1- MALINDI A LUTTO: COL RITORNO DEL BANANA, TRAMONTA LA LISTA BRIATORE-SANTADECHÉ, CHE AVEVANO IN MANO I SONDAGGI E L’IDEA DI ACQUISIRE “IL GIORNALE” DI SALLUSTI 2- SEGNALI DI CRISI: SARMI SI METTE A VENDERE ORO AGLI SPORTELLI DELLE POSTE, E GIULIETTO TREMONTI RESUSCITA IL FANTASMA DELLA BANCA DEL MEZZOGIORNO 3- BEFERA NON VUOLE PIÙ ESSERE L’UOMO NERO DELLE TASSE, E PENSA AL PARLAMENTO 4- CISNETTO A REBIBBIA! BOMBASTICA INTERVISTA A CUFFARO, DA TRASMETTERE LUNEDÌ 5- CALTARICCONE STA ACCANTONANDO L’IDEA DI OSVALDO DE PAOLINI AL “MESSAGGERO”. IN POLE POSITION IL VICEDIRETTORE BARBANO E VIRMAN CUSENZA DEL SUO “MATTINO”

1. MENTRE SARMI SI METTE A VENDERE ORO AGLI SPORTELLI DELLE POSTE, GIULIETTO TREMONTI RESUSCITA IL FANTASMA DELLA BANCA DEL MEZZOGIORNO
Gli uscieri del palazzo delle Poste raccontano che ieri Massimo Sarmi, il manager dalle orecchie generose, ha fatto un paio di salti sulla sedia.

Il primo era di gioia quando ha saputo che dentro il maxiemendamento al decreto Crescita sul quale il Governo ha chiesto la fiducia è prevista la possibilità per gli uffici postali di vendere oro ai risparmiatori. Sarmi non è molto sicuro che i vecchietti e i titolari dei libretti postali si mettano in coda nei 40mila uffici per comprare lingotti e lingottini, ma secondo i calcoli degli uffici tecnici l'iniziativa potrebbe portare nelle casse almeno 10 milioni di euro l'anno. Non è una grande cifra ma in un momento di difficoltà per l'azienda che guida dal 2002 è un aiutino che può contribuire a contenere la flessione del fatturato che le Poste stanno registrando nella distribuzione delle lettere e delle raccomandate.

Secondo il settimanale "Il Mondo" nell'ultimo anno la posta massiva (lettere, cartoline, pacchi) ha registrato un calo del 9,1% perdendo per strada 75 milioni di euro di ricavi, mentre per le raccomandate la diminuzione è del 5,4% con minori incassi per circa 50 milioni di euro. Vendere l'oro agli sportelli non è quindi un grande business ,ma è un segno di ottimismo che allarga il ventaglio delle attività di Poste Italiane.

L'altro salto sulla sedia è stato meno gioioso e si è verificato quando il manager di Malcesine ha letto le agenzie che riportavano le parole pronunciate da Tremonti e Maroni nel corso di una conferenza stampa al Circolo della Stampa di Milano. I due ex-ministri hanno voluto suggellare davanti ai giornalisti un'unità di intenti che servirà soprattutto a Giulietto per non rimanere isolato alle elezioni con una sua lista improbabile.

Oltre all'annuncio di camminare insieme alle regionali della Lombardia, il tributarista di Sondrio ha rilanciato un vecchio cavallo di battaglia: la Banca del Mezzogiorno che a suo avviso potrà essere uno degli strumenti attraverso cui il centrodestra può coprire tutto la Penisola.

Le parole sulla Banca del Mezzogiorno hanno letteralmente spiazzato Sarmi e tutti coloro che a partire dall'ottobre 2009 ,quando Tremonti fece battezzare dal Consiglio dei ministri la nuova creatura, hanno pensato che si trattasse di un'iniziativa fallimentare.

A distanza di tre anni qualcuno si e' ricordato ieri che l'annuncio di Tremonti fu duramente criticato durante il Consiglio a palazzo Chigi sia dal ministro degli Affari Regionali, Raffaele Fitto, sia da Stefania Prestigiacomo, la desaparecida dell'Ambiente. In quell'occasione comunque Giulietto assicurò che il nuovo istituto avrebbe riproposto il modello della banca francese Credit Agricole che ha forti radici nel territorio e che in nessun modo sarebbe stato un carrozzone.

E su quest'ultimo punto aveva assolutamente ragione perché dopo l'iter di approvazione alla Banca d'Italia la Banca del Mezzogiorno e' diventato una carrozzina che i genitori, Tremonti e Sarmi, sembravano aver dimenticato nel supermercato della finanza.
C'è chi sostiene che a far calare il silenzio su questa creatura sia stato soprattutto il "nordista" Monti, ma questo è un giudizio ingiusto perché in realtà la Banca non è mai riuscita a decollare nonostante le premesse trionfalistiche. Secondo Giulietto l'operazione supportata dall'acquisto per 136 milioni del MedioCredito Centrale, avrebbe dovuto trovare nelle Poste di Sarmi un gigantesco braccio operativo costituito da 7mila sportelli delle Poste e dalle banche di credito cooperativo e popolari.

In realtà nessuno è riuscito a capire quanti siano oggi gli sportelli operativi (c'è chi parla di 50), mentre altri rimpiangono la fine di quel MedioCredito Centrale che un tempo era in pancia a Capitalia e nel quale hanno lavorato cervelli di primordine.

L'unica cosa certa è che l'annuncio di ieri rappresenta un tentativo patetico dell'ex-ministro del Tesoro di ritagliarsi un profilo oltre le terre dominate dai "barbari" della Lega. È molto probabile che il buon Sarmi non abbia voglia di sentire con le sue orecchie generose un ritornello privo di significato.


