VI RICORDATE I BEI TEMPI DI PASSERA BANCHIERE CHE SI FACEVA CELEBRARE COME MEJO BANCHIERE DEL CUCUZZARO? BEH, UNA VOLTA USCITO, SI SCOPRE CHE BANCA INTESA E’ UNA BANCA ‘’CIOFECA’’ COME TUTTE LE ALTRE: SVALUTAZIONI E PERDITE - MA CORRADINO PUO’ STARE TRANQUILLO: TUTTI I GIORNALI OGGI SI FOCALIZZANO NON SULLA SUA GESTIONE MA SUGLI “OTTIMI RISULTATI”! - ZINGALES: “PER INDURRE PASSERA A UNA POLITICA LUNGIMIRANTE, IL SUO CONTRATTO DI MANAGER AVREBBE DOVUTO COMPRENDERE DEI PAGAMENTI DIFFERITI NEL TEMPO, IN FUNZIONE DELLA PERFORMANCE DI INTESA DOPO LA SUA DIPARTITA”…

1- PARA-GURI D'ITALIA
Bankomat per Dagospia


Se la vostra azienda chiudesse con 8 miliardi di perdite, ma al funzionario di banca che vi deve rinnovare i fidi voi diceste: "no guardi, in realta' e' solo perche' avevo uno stato patrimoniale attivo gonfiato di asset immateriali, cioe' di avviamenti da fusioni e acquisizioni pagate troppo e mal digerite".

Sicche' li avete sgonfiati della metà, per dieci miliardi. Un minimo di critica ve la sareste presa. Poi certo aiuta poter dichiarare che in realta' avreste chiuso il bilancio con due miliardi circa di utili, senza quei dieci miliardi di svalutazioni.. Non male, obiettivamente. Ma si scopre anche che questi utili sono il 24 per cento in meno del 2010. "Sa ragioniere, c'e' la crisi mondiale...". Vi farebbero notare che altri vostri competitor vanno meglio. Il vostro andamento non e' in linea con il vostro settore.

Certo vi aiuterebbe la stampa amica, perche' stiamo parlando di una grande banca italiana, non della vostra normale azienda.
Allora e' bello vedere che quasi tutti i media si focalizzano non sulla sua gestione ma sul fatto che l''Amministratore Delagato definisce ottimi i risultati.

E dichiara questo e quello sul governo Monti e sul Paese. Eccone un altro alla Passera e alla Marchionne. Pagati per gestire le aziende che li pagano, hanno una irrefrenabile tendenza a parlare del mondo e della nostra vita. Sulla Banca e sul suo futuro, sui suoi problemi gestionali, il capo azienda ci dice un po' meno. Capiamolo, e' li' da pochi mesi.

Anzi per ora rimanda il suo nuovo piano industriale perche' osserva che sui mercati c'e' troppa crisi. L'avevamo sospettato, c'e' la crisi. Alcuni giornali come La Stampa e il Sole forniscono l'aiutino: parlare dei dati su andamento di raccolta e impieghi addirittura par loro inutile. Non ve n'e' traccia negli articoli.

Peccato siano i dati base per capire se una banca e' ben condotta. Forse per questa banca questi indicatori sono peggiori di altri? Certo un meno 0,5% di impieghi ed un meno 10% di raccolta diretta bancaria non sono un risultato di eccellenza per la Banca guidata da Passera ancora per quasi tutto il 2011.

Eh sì, stiamo proprio parlando di Banca Intesa e Dagobankomat vi aveva gia' avvisato che il bilancio 2011 - anche solo analizzando schiettamente quattro dati della trimestrale al 30 settembre - lasciava qualche dubbio sulla proclamata eccellenza di chi l'aveva guidata e poi con tempismo si era spostato al governo del Paese.

Si potrebbe anche osservare che oltre 500 milioni di utili netti li apporta la sola Banca Imi di Gaetano Micciche'. La banca ordinaria sul territorio non e' quindi il massimo.

Sia chiaro: Banca Intesa resta una grande banca, solida e spesso incline ad aiutare le aziende molto più' delle sue non simpaticissime concorrenti. Ma una stampa lecca lecca non aumenta il prestigio della banca.

E la non esperienza bancaria del nuovo Amministratore Delegato Cucchiani - troppo potente perche' qualcuno ardisca osservarlo - non aiuta a fugare qualche dubbio e qualche nuvola.

