1- MATTONATE TRA CALTARICCONE E PARNASI: A FARE LE SPESE, TRA I DUE GIGANTI DELLE COSTRUZIONI, E’ ZINGARETTI PRO-PARNASI. QUIZ: CHI LANCERA’ CALTA PER IL CAMPIDOGLIO? 2- E’ PARTITA LA GIOSTRA DELLA FARNESINA: ALBERTO BRADANINI, NUOVO AMBASCIATORE A PECHINO; A TEHERAN VA LUCA GIANSANTI, A NUOVA DELHI ATTERRA DANIELE MANCINI 3- PAN DI SPAGNA AMARO PER BRIATORE: GRAN SCAZZO CON IL SUO SOCIO IBERICO FERRERO (SE LE COSE DOVESSERO ANDARE MALE E' PRONTO UN ALTRO FARAONICO PROGETTO: IL QUARTO BILLIONAIRE CLUB A DUBAI CHE DOVREBBE DIVENTARE IL PIÙ SFARZOSO DI TUTTI) 4- TELECORRIDA SPAGNOLA: COME MAI TUTTO CIÒ CHE VIENE CONCESSO SENZA PROBLEMI ALLA “TELECINCO” DI BERLUSCONI È INVECE NEGATO ALLA ANTENA3 DI DE AGOSTINI?

1- PAN DI SPAGNA AMARO PER BRIATORE: SCAZZO CON IL SUO SOCIO IBERICO FERRERO
Anche Flavio Briatore, il 62enne brizzolato di Cuneo, deve fare i conti con la crisi della Spagna dove il 5 luglio ha inaugurato il Billionaire Club di Marbella.

L'operazione voleva ripetere il successo sperimentato in Sardegna e riprodotto a Montecarlo, ma sembra che le cose non vadano nel verso giusto e siano già sorti grossi problemi con Juan Carlos Ferrero, il businessman spagnolo che ha scelto di diventare partner nel nuovo locale che l'ex-manager di Formula1 ha voluto realizzare con sfarzo e prezzi da capogiro.

Secondo i siti iberici di gossip pare che i primi screzi tra i due partner si siano consumati già la sera stessa dell'apertura del nuovo Billionaire quando Briatore e la moglie Elisabetta Gregoraci hanno lasciato alle 2 di notte, e quindi con largo anticipo, la festa del debutto.

Alla base del dissenso sembra che ci sia l'impostazione della politica commerciale che costituisce il marchio di fabbrica di Briatore, ma non convince il socio Carlos Ferrero che pur avendo deciso di investire anche nell'intrattenimento di gran lusso, è convinto che "tutto questo non è adatto alla Spagna".

I media hanno dato grande spazio all'evento e l'emittente televisiva Telecinco ha perfino effettuato collegamenti in diretta, ma le critiche sono affiorate sin dall'esordio come pare dimostrato dall'affluenza di pubblico alla serata inaugurale, nettamente inferiore alle attese.

A bordo del suo gommone "Force Blue" sta cercando di capire le ragioni di queste incertezze. Nella gestione del locale ha coinvolto Alejandro Agag che come genero dell'ex-premier spagnolo Josè Maria Aznar, ha un'agenda di relazioni di alto livello. La scelta è parsa azzeccata perché Agag è riuscito ad avere come primo supporter dell'iniziativa il sindaco di Marbella Angeles Munoz, una donna decisionista di fresca nomina dopo i recenti scandali immobiliari che hanno travolto la vecchia amministrazione e molti costruttori locali della prima meta turistica di Spagna.

Ma la profonda diversità di vedute tra l'ex-manager della Renault Formula1 e il socio spagnolo che ha investito quattrini nel nuovo Billionaire, fa pensare a un imminente show down. Se le cose dovessero andare male il manager di Cuneo ha già pronta la carta di riserva perché è impegnato in un altro faraonico progetto: il quarto Billionaire Club a Dubai che dovrebbe diventare il più sfarzoso in assoluto di tutti, dotato questa volta anche di un hotel a 6 stelle, e aprire le porte ai ricchi arabi nel 2013.

Da quelle parti conoscono il brizzolato manager italiano fin dal 2010 quando ha aperto il suo primo "Mall" per la linea d'abbigliamento con il marchio Billionaire.


2- TUTTO CIÒ CHE VIENE CONCESSO ALLA "TELECINCO" DI BERLUSCONI È NEGATO A DE AGOSTINI
La Spagna sta creando problemi anche al gruppo italiano De Agostini che è entrato nel mercato televisivo tre anni fa con "Antena3", l'emittente televisiva che nel 1990 è stata la prima televisione privata del Paese.

Sei mesi fa De Agostini è sceso in campo per acquisire "La Sexta", un altro canale comprato con l'intenzione di fare concorrenza in Spagna alla leadership di Telecinco di proprietà di Mediaset.

Secondo le voci che corrono nei bar di Plaza Mayor adesso il Gruppo italiano di Novara che fa capo alle famiglie Drago e Boroli pare stia meditando di rinunciare alla conclusione dell'operazione. La decisione sarà presa al prossimo consiglio di amministrazione convocato per il 25 luglio, ma la vicenda sta sollevando a Madrid fortissime polemiche.

