1- CONTRO QUALI GIORNALISTI MARPIONNE HA LANCIATO LA BOMBA: “A QUELLI CHE SONO SUL LIBRO PAGA DELLA VOLKSWAGEN CHIEDO GENTILMENTE DI RIBADIRE AI VOSTRI PROPRIETARI TEDESCHI UN CONCETTO SEMPLICE E CHIARO: L’ALFA ROMEO NON È IN VENDITA” 2- L’INFELICE BATTUTA HA PER CASO COME OBIETTIVO MASSIMO MUCCHETTI, IL GURU DEL “CORRIERE DELLA SERA” CHE SUL GIORNALE DOVE LA FIAT È AZIONISTA AL 10%, HA INSISTITO RIPETUTAMENTE SULLA IPOTESI DI CESSIONE DELL’ALFA ROMEO A VOLKSWAGEN? 3- MONTI IN USA VERIFICA SE NEL PROGETTO DI FUSIONE TRA EADS E BEA SYSTEMS C’È SPAZIO ANCHE PER FINMECCANICA (ORSI TERRORIZZATO DAL PM DI BUSTO ARSIZIO EUGENIO FUSCO) 4- NELLA SUA CORSA AL CONI, MEGALO’ MALAGO’ PEDALA CON DI ROCCO (FEDERCICLISMO) 5- RUMORS A SIENA! A LADY PROFUMO NON PIACE IL PALIO, A LADY VIOLA NON PIACE PROFUMO

1- MARPIONNE CONTRO L'INFORMAZIONE
L'Italia dei palazzi e dei guardoni del potere ieri si è spaccata in due dopo lo scambio di battute al vetriolo tra Sergio Marpionne e Dieguito Della Valle.

Da un lato c'è chi ha esultato per le legnate in testa che il manager dal pullover sgualcito ha dato al patron di Tod's consacrandolo definitivamente al ruolo di scarparo. Il suo urlo a Dieguito: "smetta di rompere le balle!" ha provocato parvenze di orgasmi ai vari Geronzi, Nagel, Pagliaro e Yaki Elkann che negli ultimi tempi sono stati sfregiati dalla violenza verbale dell'imprenditore-scassasalotti.

Sul fronte opposto c'è chi invece, senza scoprirsi troppo, ritiene che la "lezione" di Dieguito al figlio del carabiniere Concezio rappresenti la bandiera di un'Italia laboriosa e creativa che non può essere oscurata dai trucchi del mago italo-svizzero-canadese e amerikano.

I commentatori più distaccati ritengono inoltre che la pochade sia l'esempio dello scontro tra due modelli di capitalismo, ma in realtà è la conferma che quando la crisi economica si fa più acuta il capitalismo va in frantumi e il suo splendore si spegne in un linguaggio da taverna che ha ben poco di patriottico.

Dieguito, novello paladino della classe operaia, continua ad alzare il tono della polemica e i suoi attacchi a diversi monumenti del Paese mirano a quella parte bassa del corpo che si trova sotto l'ombelico. L'uomo è fatto così ed è inutile che Lupo Rattazzi, figlio di Susanna Agnelli, sorella dell'Avvocato, si stupisca dicendo che "non c'è nulla di più disdicevole di un industriale miliardario arruffapopolo che alza il livello dei decibel per segnare punti ed avere titoli sui giornali".

È chiaro che dentro la Sacra Famiglia degli Agnelli il linguaggio fin troppo verace dello scarparo marchigiano è esteticamente riprovevole e del tutto estraneo alla storia di una dinastia che attraverso il giovane Elkann sostiene in silenzio il manager scelto nel 2004 per salvare la Fiat. Forse però un sussulto deve esserci stato anche dentro la Sacra Famiglia quando Marpionne ieri mattina all'Unione industriali di Torino ha messo da parte il bon ton e ha sciolto la lingua ricorrendo perfino al dialetto piemontese.

Lo ha fatto quando un giornalista gli ha rivolto una domanda sull'ipotesi che l'Alfa Romeo venga ceduta ai tedeschi di Volkswagen. In quel momento al capo di Chrysler, che si era tagliato la barba già prima di andare all'incontro-beffa di Palazzo Chigi, sono saltati i nervi e rivolgendosi ai poveri giornalisti ha ribadito che l'Alfa Romeo non è in vendita.

Per rendere più chiaro il concetto e per riaffermare in modo patetico le radici torinesi dell'azienda, si è messo a parlare in piemontese e dopo aver chiesto scusa per la pronuncia irriferibile ha detto testualmente: "monsu' Piech, lassa perde, va cante' nt n'autra cort". Nemmeno il povero Yaki, che passa gran parte del suo tempo a Parigi, ha capito una parola di questa frase indirizzata al presidente della Volkswagen. Tradotta in italiano significa semplicemente: "signor Piech, lascia stare, vai a cantare in un'altra corte".

