra in materia di indirizzo strategico e operazioni straordinarie. E Del Vecchio si sarebbe riservato di prendere una decisione. «Il boccino — racconta chi ha raccolto le confidenze di Guerra — è in mano a Del Vecchio. Non sarà il top manager a determinare il primo passo».

 

È una situazione che potrebbe evolvere con un’uscita in tempi brevi, forse anche a settembre. Oppure maturare alla scadenza del board che resterà in carica fino all’approvazione del bilancio 2014 (cioè fino a marzo del prossimo anno), nell’ambito di una separazione consensuale. Infine, la collaborazione potrebbe anche ripartire su nuove basi per dare continuità alla guida del colosso mondiale degli occhiali con 7,3 miliardi di ricavi e 73mila dipendenti.

 

Guerra, 49 anni, è arrivato ad Agordo nell’agosto del 2004 con la fama di manager con straordinarie doti di leadership e capacità di visione strategica. Nei precedenti dieci anni al timone della Merloni (ora Indesit) ha contribuito alla crescita di Fabriano facendola arrivare a 3 miliardi di ricavi con l’avvio di un processo di internazionalizzazione. Ha lasciato prima che emergessero i segnali di una crisi poi diventata devastante per l’intero comparto degli elettrodomestici in Europa.

LEONARDO DEL VECCHIO jpegLEONARDO DEL VECCHIO jpeg

 

In Luxottica il manager è arrivato per rafforzare il management di un gruppo moltiplicatosi sotto la guida dell’imprenditore e dell’allora direttore generale Luigi Francavilla, molto stimato da Del Vecchio, nato e cresciuto alla sua scuola (è arrivato nel 1968), tuttora vicepresidente del gruppo. Le acquisizioni chiave negli Usa, come Bausch & Lomb con i suoi Ray Ban e la catena LensCrafters, erano già sotto il cappello di Agordo.

 

LuxotticaLuxottica

Guerra è arrivato all’indomani della conquista della newyorkese Cole national. Insomma, il Nordamerica era già di Del Vecchio. L’ex manager Merloni ha piuttosto puntato sulla nuova frontiera della tecnologia. L’acquisto nel 2007 di Oakley, leader mondiale dell’occhiale per lo sport, è il primo vero frutto della strategia di Guerra. Convinto com’è che un’azienda deve saper apprendere da contesti diversi e sfidanti. Una strategia che fin qui ha pagato. In primavera il gruppo ha pagato agli azionisti un dividendo di 0,65 euro per azione (0,58 l’anno prima). Dal 2010 il titolo ha raddoppiato il valore e anche Guerra ha potuto vendere 1,25 milioni di azioni del piano di stock option 2009, con un guadagno di 35 .

 

DEL VECCHIO DEL VECCHIO

I Google glass sono la naturale continuazione di questa visione: l’occhiale computerizzato è la nuova frontiera della Luxottica che non può crescere soltanto comprando negozi di occhiali (ormai mass market) e marchi alla moda. Bensì diventare una tech company. Questo il suo pensiero, di cui ha fatto il suo cavallo di battaglia. La strategia ha però innescato qualche confronto con il presidente, soddisfatto dell’accordo con Mountain View, ma più cauto e riflessivo quanto a investimenti e ritorni prospettici.

 

Il progetto è ambizioso, ha richiesto l’ingaggio di ingegneri, tecnici e top manager del lusso. Team costosi e risultati economici incerti, un’equazione che Del Vecchio teme. Seduto com’è su una pentola d’oro di ricavi, margini e dividendi. Qualche differenza di opinioni sarebbe nata anche dall’intenzione di Guerra di comprare marchi hi tech, come l’hawaiano Maui Jim. Al presidente non è piaciuta neanche la chiamata pubblica del premier Matteo Renzi (declinata dal dirigente) che voleva Guerra al governo. 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”