1. SVEGLIATE MR. SPENDING REVIEW COTTARELLI: IL MANTENIMENTO DEL CAPITALISMO PUBBLICO CI COSTA, A COLPI DI TASSE, CIRCA 22,7 MILIARDI DI EURO L'ANNO, BEN L'1,4% DEL PIL 2. A FINE 2012, LA STATO POSSEDEVA PARTECIPAZIONI IN BEN 7.712 SOCIETÀ PUBBLICHE O MISTE 3. SAREBBE PRIORITARIO DISMETTERE GLI ENTI O COMUNQUE AZZERARE I COSTI: LA METÀ DELLE PARTECIPATE DELLA P.A., OLTRE 3500 SOCIETÀ, NON SVOLGE NESSUNA ATTIVITÀ DI INTERESSE GENERALE, PUR ASSORBENDO CIRCA 11 MILIARDI DI COSTI PUBBLICI L'ANNO 4. INOLTRE, OLTRE UN TERZO DELLE PARTECIPATE HA REGISTRATO PERDITE NEL 2012 CON UN ONERE PUBBLICO DI 4 MILIARDI. IL 7% DI QUESTI ORGANISMI HA PRESENTATO BILANCI IN ROSSO NEGLI ULTIMI TRE ANNI (MA PER MOLTI DI QUESTI NON C'È MAI STATO UN BILANCIO POSITIVO) 5. COTTARELLI PRESO IN GIRO: ‘’HA FINALMENTE CAPITO CHE I RISPARMI DERIVANTI DELLA SPENDING REVIEW SARANNO USATI "TO REVIEW (CURRENT) SPENDING". PARTITE DI GIRO…’’

1 - DAGOREPORT
Pagina 96 del rapporto del centro Studi Confindustria, presentato stamane da Giorgio Squinzi. Titolo di un capitoletto seminascosto "Costoso il capitalismo pubblico" dai contenuti sorprendenti. A fine 2012, risultava che la pubblica amministrazione, nelle sue diverse articolazioni istituzionali, possedeva partecipazioni in ben 7.712 società pubbliche o miste pubblico-private.

Quest'anno poco è cambiato. Anzi la tendenza dello Stato padrone si è sempre più allargata e come dimostra il caso Acea o quello dell'azienda di trasporto genovese basta un accenno alla privatizzazione che si alzano le barricate.

Secondo la banca dati Consoc del ministero per la Pubblica Amministrazione risulta che il mantenimento di questi organismi partecipati costa alla PA, e quindi a noi attraverso tasse e balzelli vari, circa 22,7 miliardi di euro l'anno, ben l'1,4% del Pil.

Mr. spending review, Cottarelli, dunque, dovrebbe studiarsi per bene questa banca dati. Si tratta, infatti, di cifre consistenti per società, enti, consorzi e quant'altro nati, a livello sopratutto locale, per aggirare i vincoli di finanza pubblica, in particolare il patto di stabilità che grava sui Comuni, ma soprattutto - dice Confindustria - come strumento per mantenere il consenso politico attraverso l'elargizione di posti di lavoro.

Che fare di fronte ad un tale groviglio si interessi e convenienze che se approfondito un po' farebbe impallidire le inchieste sui Batman regionali di questi ultimi tempi? Sarebbe prioritario dismettere gli enti o comunque azzerare i costi per le pubbliche amministrazioni di quegli organismi che non producono servizi di interesse generale.

La metà delle partecipate, infatti, cioè oltre 3500 società, non svolge attività di interesse generale, pur assorbendo circa 11 miliardi di costi pubblici l'anno. Inoltre, oltre un terzo delle partecipate ha registrato perdite nel 2012 con un onere pubblico di circa 4 miliardi. Il 7 per cento di questi organismi ha presentato bilanci in rosso negli ultimi tre anni (ma per molti di questi non c'è mai stato un bilancio positivo). Chiosa Confindustria: "Sono numeri straordinari che il Paese non può permettersi".