Sembra infatti che su "Antena3" si sia abbattuta l'Antitrust iberica (Cnc-Comision Nacional de Competencia) che ha imposto vincoli e condizioni assai più stringenti di quelli indicati a "Telecinco" ,il braccio televisivo di Berlusconi in Spagna, quando 18 mesi fa acquisto' il canale "La Cuatro".

In particolare l'Authority di Madrid ha subordinato l'annessione di "La Sexta" alla rete di De Agostini, al mantenimento di una netta separazione ,in due società distinte, per le reti commerciale e pubblicitaria dei due network. Ciascuna dovrà avere la propria sede, con personale differente e con sistemi informatici diversi, e non si potranno offrire agli investitori "pacchetti cumulativi" che consentano di mandare in onda in contemporanea sui due canali ("Antena3" e "La Sexta") gli stessi spot. A questi vincoli così rigidi si è aggiunto l'obbligo di non scambiarsi qualsiasi tipo di informazione di mercato.

Secondo il manager Silvio Gonzales ,che De Agostini ha messo sulla poltrona di amministratore delegato al posto di Maurizio Carlotti, questi obblighi rendono l'operazione non conveniente. Fino ad oggi gli incontri tra i vertici della De Agostini e la dirigenza dell'AgCom spagnola sono stati assolutamente inutili nonostante sia evidente a tutti la diversità di trattamento riservata alla "Telecinco" di Mediaset che è guidata dall'ex-produttore televisivo romano Paolo Vasile.

Il Gruppo italiano di Novara si è anche appellato al governo al quale spetta l'ultima parola, ma ha già predisposto i piani di rientro dalla complessa architettura finanziaria con cui è stata condotta l'acquisizione.

In pratica la "Telecinco" di Berlusconi (alla quale era stato peraltro concesso di rilevare anche il 22% della tv digitale "Digital Plus" del gruppo Prisa) trova "pista libre" e vento in poppa per conquistare il mercato spagnolo.


3- LA GIOSTRA DELLA FARNESINA
Giro di poltrone alla Farnesina. Dopo l'arrivo del nuovo Segretario Generale, Michele Valensise, stanno per scattare gli spostamenti di alcuni ambasciatori per occupare le sedi diplomatiche considerate "strategiche".

La più delicata è quella di Teheran dove l'attuale ambasciatore Alberto Bradanini, un reggiano che occupava la poltrona dal 2008, sarà destinato a Pechino per prendere il posto di Massimo Iannucci, il 65enne di Ceprano che dal 2010 rappresentava l'Italia in Cina.

Per Teheran la scelta è caduta su Luca Giansanti, il diplomatico romano che conosce la capitale iraniana dal 1987 quando ha lavorato come segretario commerciale e console d'Italia.

Un altro movimento strategico riguarda l'India, dove è previsto l'arrivo come ambasciatore di Daniele Mancini, consigliere diplomatico e capo delle relazioni istituzionali presso il ministero dello Sviluppo Economico. Oltre ad essere già stato ambasciatore in Romania, Mancini, che prenderà il posto del romano Giacomo Sanfelice di Monteforte, è famoso per la sua passione per la letteratura e per un libro di poesie religiose che potrà recitare davanti al Taj Mahal.

4- MATTONATE TRA CALTARICCONE E PARNASI: A FARE LE SPESE, TRA I DUE GIGANTI DELLE COSTRUZIONI, E' ZINGARETTI PRO-PARNASI. CHI LANCERA' CALTA PER IL CAMPIDOGLIO?
Sembra di essere tornati agli anni d'oro del mattone quando i palazzinari romani si si contendevano il mercato a colpi bassi con l'aiuto delle banche e dei politici, ma lo scontro di oggi non e' piu' all'insegna dell'opulenza bensi' della sopravvivenza rispetto a una crisi che sta devastando il settore.

Bisogna leggere cosi' la polemica furibonda che e' scoppiata tra Caltariccone e il Gruppo Parnasi, un altro nome importante del gotha delle costruzioni. Oggetto del contendere e' la nuova sede della Provincia guidata da Nicola Zingaretti che dovrebbe sorgere nella zona del'Eur con un investimento di 263 milioni.

La decisione e' stata presa ad ottobre 2010 per riunire su 67mila metri quadri gli uffici della Provincia sparsi in 12 edifici in gran parte obsoleti, una scelta in favore di Parnasi che Caltariccone contesta in maniera rabbiosa. Da qui una serie di articoli al vetriolo pubblicati sul Messaggero dietro i quali si intravede il malessere del Calta che si chiede come sia possibile chiudere l'operazione nel momento in cui la spending review prevede l'abolizione della Provincia e il suo accorpamento insieme al Comune nella nuova Citta' Metropolitana.

Gli attacchi sembrano avere un primo successo: i sindacati parlano senza mezzi termini di speculazione e la Corte dei Conti appare intenzionata ad accendere un faro sull'acquisto dell'immobile di Parnasi.

A fare le spese che vede contrapposti i due giganti e' per adesso Zingaretti che difende la procedura e parla di risparmi per almeno 5 milioni, ma a Roma sono tutti convinti che la battaglia del mattone segna un altola' alle sue ambizioni per il Campidoglio: con Caltariccone contro su quella poltrona non ci arriva nessuno.

 

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