1. ABBIAMO APPENA FINITO DI LEGGERE ARTICOLONI CELEBRATIVI PER IL DECENNALE DELLA MORTE DI GIANNI AGNELLI ED ECCO CHE TORNANO A GALLA I SUOI PECCATUCCI FISCALI 2. FORSE TUTTO QUEL LETTO DI BAVA, CONSIDERANDO ANCHE COME HA RIDOTTO LA FIAT, ERA UN PO’ FUORI LUOGO. UN PAESE SERIO, DI FRONTE A “UN IMMENSO PATRIMONIO” NASCOSTO DA UN EX SENATORE, APRIREBBE QUANTOMENO UNA DISCUSSIONE. PER NON PARLARE DI COME È STATA GESTITA LA SUCCESSIONE EREDITARIA CON KAKY ELKANN 3. PER I PM CI SONO “MOLTEPLICI INDIZI CHE PORTANO A RITENERE COME VEROSIMILE L'ESISTENZA DI UN PATRIMONIO IMMENSO IN CAPO AL DEFUNTO GIOVANNI AGNELLI, LE CUI DIMENSIONI E LA CUI DISLOCAZIONE TERRITORIALE NON SONO MAI STATI DEFINITI”

1. SPUNTA IL TESORO ALL'ESTERO DELL'AVVOCATO
Laura Verlicchi per Il Giornale

Lo sostiene la Procura di Milano, che ha chiesto l'archiviazione per la figlia Margherita, e per gli avvocati Charles Poncet ed Emanuele Gamna, in relazione alla complessa vicenda che ruotava attorno all'eredità di Gianni Agnelli. Margherita e il suo legale Poncet erano accusati di tentata estorsione nei confronti di Gamna, a sua volta accusato di falso.

Per i pm Eugenio Fusco e Gaetano Ruta ci sono dunque «molteplici indizi che portano a ritenere come verosimile l'esistenza di un patrimonio immenso in capo al defunto Giovanni Agnelli, le cui dimensioni e la cui dislocazione territoriale non sono mai stati compiutamente definiti»: per questa ragione l'iniziativa giudiziaria promossa dalla figlia Margherita «non può essere liquidata come una pretesa avventata» e «non possono escludersi in linea teorica accordi tra le persone coinvolte per marginalizzare Margherita Agnelli sul piano economico».

Gli inquirenti parlano anche della «disponibilità della famiglia Agnelli di schermi attraverso cui detenere beni celandone provenienza e titolarità».

In particolare, spunta nel documento un conto segreto da 1 miliardo di euro dell'Avvocato in Svizzera. A rivelarlo ai pm è Paolo Revelli, ex managing director di Morgan Stanley, affermando «di avere sempre saputo che presso la filiale di Zurigo esisteva una provvista direttamente riferibile all'avvocato Giovanni Agnelli per una cifra compresa tra gli 800 milioni e il miliardo, fiduciariamente intestata e detenuta attraverso molteplici conti da Siegfried Maron», uno dei consulenti dell'Avvocato.

E ancora, sin dagli anni '70 a Gianni Agnelli sarebbero stati riconducibili tre moli in Costa Azzurra, «schermati» attraverso «una finanziaria» e «due società off-shore». Nella mappatura del patrimonio dell'Avvocato i pm di Milano inseriscono anche fondazioni e trust a Vaduz.

La loro esistenza - scrivono i magistrati - è riferita a Margherita Agnelli e quindi a Poncet dallo stesso Gamna. Ed è alla struttura e alla composizione di questi trust che John Elkann, figlio di Margherita, avrebbe fatto riferimento asserendo testualmente, così come riferito dallo stesso Gamna, «non vi daremo mai quelle società e i loro conti perché voi non dovete vedere le operazioni che vi sono passate». In particolare, la fondazione Alkyone aveva come protectors Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e Siegfrid Maron.

I tentativi di far luce sul presunto tesoro all'estero dell'Avvocato, scrivono i pm di Milano, «sono stati vanificati» sia in Liechtenstein che in Svizzera «dalla mancata collaborazione della locale autorità giudiziaria». Le rogatorie, infatti, «sono state respinte sulla base dell'assunto, non del tutto condivisibile, che le richieste avevano esclusiva finalità fiscale».

Tuttavia, i dati raccolti «sono sufficienti a rendere, quantomeno in astratto, credibile l'iniziativa giudiziaria della figlia» Margherita, che ha intrapreso una battaglia giudiziaria sull'eredità del padre. E, proseguono i pm, le indagini hanno portato «a escludere» che Margherita Agnelli, con i suoi legali, tra cui Charles Poncet, «abbia perseguito, attraverso le richieste indirizzate all'avvocato Gamna, un intento estorsivo».

La figlia dell'Avvocato, secondo i pm, non stava perseguendo un «profitto ingiusto» ma avanzava una «legittima pretesa alla ostensione completa del patrimonio paterno una volta aperta la successione».

