METROWEB VUOLE CABLARE LE 30 PRINCIPALI CITTÀ ITALIANE, CON L’AIUTONE STATALE DELLA CDP, LE QUOTAZIONI AZIONARIE DI TELECOM CADONO E BERNA-BEBÈ SPAVENTA RIGOR MONTIS: “A QUESTI PREZZI TELECOM E’ UN BERSAGLIO GOLOSO” - “LA CONCORRENZA È UNO STIMOLO. MA LA STORIA D'ITALIA SPESSO NON SEGUE LA LINEA RETTA. RITARDAMMO LA TV A COLORI PERCHÉ LA FIAT PREFERIVA CHE LE FAMIGLIE CONCENTRASSERO LE LORO RISORSE NEL CAMBIO DELL'UTILITARIA. NEGLI ANNI '90, LA TELECOM PUBBLICA FU AGGREDITA PERCHÉ VOLEVA CABLARE L'ITALIA PER CONSENTIRE LE TRASMISSIONI TV VIA CAVO, OSTEGGIATE DA RAI E MEDIASET…”

Massimo Mucchetti intervista Franco Bernabè per il "Corriere della Sera"

Metroweb ha rotto gli indugi. Con l'apporto del Fondo strategico della Cassa depositi e prestiti (Cdp), la società milanese della rete compie il primo passo per cablare le 30 principali società italiane portando la fibra ottica dentro le case e gli uffici.

Il monopolio di Telecom Italia nella rete fissa delle telecomunicazioni viene per la prima volta insidiato da un concorrente. Le quotazioni azionarie di Telecom cadono. Ma l'amministratore delegato della Cdp, Giovanni Gorno Tempini, presenta l'iniziativa come la base di un'auspicabile collaborazione con l'incumbent. Sarà sfida, dunque, o partnership? Ne parliamo con Franco Bernabè, presidente di Telecom Italia.

Dottor Bernabè, da 7-8 anni si parla di reti di nuova generazione per la modernizzazione del Paese. Ma, a parte Milano, si è visto ben poco. Adesso sarete addirittura in due a fare lo stesso mestiere.
«Ben venga la concorrenza nell'infrastruttura. I nostri cavidotti sono a disposizione di tutti. All'estero sono le tv via cavo a competere con le telecomunicazioni nei servizi a banda larga e ultralarga, mentre in Italia il cavo coassiale per la tv non è mai stato posato. Salvo la rete di Fastweb costruita più di dieci anni fa e il cui sviluppo è stato presto abbandonato a favore dell'affitto delle linee Telecom, evidentemente più convenienti, non sono mai state realizzate dagli altri operatori delle reti alternative».

La concorrenza nell'infrastruttura tra operatori, comunque obbligati dall'Agcom ad aprirla a tutti, non è uno spreco?
«La concorrenza è uno stimolo. Certo, un accordo sarebbe più efficace e impegnerebbe meno capitali. Ma la storia d'Italia spesso non segue la linea retta. Ritardammo la tv a colori perché la Fiat preferiva che le famiglie concentrassero le loro risorse nel cambio dell'utilitaria e non in quello del televisore. Negli anni '90, la Telecom pubblica fu aggredita perché voleva cablare l'Italia per consentire le trasmissioni tv via cavo, osteggiate dai sostenitori di Rai e Mediaset...».

Adesso, dopo aver ceduto Telecom senza proteggerla dalla speculazione che l'avrebbe indebitata, lo Stato cerca di sopperire, tramite Metroweb, alla lentezza di Telecom che deve soprattutto rimborsare il debito.
«Nel 1999, inascoltato da governo e establishment, avvertii a che cosa si sarebbe andati incontro con quell'Opa e con tutto il resto. Dal 2008 abbiamo gradualmente ridotto il debito. Ora è sceso a 30 miliardi e l'Ebitda tornato sopra i 12. Telecom è una grande azienda, patrimonio dei soci, e del Paese...».

Ma la Borsa vi sta rendendo scalabili, siete a rischio Opa?
«A questi prezzi e con una cassa di nuovo cospicua Telecom può diventare un bersaglio goloso. Nel 2007 America Movil di Carlos Slim l'avrebbe volentieri pagata molto di più...».

Già, ma chi si prende il rischio Italia?
«A parte che Telecom Italia è forte anche in Sud America, non sta a me andare oltre l'analisi di numeri che tutti possono fare».

Con Metroweb, il governo Monti sembra non proteggere più Telecom da assalti esterni come facevano Prodi e Berlusconi.
«Lascio la storia agli storici. Per l'oggi, credo che il governo, nel rispetto dei mercati, debba preoccuparsi di Telecom e dello sviluppo delle telecomunicazioni così come di ogni altro settore strategico. Ora Telecom può investire secondo una seria disciplina a beneficio dei suoi azionisti e del Paese. I concorrenti di Telecom...».

Vodafone, Swisscom con Fastweb, i russi di Wind: tutti esteri...
«I concorrenti vorrebbero che noi facessimo la nuova infrastruttura a nostre spese e poi gliel'affittassimo a basso prezzo. Dove sono finiti i progetti di cablare Roma dei tre operatori esteri? Telecom aiuterà a centrare gli obiettivi dell'Agenda digitale e rispettare le prescrizioni delle autorità nazionali e della Commissione Ue. Nella chiarezza».

Metroweb investe 4,5 miliardi in 8 anni, voi 2 miliardi. Loro promettono una velocità di trasmissione di 100 megabit, voi di 50 che potranno salire a 100.
«Telecom non parte da zero e adotta una soluzione meno costosa: la fibra fino all'armadietto che sta ai piedi degli edifici e poi arriva in casa con il filo di rame potenziato con il vectoring. E le somme previste per stendere la fibra fanno parte di un piano di 9 miliardi in tre anni solo in Italia».

Per Vito Gamberale, leader di F2i, il vectoring funziona solo se non c'è affollamento.
«E infatti, non appena si formerà zona per zona una domanda adeguata, porteremo la fibra anche in casa. Lo stesso fanno in Germania, Regno Unito, Belgio, Olanda, Austria...».

France Telecom e Telefonica, però, adottano la soluzione Metroweb.
«Ragioni tecniche. Il doppino di rame francese da centrale ad armadietto è di un chilometro contro i 400 metri nostri. Telefonica ha una rete rigida senza armadietti. Sono cosa noiose, ma l'industria è fatta così».

Dice Metroweb: con il vectoring, Telecom precluderebbe agli altri l'accesso all'utenza finale. Di nuovo il monopolio.
«Non è vero. E poi sta ad Agcom, Antitrust e Bruxelles verificare. E noi siamo in grado di rispettare le regole. Alla lettera».

Con Metroweb, la Cdp, ossia lo Stato, fa concorrenza a un soggetto privatizzato.
«Non è questo il punto. Se concorrenza ci deve essere, deve svolgersi ad armi pari. Il nostro piano prevede il rientro dell'investimento in 8 anni. Quello di Metroweb non so».

In un vostro documento interno parlate di 26 anni. In Metroweb si parla di 12.
«Non commento numeri che variano al variare delle ipotesi che si fanno nei piani».

Essendo nuova, Metroweb farebbe tutto con meno dipendenti di Telecom. Licenziamenti in vista se Metroweb sfonda?
«L'evoluzione tecnologica aumenta la produttività, ma la gradualità del nostro piano ci consentirà nel tempo di ristrutturare la rete, che oggi impiega 25 mila persone, d'intesa con i sindacati. Non vedo un pericolo Metroweb se tutti, soggetti privati e pubblici, osserveranno il Market economy investor principle nel fare gli investimenti».

Qual è allora il costo del capitale oltre il quale l'investimento ha senso per voi?
«Diciamo l'8,9%. Capisco che alla Cdp possa andar bene un rendimento inferiore, potendosi essa finanziare con il risparmio postale garantito dal Tesoro».

Sospetta un aiuto di Stato?
«Ragioniamo in positivo. Nelle 30 città dove investirà Metroweb, Telecom c'è già. Sono le aree più evolute, dove vive il 20 per cento della popolazione. Ma l'Italia ha pure 5 milioni di cittadini, 400 mila aziende, 56 distretti industriali senza nemmeno l'adsl: costa troppo per un operatore privato.

Eppure, con un incentivo inferiore al miliardo li si può portare almeno all'adsl entro il 2014. Mi chiedo se per lo Stato sia opportuno fare concorrenza all'operatore privato nelle aree dove è facile disinteressarsi delle aree difficili, o se invece non sia meglio unire le risorse di Telecom e della Cdp per garantire a tutti un'infrastruttura essenziale. Un grande accordo direbbe al Paese che il suo establishment ha imparato la lezione della storia e ai mercati e ai concorrenti globali che qui è finita l'era dei Guelfi e dei Ghibellini».

 

 

FRANCO BERNABE E SIGNORA GORNO TEMPINI FASTWEBMETROWEB LOGOCarlos SlimMONTI E PRODI A REGGIO EMILIA SILVIO BERLUSCONI - Copyright Pizzi

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