2. BEFERA PENSA AL PARLAMENTO

C'è un personaggio a Roma di 66 anni che non ha assolutamente intenzione di passare per "l'uomo nero" degli italiani.

È Attilio Befera, il direttore dell'Agenzia delle Entrate al quale nell'ottobre 2006 è stato affidato anche l'incarico di presidente di Equitalia. Ogni giorno che passa si addensano su di lui polemiche furibonde e i giornali non lo risparmiano fino al punto di scrivere come ha fatto domenica "Il Messaggero" che "la morbosità accertativa non è consentita".

A Befera, che ha lavorato per 30 anni nella banca d'affari Efibanca e poi dal '95 ha messo piede nel mondo dei tributi, non sono sfuggite le polemiche degli ultimi giorni che hanno visto personaggi come Beppe Grillo, Matteo Renzi e Roberto Maroni dichiarare esplicitamente che Equitalia deve chiudere i battenti.

Per non parlare poi di Angelino Alfano che si è proposto di ridimensionarne i poteri, e del Cavaliere peccaminoso con l'annuncio di voler fare delle tasse il suo cavallo di battaglia. La bandiera della giustizia fiscale e di una maggiore equità è stata invocata a destra, a sinistra e anche al centro quando Montezemolo nella Convention sulla Tiburtina si è spinto a proporre che accanto all'Agenzia delle entrate nasca un'Agenzia delle uscite che certifichi con rigore la spesa pubblica.

A questo punto Befera si trova dentro un fuoco concentrico e non gli interessa sapere che l'idea di Luchino è stata rubata all'ottimo presidente dell'Ordine dei commercialisti Claudio Siciliotti. Ciò che gli sta più a cuore è scrollarsi i panni del demonio e il calore dell'inferno che si scatenerà fino al giorno prima delle elezioni.

Da qui le voci sempre più insistenti che voglia buttare la spugna in modo dignitoso per entrare in Parlamento da deputato o da senatore. Resta il problema di chi avrà il coraggio di imbarcare nella sua lista un personaggio così scomodo e ingombrante. L'unico potrebbe essere Mario Monti nel caso in cui il premier scendesse in campo e lo coprisse con il suo manto protettivo. Ma anche questa è un'ipotesi molto lontana dalla realtà.


3. FLAVIO BRIATORE SI INTERROGA SUL SUO DESTINO.
Gli ultimi pronunciamenti dell'amico Silvio lo hanno spiazzato perché nel caldo mare di Malindi dove hanno nuotato insieme al fido Tarak Ben Ammar sembrava che il Cavaliere fosse deciso a restare fuori dai giochi.

A incoraggiarlo era stato soprattutto il manager di Cuneo che dopo una vita trascorsa tra esperienze in parte gloriose e in parte oblique, si era messo in testa di fare politica in prima persona. Per prima cosa ha chiesto al sondaggista Piepoli un sondaggio sulla sua popolarità e poiché Piepoli non si tira mai indietro quando si tratta di costruire lo specchio delle brame di qualche personaggio, la risposta è stata esaltante e si può sintetizzare in poche parole: "tu Flavio, sei il mejo figo del bigoncio".

A questo punto il marito di Elisabetta Gregoraci si è buttato con il suo corpaccione sulla carne snellita del Cavaliere per convincerlo a fare una lista fuori dal Pdl con alla testa Briatore stesso e Crudelia Santanché.

Il secondo atto della strategia politica prevedeva un'offerta per l'acquisto del quotidiano "Il Giornale" da lanciare attraverso "Visibilia", la società pubblicitaria nelle mani della Santanché con cui Briatore condivide tante cose e le comuni origini nella provincia di Cuneo.

È noto il fatto che Paolo Berlusconi non ce la fa più a reggere sulle sue deboli spalle il giornale del "prigioniero" Sallusti. A questo punto la società editrice potrebbe essere ricapitalizzata con soldini esteri di Briatore e potrebbe allargare il suo interesse ad altri bocconi editoriali.

Si tratta di vedere se questo disegno potrà servire al "superapprendista" Briatore oppure dovrà essere rapidamente riconvertito ad uso e consumo dell'amico Silvio. Lo capiremo nei prossimi giorni.


4. CISNETTO A REBIBBIA CON VASA VASA
Avviso ai naviganti N.1: "Si avvisano i signori naviganti che il giornalista economico Enrico Cisnetto è finito a Rebibbia.

A scanso di equivoci si precisa che il consorte di donna Iole non è stato arrestato, ma è stato avvistato dalle guardie carcerarie mentre si trovava a colloquio dietro le sbarre con Totò Cuffaro. C'erano anche le telecamere perché sembra che lunedì prossimo durante la trasmissione "Roma Incontra" allestita per un network di televisioni locali, Cisnetto sfornerà una bombastica intervista a "Vasa Vasa", il politico siciliano che ha rinunciato ai cannoli e sconta la sua pena nel carcere romano.


5. ULTIMI RUMORS SU "IL MESSAGGERO"
Avviso ai naviganti N.2: "Si avvisano i signori naviganti che l'editore del "Messaggero" Francesco Gaetano Caltagirone sembra aver messo da parte l'ipotesi di affidare a Osvaldo De Paolini la direzione del quotidiano romano.

Le ultime voci raccolte nei corridoi di via del Tritone e in via Barberini dove si trova il quartier generale di Caltariccone, parlano di una scelta che potrà avvenire tra l'attuale vicedirettore Alessandro Barbano e Virman Cusenza, il giornalista che dirige "Il Mattino".

 

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