Dal canto suo, l'avvocato Gamna «respinge con sdegno - per bocca del suo legale, Mauro Anetrini - la tesi secondo la quale avrebbe fatto un accordo per marginalizzare Margherita Agnelli dall'eredità paterna».

2. LA PROCURA DI MILANO CHIEDE L'ARCHIVIAZIONE PER MARGHERITA AGNELLI...
Luigi Ferrarella per il "Corriere della Sera"

La Procura di Milano ha chiesto l'archiviazione della «tentata estorsione» contestata alla figlia di Gianni Agnelli, Margherita, perché la tesi di «un complotto tra suoi legali e collaboratori del padre per escluderla dal gruppo e privilegiare il ruolo di suo figlio John Elkann», pur respinta da Tribunale e Appello civile di Torino nel 2010 e 2012, «non può essere liquidata come una pretesa avventata, essendo tutt'altro che remota la possibilità che parte del patrimonio le sia stata occultata» nella divisione dell'eredità del presidente della Fiat morto il 24 gennaio 2003.

In particolare i pm Eugenio Fusco (che a Busto Arsizio sta indagando su Finmeccanica) e Gaetano Ruta (occupatosi delle scalata Antonveneta e Unipol, e ora del caso Formigoni) nella richiesta di archiviazione segnalano che «l'ex managing director di Morgan Stanley nella divisione che si occupava della gestione dei grandi patrimoni, Paolo Revelli», il 21 dicembre 2009 ha testimoniato «di aver sempre saputo che presso la filiale di Zurigo esisteva una provvista direttamente riferibile all'avvocato Gianni Agnelli per una cifra compresa tra gli 800 milioni di euro e il miliardo di euro, fiduciariamente intestata e detenuta attraverso molteplici conti da Siegfried Maron».

Revelli ha aggiunto che «Adolf Brunder, funzionario della banca, nel 2004 era stato licenziato per aver inviato a Maron un fax con cui gli assicurava che avrebbe tenuta nascosta agli eredi Agnelli l'esistenza dei conti».

I pm si fermano qui, perché «la rogatoria è stata respinta sulla base dell'assunto, non del tutto condivisibile, che la richiesta avesse esclusiva finalità fiscale»: attestano però che i 109 milioni a Margherita Agnelli in base all'accordo del 2004 sull'eredità (in tutto 1 miliardo e 166 milioni tra case, oggetti d'arte e altri attivi) «furono pagati da un conto della filiale di Zurigo di Morgan Stanley sicuramente sconosciuto al Fisco», in quanto «non inserito nella dichiarazione dei redditi 2002-2003 di Gianni Agnelli».

La Procura lamenta poi la mancata assistenza del Liechtenstein sul secondo indizio di «un patrimonio immenso in capo al defunto Giovanni Agnelli, di dimensioni e dislocazione territoriale mai compiutamente definite», e cioè sulla fondazione «Alkyone» a Vaduz. Ne aveva parlato Emanuele Gamna, ex legale di Margherita poi denunciato dal nuovo avvocato di lei (Charles Poncet), e sinora condannato in primo e secondo grado per l'evasione fiscale di 13,5 dei 15 milioni di parcella.

A suo dire, parte dei soldi dati dagli Agnelli a Margherita arrivavano da una somma derivata «dalla liquidazione dei trust nel tempo confluiti in Alkyone». E sempre come riferito da Gamna al pm il 27 marzo 2010, «è alla struttura e alla composizione di questi trust» che «John Elkann avrebbe fatto riferimento, asserendo testualmente: "Non vi daremo mai quelle società e i loro conti perché voi non dovete vedere le operazioni che vi sono passate"».

Anche qui i pm, senza risposte alla rogatoria, non riescono ad andare oltre: salvo scoprire, con una perquisizione nell'ex studio del nuovo civilista di Margherita, Abbatescianni, «un regolamento supplementare dello statuto di "Alkyone" recante in particolare i nominativi dei "Protectors" della fondazione: Giovanni Agnelli, Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e Siegfried Maron».

Nella richiesta di archiviazione (anche di Poncet, Gamna, Maron e del giornalista de Il Mondo Fabio Sottocornola), per i pm un terzo indizio di patrimoni offshore è infine ricavabile dal fatto che tre moli nel porto francese di Beaulieu, «notoriamente in uso a Giovanni Agnelli», siano risultati uno «schermato dalla "Triaria Investments Ltd" a Jersey, peraltro intestataria di uno dei conti presso Morgan Stanley di Zurigo», e due «riconducibili alle società offshore "Delphburn Ltd" nell'Isola di Man e "Celestrina Company Ltd" a Jersey».

Service Temporarily Unavailable
The server is temporarily unable to service your request due to maintenance downtime or capacity problems. Please try again later.

 

 

Gianni e Margherita Agnelli il giorno delle nozze con John Elkann Margherita e Gianni Agnellimargherita gianni agnelli lapIL PM EUGENIO FUSCO famiglia agnelliJOHN ELKANN ALLA ALLEN CONFERENCE jpegGIANLUIGI GABETTI jpegfiat08 franzo grande stevens lapliechtenstein

Ultimi Dagoreport

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...