2 - TAGLI ALLA SPESA PER FARE COSA? LA DELUSIONE DI COTTARELLI
Antonella Baccaro per il "Corriere della Sera"

C'è chi ora ricorda a Carlo Cottarelli, terzo commissario alla spending review , le parole del ministro dell'Economia (e amico), Fabrizio Saccomanni quando, due settimane fa, la Commissione bilancio di Montecitorio dette via libera alla risoluzione sul Fondo per ridurre il cuneo fiscale che avrebbe dovuto accogliere automaticamente le maggiori entrate provenienti dal taglio delle spese, rispetto a quelle destinate al miglioramento dei saldi di finanza pubblica.

«È troppo presto per dire se le risorse individuate dalla spending review possano essere usate per ridurre il cuneo fiscale...» commentò allora con la consueta prudenza Saccomanni. Che ne sapeva di più. Perché in effetti la formulazione del subemendamento, che ha modificato all'ultimo istante la lettera della legge di Stabilità, provocando lo scontento delle imprese, recita che al Fondo per il taglio del cuneo fiscale è destinato l'ammontare dei risparmi derivanti dalla razionalizzazione della spesa pubblica, al netto della quota già considerata nella Stabilità, ma soprattutto «delle risorse da destinare a programmi finalizzati al conseguimento di esigenze prioritarie di equità sociale e di impegni inderogabili».

Ma quali sono queste «esigenze prioritarie di equità sociale» e questi «impegni inderogabili»? Dicono che a Carlo Cottarelli, che di bilanci pubblici ne ha sfogliati abbastanza per leggere tra le righe, quella formula non sia piaciuta affatto.

Dicono che l'abbia tradotta automaticamente in «spesa corrente» e che ne abbia tratto l'amara conclusione che tagliare 32 miliardi di euro in tre anni, coordinando 25 gruppi di lavoro e assumendo l'impopolare veste del «signor no», sia un compito troppo gravoso se poi i tagli della spesa corrente finiscono per finanziare altra spesa corrente. Perché nessuno finora ha negato che tra le esigenze prioritarie di equità sociale potrebbe esserci, ad esempio, quella di stanziare altri fondi per la cassa integrazione in deroga. E che certo non si possono lasciare i militari italiani in missione senza un euro, e quello di sicuro è un «impegno inderogabile».

Del resto Saccomanni, si spiega in via XX Settembre, non ha dubbi sul fatto che vada ridotta la pressione fiscale su imprese e lavoro ma ha anche la consapevolezza che per il 2014 questo intervento, sia pure molto contenuto, rappresenta un'inversione di tendenza. E mentre si vorrebbero ampliare le risorse destinate al taglio del cuneo, tuttavia «siamo in un sentiero stretto» in cui il governo si è posto tre obiettivi: rilanciare la crescita e rispettare il criterio del deficit e quello del debito.

L'emendamento così formulato, si spiega, consentirebbe a chi governa «un'opportuna flessibilità nella gestione del bilancio», insomma di «non impiccarsi a un unico obiettivo». Peccato che Cottarelli sin dal primo momento abbia voluto legare la spending review a un obiettivo chiaro come il taglio delle tasse, proprio per renderlo popolare. «Certo, il suo lavoro sarebbe stato più semplice - si osserva - ma non possiamo consentirci alcun automatismo nella destinazione delle risorse. Il commissario ne è consapevole».

3. PARTITE DI GIRO
la battuta è di Carnevale Maffé su twitter

@carloalberto: Cottarelli ha finalmente capito che i risparmi derivanti della spending review saranno usati "to review (current) spending". Partite di giro

 

 

Sangalli Squinzi e Mogli EUSEBIO DI FRANCESCO GIORGIO SQUINZI Nuovo Logo AceaCOTTARELLI carlo cottarellilogo confindustriafabrizio saccomanni direttore big x ANDREA MONORCHIO GABRIELE GALATERI FABRIZIO SACCOMANNI

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO