METTI UNO SCONOSCIUTO IN CASA - GRAZIE ALLA CRISI ECONOMICA, AIRBNB, SITO DI AFFITTI TURISTICI FONDATO A SAN FRANCISCO, E’ DIVENUTO MOLTO POPOLARE NEL NOSTRO PAESE

Andrea Marinelli per Corriere della Sera

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Lo scorso marzo Giulia Zeetti, attrice di teatro di 32 anni, è partita in tournée con il suo spettacolo «L’uccello di fuoco». Prima di mettersi in viaggio, per risparmiare sulle spese, ha cercato su Airbnb un alloggio che potesse ospitare i quattro membri della compagnia durante le tappe.

 

«A Napoli ci avevano consigliato un albergo in periferia, ma la zona non ci piaceva», racconta al Corriere tenendo in braccio Dario, il figlio di sei mesi che spesso la accompagna in tournée. «Su Airbnb abbiamo trovato invece un appartamento in centro, abbastanza grande da ospitarci tutti. La padrona di casa era una ballerina e amava il teatro. Abbiamo scoperto conoscenze comuni, ci siamo scambiate consigli ed è anche venuta allo spettacolo. Mi piace trovare un’accoglienza calda: sembra di tornare al tempo delle compagnie di giro che venivano ospitate nelle case».

 

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Sulla piattaforma Giulia mette anche in affitto la propria casa di Perugia per arrotondare. «Quando ero incinta ho ospitato per un mese Mark, un ragazzo di Berlino che non parlava italiano. Siamo diventati amici e ora, di tanto in tanto, ci sentiamo e mi chiede di Dario», ricorda Giulia. «Su Airbnb incontri persone educate, abituate a viaggiare e a relazionarsi con gli altri. Prima non lasciavo nulla in casa, adesso invece chi viene può sfogliare un mio libro o usare le mie cose. Il sito gioca sulle recensioni e sulla condivisione di interessi comuni: sono quelli che ti fanno aprire verso gli sconosciuti».

 

Giulia Zeetti fa parte del milione di viaggiatori che dal 2008 a oggi ha soggiornato in Italia grazie ad Airbnb, sito di affitti turistici fondato a San Francisco nell’agosto di quell’anno e divenuto molto popolare nel nostro Paese. In Italia ci sono quasi 80.000 alloggi disponibili – un decimo del totale, terzo Paese al mondo dopo Stati Uniti e Francia – e ogni notte, lungo la penisola, circa 12.000 persone trovano un posto dove dormire grazie alla piattaforma.

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In Italia, Airbnb è riuscito ad abbattere l’istintiva diffidenza verso gli sconosciuti, ma soprattutto ha contribuito a cambiare il rapporto con la propria casa: se una volta era vista e vissuta come un luogo sacro, oggi sono sempre di più le persone che la aprono, per motivi economici ma anche per incontrare persone di tutto il mondo senza spostarsi.

 

È quello che succede a Emilio Lenzi, art director ventottenne originario della provincia di Matera, che ha deciso di affittare la dimora dei nonni in Basilicata perché continuasse a «vivere» dopo la loro morte. «Apro casa agli estranei, perché mi permette di conoscere storie ed esperienze. Ho sempre apprezzato gli sconosciuti, Airbnb mi ha semplicemente permesso di incontrarne di più».

 

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A maggio, la rivista americana Wired ha scritto che i principali siti della sharing economy, l’economia della condivisione basata su Internet, hanno cambiato il modo di interagire con gli altri, insegnando a fidarsi degli sconosciuti: entriamo nelle macchine di persone che non conosciamo grazie a Uber, affidiamo loro i nostri cani con DogVacay e mangiamo nei loro salotti tramite Feastly.

 

Soprattutto apriamo le porte di casa, affittando una stanza libera o un divano in salotto grazie ad Airbnb. «Ciò che è convincente nella sharing economy è la varietà di scelte. Possiedo un’auto ma ne posso guidare venti diverse», ha dichiarato al New Yorker Arun Sundararajan, professore di Stern, la business school della New York University. «Questo amplierà il consumo, invece di ridimensionarlo».

 

Si tratta di un cambiamento non solo economico, ma anche culturale. «Ho iniziato a usarlo tre anni fa. Da allora sono stato ospite di circa cento case, dagli Usa al Giappone. Quando la mia famiglia ha dovuto gestire un appartamento vuoto a Milano ho pensato a Airbnb per ricambiare l’ospitalità avuta da tante persone», spiega Nicola Ricciardi, curatore d’arte milanese di 29 anni. «Un ottimo esercizio per allenare la fiducia. C’è una reciprocità implicita, che rafforza il contratto sociale».

 

Insieme a un letto, Airbnb offre l’esperienza: non basta mettere a disposizione una camera, bisogna essere socievoli e ospitali. «L’albergo spesso è triste e poco intimo. Una casa invece è vissuta, quindi interessante. Oltre a un tetto cerco la scoperta, la possibilità di immergermi nella vita di un’altra persona e guardare dalla sua finestra bevendo un the caldo», spiega Laura Sauchelli, grafica milanese di ventotto anni che da due usa Airbnb.

 

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«È un po’ come vivere nella vita di qualcun altro e insieme vedere la città con gli occhi del residente». In Italia gli spazi disponibili sono principalmente a Roma, Milano, Firenze e Venezia. Si trovano abitazioni di ogni tipo: dal trullo in Puglia al loft milanese, al castello in Toscana. Ma i mercati di maggior interesse sono quelli vacanzieri: Sardegna, Sicilia e Liguria.

 

«Prima gli italiani usavano il servizio per affittare casa propria o per soggiornare all’estero, nel futuro vorremmo incoraggiarli a utilizzare Airbnb anche per viaggiare in Italia. Il potenziale è enorme: l’80 % degli italiani fa le vacanze in Italia», afferma Matteo Stifanelli, 28 anni, responsabile per l’Italia di Airbnb dal 2012, anno del debutto italiano del sito in cui gli annunci aumentarono del 650%.

 

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È a Imperia per incontrare i padroni di casa liguri «per rinsaldare i rapporti con la community locale», spiega. «L’Italia è una sorpresa. C’erano molti dubbi, dall’uso della carta di credito alla scarsa alfabetizzazione digitale ma questi numeri dimostrano che quando ci sentiamo forti, come nell’ospitalità, siamo capaci di innovare prima degli altri». E non si tratta solo di innovazione: «Airbnb – conclude – ha messo ordine nel sistema già esistente di Bed & Breakfast, affittacamere e case vacanze». 

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