2- QUANDO MANAGER E MINISTRI ABBANDONANO LA NAVE
Luigi Zingales per "l'Espresso"

La qualità di un manager si misura dai giudizi che ne dà (in privato) il suo successore. Oggigiorno con un buon ufficio stampa è facile trasmettere all'esterno un'immagine vincente, al di là dei risultati effettivi. È solo quando un manager lascia che i veri nodi vengono al pettine: dai piccoli favoritismi alle frodi.

Difficilmente, però, se ne ha notizia all'esterno. A meno di grandi frodi che minacciano la sopravvivenza stessa di una società, il successore non ha interesse a spendere tempo e risorse per mettere in luce gli errori del suo predecessore. Farlo apparirebbe vendicativo e poco costruttivo: tanti più sono i danni che un predecessore ha lasciato, tanto più il successore ha altri, più importanti, problemi da gestire.

L'unica eccezione è il fallimento. In caso di bancarotta il giudice è obbligato a intervenire e i problemi emergono. Se la banca d'investimento Lehman Brothers non fosse fallita, non avremmo mai scoperto le frodi contabili che aveva perpetrato. Lo stesso si può dire per Enron.

Di Bear Stearns, che è stata salvata dall'intervento della Federal Reserve, non si ha invece notizia di frode alcuna. Possibile che tutto fosse in ordine, ma anche possibile
che Jamie Dimon, amministratore delegato di Jp Morgan (che ha rilevato Bear Stearns), avesse di meglio da fare che investigare possibili irregolarità. Se le scopre, fa lui la figura del fesso.

Questo non è un problema solo americano. Anche quando commettono frodi o violano i loro doveri professionali, i manager nostrani non sono indagati e tantomeno condannati se l'impresa non finisce in bancarotta. Per bancarotta le condanne non mancano. Questa deresponsabilizzazione non viola solo un comune senso di giustizia: rappresenta un importante problema economico.

Se la verità difficilmente viene a galla, le imprese tendono a essere gestite con un'ottica di breve periodo: i problemi si rimandano e si coprono, fino al momento in cui la situazione diventa insostenibile e il manager cambia lavoro prima che i nodi vengano al petti ne. Un possibile rimedio esiste: pagare i manager in modo differito.

Se una parte notevole dei compensi è legata ai risultati futuri, il rischio di una politica miope è ridotto. I manager, però, non amano avere una parte notevole del compenso dipendente dal futuro della società dopo che se ne sono andati. La resistenza è comprensibile: perché mai dovrebbero pagare per gli errori altrui? Affinché un pacchetto retributivo diluito nel tempo sia attraente, è necessario che sia molto cospicuo: il costo
per l'impresa è quindi elevato.

Rimane poi il problema di che fare in casi come quello di Corrado Passera, passato da amministratore delegato di Intesa Sanpaolo a ministro. Per indurlo a una politica lungimirante, il suo contratto di manager avrebbe dovuto comprendere dei pagamenti differiti nel tempo, in funzione della performance di Intesa dopo la sua dipartita. Ma da ministro dello Sviluppo sarebbe imbarazzante che venisse a beneficiare delle iniziative che coinvolgono Intesa e il ministero.

Per questo Passera ha giustamente venduto tutte le azioni della banca da lui possedute. In questo modo, però, non subirà alcuna conseguenza finanziaria degli effetti di lungo periodo delle sue scelte gestionali passate. Spetta allora alla stampa chiedere conto ai manager e ai politici per le conseguenze delle decisioni prese, anche dopo che hanno lasciato una certa posizione.

Dopo l'aumento di capitale, Passera da amministratore delegato di Banca Intesa aveva dichiarato che confermava la «politica di dividendi prevista». In questi giorni il nuovo amministratore delegato l'ha messa in dubbio. È solo una diversità di strategia o fu un errore promettere ciò che difficilmente si poteva mantenere?

Lo stesso problema vale per i politici come l'ex ministro Tremonti. Da ministro Tremonti consentì alla Fondazione Montepaschi di indebitarsi per sottoscrivere l'aumento di capitale della banca. Si trattò di un grande errore di cui oggi Siena paga le conseguenze. Ma a lui non se ne chiede conto perché non è più lì. È forse questa la sua "uscita di sicurezza" (titolo del suo ultimo libro)?

 

CORRADO PASSERA jpegCUCCHIANI Zingales Bazoli e PasseraPassera e BazoliCORRADO PASSERA SUPERSTAR CON MOGLIE e CORRADO PASSERA SUPERSTAR CON MOGLIE

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?