IVA, TAGLIA E SCUCI - CON LA MANOVRA DA 12 MILIARDI, LO STATO FAGOCITA ANCORA PIÙ TASSE - NON SOLO: DA LUGLIO 2013 L’IVA PASSERÀ AL 22% (GRAZIE A BERLUSCONI-TREMONTI), ANNULLANDO I BENEFICI DEL TAGLIO DELL’IRPEF: PER 6 MILIARDI DI IMPOSTE IN MENO, NE PAGHEREMO 10 IN PIÙ - E, PER LA PAURA DI NUOVE TASSE, NESSUNO SPENDE. COSì, PUR AUMENTANDO L’IVA, LO STATO INCASSA MENO…

Nicola Porro per "il Giornale"

Con la manovra da 12 miliardi varata dal governo pagheremo più o meno imposte? Chi guadagna e chi perde? Ed è utile all'economia? Sono le tre domande chiave che ci si deve sempre porre quando un esecutivo mette mano al suo bilancio che è fatto da 800 miliardi spesi in nome nostro e 780 recuperati dalle nostre tasche.

Andiamo dunque per ordine.

1. Con la manovra varata ieri (e i cui dettagli, anche quelli fondamentali, non sono ancora pubblici) la Bestia statale fagocita più tasse di quelle (già ingenti) che recuperava dalle nostre tasche. Il conto è presto fatto. Grazie alla riduzione dell'imposta sui redditi delle persone fisiche il Tesoro perderà cinque miliardi di gettito l'anno. A questo sconto fiscale si deve aggiungere il finanziamento (una tantum e per il 2013) di un fondo (che il medesimo governo aveva svuotato pochi mesi fa) per la riduzione del costo del lavoro, pari a un miliardino.

Se ci fermassimo qua ci sarebbe da brindare: il Tesoro rinuncia a 6 miliardi di introiti. Ma ovviamente la storia è un'altra. Nello stesso momento in cui con una mano ci dà una carezza, con l'altra sferra un cazzotto. Monti e i suoi hanno deciso di aumentare l'Iva di un punto percentuale (si badi bene che l'operazione è dovuta a una legge ereditata dal governo Berlusconi che addirittura prevedeva un incremento dell'Iva di due punti). Il che vuol dire un'ipotesi di maggiore gettito per le casse dello Stato di circa 7 miliardi su base annua. Il saldo fa un miliardo di imposte e tasse nette in più.

Ma non basta. È previsto anche (ma dal 2014) un gettito derivante dalla tassa sulle transazioni finanziarie. Una boiata pensata in Europa (e alla quale pare Monti si fosse opposto, ma con scarsi risultati) che comporterà un gettito stimato in un miliardo. Dicono che a pagarla saranno gli speculatori. Buonanotte.

Come al solito le imposte vengono traslate sulla parte debole e alla fine il conto lo pagano quei capitali e risparmi che non potranno emigrare laddove il fisco sia più leggero: e dunque a pagarla saremo noi. Ma la vera botta arriva dal riordino delle detrazioni e deduzioni fiscali: in Italia ce ne sono troppe (720) e valgono più di 200 miliardi di reddito che non viene, per vari motivi, tassato. Non è ancora chiaro quanto e come verranno sforbiciate, ma si parla di un bottino di circa due miliardi. Euro più, euro meno, il saldo finale è negativo per il contribuente di 4 miliardi di tasse in più.

2. A perdere maggiormente sembra che siano i più deboli. Coloro che hanno redditi talmente bassi da essere nella cosiddetta no tax area: sono otto milioni in Italia. Non avranno i benefici della riduzione dell'Irpef, ma pagheranno gli aumenti dell'Iva, che si applica anche a beni non certo di lusso, la cui aliquota sale di un punto. Qualche beneficio (il massimo è pari a 280 euro l'anno) arriverà a coloro che sono nei due primi scaglioni dell'imposta sui redditi. Sempre che non vengano toccati dalla riduzione di detrazioni e deduzioni.

Cosa che al momento non si capisce con esattezza. Per dare un termine di paragone, se l'esecutivo avesse veramente voluto agevolare la vasta platea dei contribuenti (l'80 per cento degli italiani ha una casa di proprietà) avrebbe potuto cancellare l'Imu sulla prima casa. Il gettito della patrimoniale sulla casa è di 3,3 miliardi l'anno, la manovra sull'Irpef ne vale 5.

3. Abbiamo visto analiticamente come la manovra consista in un mix di riduzioni e aumenti delle imposte, sbilanciata verso questi ultimi. Il taglietto dell'Irpef produce un effetto ricchezza?

Cioè predispone i contribuenti a consumare di più? Sembrerebbe di no. Sia per la ridotta entità della riduzione delle aliquote, sia per la loro scarsa visibilità contabile (la si nota in sede di dichiarazione dei redditi una volta l'anno o in modo diluito nei cedolini delle buste paga). Al contrario l'aumento dell'Iva, è dimostrato proprio dai dati delle entrate tributarie, ha un effetto annuncio (e concreto) fortissimo. Da gennaio a ad agosto del 2012 (con la prima tranche di aumento Iva già in corso) abbiamo assistito a una riduzione del gettito per lo Stato di quasi un miliardo.

Un effetto Laffer: più tasso, meno incasso. Certo influenzato anche dalla crisi economica che morde sui redditi disponibili. È difficile ritenere che una piccola riduzione Irpef (ripetiamo: benvenuta) riesca a compensare un aumento Iva, nei suoi effetti perversi sulle decisioni di acquisto e consumo degli italiani. Il rischio è che il contentino (peraltro mitigato dalla riduzione degli sconti fiscali) serva a nulla. E che la batostina fiscale sulle imposte indirette invece avviti una situazione di sfiducia e alimenti un effetto povertà dilagante tra i consumatori-contribuenti.

 

MARIO MONTI E VITTORIO GRILLI jpegGRILLI MONTI logo agenzia delle entrate AGENZIA DELLE ENTRATE fiscotasseFISCO GIF

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”