MARCO DE BENEDETTI TWEET: ‘’PERCHÈ NESSUNO DICE LA VERITÀ? È IL RISULTATO DI UNA GESTIONE FALLIMENTARE DI TELECOM ITALIA’’

MARCO DE BENEDETTI TWEET
@debenedettimrco

Perchè nessuno dice la verità: è il risultato di una gestione fallimentare di Telecom Italia.

Consiglio un corso base di Governance!!!! Ridicoli Telecom, Un comitato al fianco di Bernabè

La scellerata acquisizione delle minoranze TIM da parte di Telecom è all'origine dei problemi attuali


2. TELECOM, BERNABÈ PRENDE TEMPO SUL DOSSIER 3 ITALIA
Antonio Vanuzzo per www.linkiesta.it

Quinto Fabio Massimo, detto "temporeggiatore", intorno al 200 a.C. riuscì a sconfiggere Annibale sfiancandolo con repentini attacchi e lunghe attese. Chissà se Franco Bernabè, presidente di Telecom, ha mai pensato di emularne le gesta. Dopo sei ore di riunione dove, a detta del finanziere franco-tunisino Tarak Ben Ammar, non c'è stata tensione, il cda dell'ex monopolista ha affiancato a Bernabè un comitato di quattro saggi: Julio Linares per conto di Telefonica, Elio Catania - presidente del comitato per il controllo e rischi vicino a Intesa Sanpaolo - il presidente di Generali, Gabriele Galateri di Genola, e infine l'indipendente Luigi Zingales, allo scopo di «verificare entro tempi ristretti l'interesse della Società alla prosecuzione del percorso» di integrazione con 3 Italia.

Sfiduciato a mezzo stampa pure da Marco Fossati, primo azionista al 5% che sostiene Telecom «si meriti una gestione migliore», Bernabè - in scadenza di mandato l'anno prossimo - avrebbe tirato fuori dal cilindro l'amicizia con il 12mo uomo più ricco del pianeta, Li Ka Shing, per provare a riformulare l'azionariato della società. D'altronde tutti i soci di Telco (Telefonica, Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Generali) bramano dividendi cospicui per rientrare dell'investimento, del prestito soci, delle ricapitalizzazioni della holding. E le compagnie di Tlc necessitano di investimenti per decine di milioni di euro.

Ai prezzi correnti, per salire al 29,9% aggirando Telco e l'obbligo di Opa, l'esborso del gruppo Hutchinson Whampoa - che ha cassa per 12 miliardi - sarebbe di 2,3 miliardi. Al contrario, con il conferimento di 3 Italia, l'esborso sarebbe soltanto carta contro carta. Su quest'ultimo aspetto, nella nota diffusa a mercati chiusi la società ha spiegato che il percorso di integrazione avverrebbe «eventualmente mediante conferimento o fusione per incorporazione, che il gruppo Hutchison Whampoa ha condizionato, tra l'altro, all'acquisizione di un'ulteriore quota azionaria in Telecom Italia, tale da farne l'azionista di riferimento della Società».

Secondo quanto risulta a Linkiesta, ciò che fa gola ai cinesi sono gli asset italiani, e dunque l'infrastruttura di rete dell'ex monopolista. Non a caso, recita ancora il comunicato, «il Consiglio di Amministrazione ha altresì deliberato di dare mandato al management a definire il percorso operativo di fattibilità per la separazione della rete di accesso».

Un percorso già avviato nei mesi scorsi con la Cassa depositi e prestiti poi congelato dallo stallo politico e dal rinnovo dei vertici di via Goito, che però ora potrebbe subire un'accelerazione. Fonti vicine all'ente guidato da Franco Bassanini fanno sapere che sicuramente l'arrivo di un proprietario membro di un Paese non Ocse porrebbe due problemi: la strategicità e l'italianità dell'infrastruttura di rete, che Telecom valuta 13-15 miliardi di euro.

