SIENA ADDIO? - SCONTRO SULLA POSSIBILITA’ DI TRASFERIRE LA SEDE DELLA BANCA: E’ IL PRIMO PASSO VERSO LA VENDITA? - LA FONDAZIONE SI OPPONE, MA NEL MIRINO CI SONO PROPRIO LORO, I FAMIGERATI “DIRIGENTI LOCALI” CHE HANNO AFFOSSATO DEFINITIVAMENTE LA PIU’ ANTICA BANCA DEL MONDO - MOLLARE L’OSSO: SE UN RISANAMENTO E’ POSSIBILE, PASSA ATTRAVERSO L’ADDIO AL CONTROLLO SULLA BANCA - SI SCENDE AL 20%?...

Marco Imarisio e Fabrizio Massaro per il "Corriere della Sera"

Dal 1472. Non è solo la data di nascita del Monte dei Paschi, ma qualcosa di più. Uno slogan che indica una storia in divenire. Siena e la sua banca, «insieme da cinque secoli» come si legge nei cartelloni pubblicitari all'ingresso di ogni filiale cittadina. Adesso qualcosa potrebbe cambiare. Il connubio potrebbe sciogliersi.

Nello scenario peggiore, per i senesi, addio al quartier generale di Palazzo Sansedoni, addio anche alla quota del 20% in mano alla Fondazione Mps, considerata la soglia minima per esercitare il controllo sulla banca. A questo arrivano i danni prodotti da una gestione avventurosa.

La Fondazione, depositaria del legame con il territorio ha da sempre tra gli scopi il mantenimento della sede legale e della direzione generale della banca in città. Ma nella bozza del nuovo statuto elaborata dall'avvocato torinese Angelo Benessia, legale storico dell'ente e fino a pochi mesi fa presidente della Fondazione San Paolo, è stato eliminato un paragrafo del terzo articolo, dove sono elencati gli obiettivi dell'ente. «Il mantenimento nella città di Siena delle sede della direzione generale della Banca». Non c'è più. Cancellato.

La deputazione, come qui si chiama il consiglio d'amministrazione della Fondazione, ne ha discusso con toni piuttosto accesi nell'adunanza del 10 gennaio 2013. Non è solo questione di campanile. L'assenza di quel paragrafo che vincola la sede legale al territorio consente molto più facilmente la possibilità di sposare la banca con un altro istituto. La bozza è pronta. E c'è poco tempo per approvarla.

Lo statuto rivisto e corretto deve avere l'ok della deputazione entro la fine di febbraio, così da poter ottenere entro aprile il via libera dal Tesoro, che ha 60 giorni per dire la sua e chiedere correzioni o integrazioni. Agli inizi di maggio infatti parte il complesso iter delle nomine in vista dell'elezione della nuova deputazione prevista tra fine luglio e inizio agosto.

Quel paragrafo di una riga e mezzo contiene il nodo politico alla base di questa storia. E proprio per questo sta suscitando mal di pancia e tentativi di recupero. La partita si gioca sullo stretto controllo esercitato sulla Fondazione Mps dagli enti locali, con otto membri su 17 nominati dal Comune, cinque dalla Provincia, uno dalla Regione.

Una anomalia, segnalata da molti addetti ai lavori. Dai verbali di gennaio è evidente come all'interno dell'ente siano della stessa opinione, seppur formulata con toni più morbidi: «Occorre qui valutare la possibilità di rimeditare la disciplina statutaria, al fine di superare il corrente disallineamento rispetto alla vigente normativa».

Il passaggio successivo rivela una certa urgenza. Il ministero del Tesoro ha già fatto sapere in via informale al presidente uscente, Gabriello Mancini, che non tollererà una deputazione nominata con i vecchi criteri. Nel verbale dell'adunanza la mettono così: «Non si può escludere» che la stagione delle revisioni degli statuti delle Fondazioni secondo la «Carta» decisa dall'Acri (l'associazione delle Fondazioni) induca il ministero «a un intervento d'autorità in assenza di una iniziativa della Fondazione sul tema in questione, probabilmente troppo "sensibile" per confidare su tacita tolleranza».

La bozza Benessia prevede un intervento drastico sul numero dei membri nominati dagli enti locali. Da 14 che erano dovrebbero scendere a otto. La scelta degli altri sei andrebbe affidata alle associazioni e alle camere di commercio. La Fondazione non ha preso bene le novità, a cominciare dal paragrafo mancante.

La bozza è stata rimandata al mittente. Tra l'incudine di Benessia e il martello del Tesoro, la Fondazione ha poco margine di manovra. Anche perché è consapevole di vivere il momento peggiore della sua storia. Viene messa per iscritto anche la «necessità di procedere ad ulteriori dismissioni» per evitare le casse vuote entro la seconda metà del 2013.

Ma siccome da vendere resta ormai poco, anche un altro tabù sembra destinato a infrangersi. Per quanto ammaccata, Banca Mps rappresenta l'asset con le maggiori potenzialità e dunque non resta che cedere le quote. «Uno scenario che determinerà sicuramente una discesa al di sotto del livello del 20%». Dal 1472. Ma è ben difficile che possa rimanere uguale a se stessa per altri cinque secoli.

 

 

monte dei paschi di sienaMPS LINGRESSO DI ROCCA SALIMBENI SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA Palazzo Sansedoni Sienaalessandro profumo

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...