A memoria degli storici come Valerio Castronovo e Giuseppe Berta, che non capiscono nulla del presente ma hanno scritto tomi enormi sulla Fiat, bisogna risalire all'11 luglio 1899 per ritrovare l'uso del dialetto nel mondo degli Agnelli e della Fiat. È quella la data di fondazione dell'azienda avvenuta in un bar tra un gruppo di imprenditori torinesi guidato dal fondatore Giovanni Agnelli. E l'ultima volta in cui si è parlato in piemontese è stato nell'aprile del '66 quando l'Avvocato disse a Vittorio Valletta: "spetta a me guidare l'azienda".

Nessuno riesce a immaginare comunque che oggi Gianni Agnelli, cosmopolita vero con la erre moscia più potente del suo membro immortalato dai fotografi, riuscirebbe a ripetere le parole che Marpionne ha indirizzato al manager che guida la Volkswagen.

C'è poi da aggiungere che nel suo sdegno verso i tedeschi, il figlio del carabiniere Concezio ha aggiunto un passaggio particolarmente sgradito ai giornalisti quando ha detto: "a quelli tra voi che sono sul libro paga di Wolfsburg chiedo gentilmente di ribadire ai vostri proprietari tedeschi un concetto semplice e chiaro: l'Alfa Romeo non è in vendita".

Ieri sera Enrichetto Mentana ha riproposto i 20 secondi in cui Marpionne ha pronunciato queste parole, e molti si sono chiesti perché si sia lasciato andare a un'accusa così pesante verso il mondo dell'informazione.

Nella sua infinita miseria Dagospia ritiene che l'infelice battuta abbia come obiettivo Massimo Mucchetti, il guru del "Corriere della Sera" che sul giornale dove la Fiat è azionista al 10%, ha insistito ripetutamente sulla ipotesi di cessione dell'Alfa Romeo a Volkswagen.

L'ultima volta risale a una settimana fa con un editoriale sparato in prima pagina dal titolo "Il Lingotto e la carta tedesca" in cui il giornalista ha chiesto di svelare il mistero delle iniziative condotte dalla banca Lazard per consentire a Volkswagen di portarsi a casa il gioiello dell'Alfa che Marpionne prevede di lanciare sul mercato americano nel 2014.

Nel suo articolo, che prima di essere pubblicato deve aver ottenuto la benedizione del direttore Flebuccio De Bortoli, Mucchetti è arrivato a scrivere che esperti tedeschi hanno visitato tutti e quattro gli stabilimenti "in teoria papabili" per consentire la discesa teutonica in terra italiana.

Su questa ipotesi nessuno finora ha voluto fare chiarezza, ma è probabile che nelle cinque ore dell'incontro a Palazzo Chigi (interrotte soltanto per un tè servito dalle mani gentili della Fornero e di Yaki Elkann) se ne sia parlato. Purtroppo allo stato attuale non se ne sa di più, e anche i sindacati che per bocca di Airaudo e Landini non hanno chiuso la porta agli stranieri devono mettersi l'anima in pace.

Per adesso valgono le parole di Marpionne che chiede ai tedeschi di pensare ai cazzi loro e di mettersi alla prova nella Formula1 dove la Ferrari fa meraviglie. Le sue parole fanno godere sicuramente Luchino di Montezemolo che dalla Taverna di Capri dove ballava sui tavoli con Dieguito e Luigino Abete adesso cerca di smarcarsi dalla taverna di Dieguito e di far capire a Marpionne che lui con gli articoli di Mucchetti sulla prima pagina del "Corriere della Sera" non ha nulla da spartire.


2- A MONTI TOCCA VERIFICARE SE NEL PROGETTO DI FUSIONE TRA EADS E BEA SYSTEMS C'È SPAZIO ANCHE PER FINMECCANICA - ORSI TERRORIZZATO DAL PM DI BUSTO ARSIZIO EUGENIO FUSCO
A quest'ora Mario Monti è già in piedi nel suo albergo di New York e starà leggendo il "Wall Street Journal" che nell'edizione europea parla delle pressioni sempre più deboli dell'Italia in merito alla richiesta di salvataggio.

Poi dopo qualche telefonata prenderà un'aspirina per alleggerire il mal di testa provocato dalla transvolata di ieri e dalla cena al Waldorf Astoria dove erano presenti 120 capi di Stato. All'Onu pronuncerà un discorso che è solo il prologo di giornate intense in cui terrà conferenze e incontri a ripetizione con Soros, l'ex-ministro del Tesoro Robert Rubin e lo stato maggiore del "Wall Street Journal" e dell'agenzia "Bloomberg".

Sono tutte cose che farà di gran carriera e con animo orgoglioso perché quando mette piede sul suolo americano è come se ritornasse a Varese per incontrare gli amici più affezionati. SuperMario in America gioca in casa forte del consenso crescente che l'establishment finanziario newyorkese gli ha manifestato fin dall'inizio dedicandogli copertine dei settimanali e definendolo "l'uomo più importante d'Europa".