A intricare ulteriormente la matassa c'è un'altra questione: tramite il Fondo strategico italiano, la Cassa depositi e prestiti è azionista al 4,48% del Leone di Trieste, dopo il conferimento della quota di Banca d'Italia a seguito dell'incorporazione dell'Ivass, l'authority di vigilanza sulle assicurazioni, per evitare conflitti d'interesse. A sua volta, Generali è al 30,58% di Telco.

Teoricamente, pur iscrivendo a bilancio una minusvalenza - che il mercato già sconta - se il numero uno della compagnia assicurativa, Mario Greco, decidesse di vendere, il titolo potrebbe beneficiarne. E dunque fare il gioco di Fsi, che si è impegnata a dismettere la partecipazione entro il 2015 retrocedendo a Palazzo Koch, «sotto forma di dividendi delle azioni privilegiate, le eventuali plusvalenze calcolate come differenza tra il valore dell'azione a fine 2012 (ultimi 5 giorni di negoziazione) e il valore di conferimento». Certo, esprimendo il voto a favore della lista di minoranza presentata da Assogestioni, il Fondo strategico non dovrebbe influenzare le decisioni del management di Generali in merito a Telco.

Secondo alcune interpretazioni che circolano sul mercato, a differenza dell'interesse di Sawiris, respinto e utilizzato per far pressione sulla Cdp per lo scorporo, i soci che non hanno risorse (Mediobanca) e probabilmente interesse (Generali) per ricapitalizzare la società guarderebbero con attenzione all'integrazione con 3 Italia, anche alla luce del tesoretto fiscale che deriva dalla deducibilità degli 8,6 miliardi di perdite accumulate dalla società guidata da Vincenzo Novari. I nodi da sciogliere, regolatori e finanziari, sono pressoché insormontabili, a breve termine.

Da qui la strategia di Bernabè in versione temporeggiatore, sfumata l'ipotesi di essere chiamato da Bersani sulla poltrona di Corrado Passera allo Sviluppo Economico. Ricapitolando: i cinesi vogliono il controllo, e la marginalità di Telecom deriva ancora dalla rete. Difficile, dicono gli esperti, che diventino azionisti di minoranza di una società stile Openreach, così com'è difficile che un'infrastruttura strategica possa passare agevolmente di mano, tanto più in una fase d'incertezza politica. Vendere la rete abbatterebbe il debito, ma senza rete rimane l'elevata marginalità, anche se in calo sul 2011, di Brasile e Argentina. A dispetto dei mal di pancia, ai grandi soci Bernabè il temporeggiatore fa ancora comodo.

 

itl14 marco de benedetti paola ferrarimarco de benedetti e martina mondadoriFranco BernabèGABRIELE GALATERI DI GENOLA AL NUOVO MESSAGGERO FOTO OLYCOM PATUANO

Ultimi Dagoreport

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…

la scala opera attilio fontana ignazio la russa daniela santanche santanchè matteo salvini

A PROPOSITO DI… QUANTO PIACE LA MATRICIANA ROMANA - IL FORFAIT DELLE ISTITUZIONI ALLA PRIMA DELLA SCALA, IVI COMPRESO LA SECONDA CARICA DELLO STATO, IL SICULO-MILANESE IGNAZIO LA RUSSA, HA SPINTO IL GOVERNATORE DEL PIRELLONE LOMBARDO, ATTILIO FONTANA, INDOSSATI I PANNI DI NOVELLO ALBERTO DA GIUSSANO A DICHIARARE: “ANCHE SE TUTTI APPREZZIAMO LA MATRICIANA, IL NORD DÀ FASTIDIO” – DÀ COSÌ FASTIDIO CHE NEL GOVERNO DELLA “PULZELLA” DELLA GARBATELLA, SIEDONO BEN 6 MINISTRI “LUMBARD” SU 24. E BEN 5 SONO DELLA LEGA – A RISPONDERE A FONTANA, CI HA PENSATO IL RODOMONTE DEL CARROCCIO, SALVINI: “TRA UNA MATRICIANA E UNA CARBONARA TROVI I SOLDI PER SISTEMARE LE CASE POPOLARI”…