MENO ZINGARI, PIÙ ZINGALES! - A UN CONVEGNO DI BANKITALIA, L’ECONOMISTA FA A PEZZI ABRAMO BAZOLI SUI CONFLITTI D’INTERESSE: “NELLA VICENDA ALITALIA, INTESA SANPAOLO È STATA CONSULENTE DEL GOVERNO PER IL SALVATAGGIO, COMPRATORE DELL'ALITALIA E CREDITORE DI AIR ONE, CHE ALITALIA, SALVATA DA INTESA, HA COMPRATO” - AHÒ, SENTI COME PARLA ‘STO GHIZZONI, CAPO DI UNICREDIT: “POI UNO TE LO METTE IN QUEL POSTO…

Giorgio Meletti per il "Fatto quotidiano"

Il momento topico è quando il numero uno di Unicredit, Federico Ghizzoni, descrive così il caso dell'impresa che non restituisce il prestito alla banca: "Poi uno te lo mette in quel posto". Gelo in sala. Mai nella solennità del Salone dei Partecipanti della Banca d'Italia si era adoperato un linguaggio così colloquiale.

Ma il nervosismo era motivato, perché ieri il governatore Ignazio Visco ha fatto uno brutto scherzo alla casta dei banchieri. In un convegno dal titolo innocuo, ha messo Ghizzoni e un altro superbig, il presidente di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli, di fronte a due studiosi provenienti da Marte.

Proprio così. Luigi Zingales, economista dell'Università di Chicago, si presenta beffardo annunciando che lui e Paola Sapienza (docente di Finanza alla Northwestern University, pure a Chicago), sono lì "in quota marziani". E si vede. A metà prolusione di Bazoli, Zingales si alza e spara: "Professore, lei ha appena detto che la banca deve perseguire interessi generali piuttosto che massimizzare il profitto. Può citare un caso in cui Intesa Sanpaolo ha seguito questa linea?".

L'ottantenne banchiere bresciano non gradisce. Non risponde perché "ci vorrebbe troppo tempo", e riprende a leggere il testo scritto. Giornataccia per i banchieri, con il buongiorno che si è visto dal mattino, dal saluto al veleno di Visco. Lo scorso luglio era andato all'assemblea dell'Associazione bancaria a dire di smetterla di dare prestiti sulla base delle amicizie.

Stavolta Visco ha mollato le seguenti pillole, in linguaggio spietatamente tecnico:
1) sulla cosiddetta governance sono stati fatti dei progressi ma servono "sforzi aggiuntivi" (tradotto: state facendo i furbi);
2) dovete mettere più donne nei consigli d'amministrazione;
3) avete "costi connessi con assetti di governo pletorici" (tradotto: consigli d'amministrazione oceanici per spartire gettoni);
4) avete ancora "sistemi di remunerazione non coerenti con l'attuale fase congiunturale" (tradotto: l'Italia tira la cinghia e Ghizzoni è ancora sopra i 2 milioni di stipendio).

Il presidente dell'Abi, l'ex presidente del Monte dei Paschi Giuseppe Mussari, assente perché ha organizzato il contemporaneo convegno "Donne, banche e sviluppo", non fa una piega: "Il governatore vuole più donne nei cda? Giusto", fa sapere.

Ghizzoni riesce a parlare del tema assegnatogli, "Gestione e presidi dei conflitti d'interesse" senza mai pronunciare la locuzione "conflitti d'interesse". Spiega però che le banche italiane vanno molto meglio di quelle di altri paesi perché "hanno tenuto il contatto con il territorio" e grazie ai loro "azionisti stabili".

Zingales, abituato a fare lezione in inglese, è costretto a tradurre in italiano quello che tutti in Italia dovrebbero sapere: "Ci avete spiegato di avere in mente l'interesse sociale e non la massimizzazione dei profitti. Meno male, così non c'è conflitto di interessi. L'esempio lo faccio io: nella vicenda Alitalia, Intesa Sanpaolo è stata consulente del governo per il
salvataggio, compratore dell'Alitalia e creditore di Air One, che Alitalia, salvata da Intesa, ha comprato".

Gelo in sala. Zingales affonda il colpo: "Per fortuna Intesa non pensa a massimizzare i profitti, così non c'è conflitto d'interessi. E poi ci sono gli azionisti stabili, le fondazioni bancarie, che anche loro non cercano il profitto, sennò uscirebbero dalle banche e investirebbero altrove, ma stanno nelle banche per contare sul territorio, cioè per condizionare la gestione delle banche non alla ricerca del profitto ma dell'interesse generale.

Ecco, dovremmo pensare a una nuova forma societaria, diversa dalla società per azioni: Bazoli non massimizza il profitto, però poi chiede capitali alla Borsa, cioè ai risparmiatori, per investirli nel perseguimento degli interessi generali".

La lezione del liberista venuto da Marte si chiude con una proposta choc: "A proposito di trasparenza: pubblichiamo tutte le consulenze e i cosiddetti pareri pro-veritate che chiedete ad avvocati, notai e commercialisti a supporto delle vostre decisioni, così magari ci penseranno due volte prima di scrivere ogni cosa e il suo contrario a seconda delle richieste del committente".

L'unico che trova la forza di rispondergli è Piergaetano Marchetti, navigato notaio dei salotti finanziari: "Dopo il quadro che hai fatto, l'unica soluzione è monaci e carabinieri - avverte paterno -. Sì, stai attento, Luigi, così stai aprendo la via agli eccessi del regolatore". Che per qualcuno suona come un modo raffinato di definire il rispetto della legge.

 

 

zingalesBAZOLIignazio visco GIUSEPPE MUSSARI Piergaetano Marchetti

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?