Al di là dell'agenda ufficiale c'è comunque un problema che il premier dovrà affrontare in incontri riservati. È la questione Finmeccanica, che è diventata un problema di politica estera dopo l'annunciato progetto di fusione tra Eads e Bea Systems, i due giganti dell'aviazione europea. Il merger dovrebbe chiudersi il 10 ottobre e potrebbe portare alla nascita di un supergruppo con 78 miliardi di fatturato, ma allo stato attuale sembra che si stia ancora combattendo per la leadership con gli inglesi che vorrebbero guidare la partnership.

A Monti tocca verificare se in questo progetto c'è spazio anche per Finmeccanica che ha una forte presenza in Inghilterra e ha riconvertito la sua strategia sui settori strategici degli armamenti e della Difesa. A livello di Governo finora non c'è stato alcun pronunciamento. E il pallido Vittorio Grilli, uomo silenzioso per le questioni pubbliche e soprattutto per quelle private ha dichiarato nei giorni scorsi che la fusione tra Eads e Bae l'ha letta sui giornali. Un po' poco per un ministro che è l'azionista di Finmeccanica e ha tra le mani la golden share. Da parte sua Orsi continua a marciare convinto che la cessione di settori come l'energia e i trasporti possano rimettere in sesto i conti dell'azienda.

Purtroppo questo disegno ha trovato una battuta d'arresto in un magistrato 46enne di Chieti che alla Procura di Busto Arsizio dove opera attualmente ha preso in mano la vicenda dei 12 elicotteri venduti all'India e ha formulato il capo d'accusa di corruzione internazionale nei confronti dell'intera società.

Lo ha fatto appellandosi a quella legge 231 del 2001 che impone alle aziende dei modelli organizzativi per evitare illeciti. Molte società hanno snobbato questa legge affidandone l'osservanza a dirigenti marginali e alle soglie della pensione.

A quanto pare il pm Eugenio Fusco (per informazioni chiedete a Tanzi e Consorte) l'ha presa molto sul serio e cerca di capire se c'è stata corruzione in India. Così, quella che può sembrare una storia di piccolo conto è diventata un muro per il superprotetto Orsi che a questo punto rischia di non poter partecipare alle gare sui mercati internazionali e di essere tagliato fuori dalla fusione tra i colossi europei che forniscono i loro prodotti anche al Pentagono.

Per questa ragione Monti dovrà nella sua tappa newyorkese affrontare inevitabilmente il problema. È ciò che sperano ai piani alti di piazza Monte Grappa dove nelle ultime ore si fanno sempre più insistenti le voci che il magistrato di Chieti trasferito a Busto Arsizio stia preparando una polpetta spettacolare.


3- NELLA SUA CORSA AL CONI, MALAGO' HA CON SE' RENATO DI ROCCO (FEDERCICLISMO)
Avviso ai naviganti N.1: "Si avvisano i signori naviganti che durante la conferenza stampa di ieri pomeriggio in cui ha presentato le "Anieniadi", Giovannino Malagò (per gli amici Megalò) si è sottratto abilmente alle domande sulla sua candidatura alla presidenza del Coni.

Il presidente del Circolo Aniene ha solo detto che c'è bisogno di discontinuità e ai giornalisti presenti questa affermazione è sembrata una bocciatura del tandem Petrucci-Pagnozzi che ha governato il Coni. Malagò-Megalò aspetta, ma alle sue spalle si intravede la figura di Renato Di Rocco, il 66enne presidente della Federciclismo che sta pedalando in silenzio per raccogliere il testimone dello sport italiano".


4- SIENA, IL PALIO DELLE MOGLI
Avviso ai naviganti N.2: "Si avvisano i signori naviganti che l'argomento preferito dai contradaioli di Siena è diventato il rapporto sempre più teso tra Sabina Ratti, moglie di Alessandro Profumo e la consorte dell'amministratore delegato di MontePaschi, Fabrizio Viola.

Secondo i contradaioli le due signore sono in profondo dissenso sul futuro del Palio che per Sabina Ratti (dirigente dell'Eni per lo sviluppo sostenibile) rappresenta un'offesa agli ecologisti. Non solo: a Lady Viola pare che il presidente Arrogance Profumo abbia invaso il ruolo dell'amministratore delegato, cioè il marito Fabrizio".

 

 

della-valle-marchionnedella valle marchionneALBERTO NAGEL E RENATO PAGLIARORENATO PAGLIARO E ALBERTO NAGEL DAL CORRIERE jpegJOHN ELKANN ALL ALLEN CONFERENCE MONTEZEMOLO E JOHN ELKANN jpeg Valerio CastronovoLUPO RATTAZZI E SIGNORA Vittorio VallettaGiovannino AGNELLIeugenio fuscoMassimo MucchettiCAPRI - MONTEZEMOLO DI NUOVO IN VESPA SENZA CASCOMARIO MONTI giuseppe orsi IL PM EUGENIO FUSCO GIOVANNI MALAGO Renato Di RoccoALESSANDRO PROFUMO E MOGLIE SABINA RATTI FABRIZIO VIOLA

Ultimi Dagoreport

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...