MOODY’S TAGLIA TELECOM A “SPAZZATURA” E LA BORSA RISPONDE: ESTICAZZI! (IL TITOLO PRIMA CADE POI RISALE A +2,6%) – IL VINCOLO ALLA RETE

1. TELECOM ITALIA IGNORA MOODY'S. IL DOWNGRADE ERA GIÀ SCONTATO
Davide Pantaleo per http://www.trend-online.com/

A Piazza Affari si torna ancora una volta a parlare di Telecom Italia sin dalle prime battute ha catalizzato l'attenzione degli investitori. Il titolo, sulla scia dei ribassi accusati nelle ultime sedute, ha avviato anche la giornata odierna in calo, ma dopo un minimo a 0,6035 euro, è riuscito a trovare la forza per risalire la china e invertire direzione di marcia.

Mentre scriviamo le azioni dell'ex monopolista italiano sono scambiate a 0,633 euro, con un progresso del 2,59% e oltre 103 milioni di azioni passate di mano fino ad ora, rispetto alla media giornaliera degli ultimi tre mesi pari a quasi 139 milioni di pezzi. Telecom Italia ha registrato solo una breve sbandata in avvio alla notizia arrivata nella tarda serata di ieri relativamente alla mossa di Moody's.

Gli analisti di quest'ultima agenzia hanno ridotto il rating del gruppo telefonico da "Baa3" a "Ba1", scendendo così al livello "junk", ossia spazzatura, con outlook negativo. In una nota diffusa ieri, l'agenzia di rating ha spiegato che il downgrade riflette il fallimento di Telecom Italia nel rafforzare il proprio bilancio, ma tiene anche conto dell'addio di Bernabè che contribuisce ad aumentare l'incertezza relativa alla capacità del gruppo di rafforzare il suo bilancio in maniera sufficiente a bilanciare il calo delle entrate e la riduzione del margine operativo.

Immediata la reazione di Telecom Italia che ha difeso la sua solidità facendo riferimento alla forte generazione di cassa, ad un margine di liquidità per quasi 13 miliardi di euro e ad una redditività tra le più alte del settore, aggiungendo che la riduzione del debito continuerà ad essere una priorità, come lo è stato già in passato.

Intanto il titolo continua a guadagnare posizioni in Borsa, snobbando le indicazioni di Moody's, visto che il downgrade non è una grande notizia secondo gli esperti di Mediobanca Securities, anche se potrebbe sollevare alcuni tmori sul debito del gruppo. Non diverso il commento dei colleghi di Banca Akros i quali affermano che una bocciatura del rating era ampiamente prevista e ora altre agenzie dopo Moody's potrebbero muoversi nella stessa direzione in mancanza di una chiara strategia che assicuri il perseguimento della riduzione del debito e preservi la redditività operativa di Telecom Italia. In attesa di novità Banca Akros mantiene la raccomandazione "hold" su Telecom Italia, con un prezzo obiettivo a 0,65 euro.

Lo stesso rating e il medesimo target price vengono confermati oggi da Equita SIM, i cui analisti fanno sapere che in base ai loro calcoli, Telecom Italia potrà riguadagnarsi un livello "investment grade" solo cedendo la sua quota in Tim Brazil ad almeno 8 miliardi i euro, oppure in almeno 3 anni di insistito deleverage. La SIM milanese ha calcolato che l'impatto sui conti di Telecom Italia possa arrivare al peggio a circa 220 milioni di euro di maggiori oneri finanziari al terzo anno con un impatto di circa il 9% sull'utile per azione.

Gli esperti segnalano che il titolo mantiene, anche in questo caso, multipli contenuti/attraenti, anche se vedono chiaramente Il rischio che i multipli restino tali perchè l'esigenza di rifinanziare oltre 3 miliardi di euro annui sul mercato sub-investment grade, espone il gruppo alle incertezze legate all'effettiva liquidità di questo mercato. L'idea di Equita SIM quindi è che le azioni Telecom Italia possano trattare con uno sconto del 10-15% rispetto alla sua valutazione fondamentale fissata dagli analisti a 0,65 euro.


2. MOODY'S TAGLIA TELECOM AL LIVELLO SPAZZATURA
Francesco Spini per "La Stampa"

Il debito di Telecom Italia da ieri sera è «spazzatura». A decretare il declassamento è stata l'agenzia di rating Moody's che, in tarda serata, a mercati americani chiusi, ha comunicato il declassamento del rating della società telefonica, abbassando il merito di credito del gruppo da Baa3 a Ba1 con outlook negativo, dunque a un livello inferiore al grado di investimento.

Da agosto Moody's, con il «credit watch» sull'emittente, aveva messo all'erta il management oggi guidato dall'amministratore delegato Marco Patuano. Ma il mercato scommetteva che il giudizio sarebbe arrivato non prima del 7 novembre, data del cda a cui sarà sottoposto il piano industriale allo studio, il cui piatto forte - oltre a possibili societarizzazioni di alcune divisioni (torri, contact center, ad esempio) - è la strategia sul Sud America e in particolare sul Brasile, che Telefonica vorrebbe dismettere.

Operazione che richiederà del tempo. Troppo per il debito da 29 miliardi, che avrebbe bisogno di una cura ben più rapida e certa, come l'aumento di capitale che ha causato la frizione tra Franco Bernabè (che lo voleva proporre) e i soci Telco (che, a partire da Telefonica, non lo vuole) risolta con le dimissioni dell'ex presidente. Già ieri il mercato ha reagito agli avvertimenti di Standard & Poor's che ha a sua volta prefigurato - mettendo il titolo in credit watch negativo - il taglio del giudizio: il titolo ha chiuso in calo dell'1,76%, al termine di una seduta che l'ha visto scendere anche del 3,5%.

Ora il mercato si confronterà con il taglio effettivo e con le possibili conseguenze sul costo del debito (subito ci sarebbero 11 milioni di oneri finanziari aggiuntivi all'anno, più la facoltà della Bei di chiedere garanzie aggiuntive su 3,35 miliardi di esposizione) in particolare sulle prossime emissioni. Ma nei giorni scorsi Patuano avrebbe rassicurato i sindacati di non avere stretta necessità di ricorrere al mercato obbligazionario fino al 2015. E ad allora le cose potrebbero essere cambiate. Sulla rete, intanto, si stende la rete di protezione del governo.

Oggi alle 18, infatti, si riunisce il consiglio dei ministri che esaminerà in via preliminare i tre decreti che estenderanno anche alla rete Telecom - che rientra tra le attività strategiche nazionali - la possibilità di esercizio, da parte dello Stato, di poteri speciali, il cosiddetto «golden power», che opererà in tema di energia, trasporti e, appunto, telecomunicazioni. In sostanza si stabiliscono le procedure con cui il governo potrà imporre obblighi di natura comportamentale sugli investimenti o strutturale (sulla cessione della stessa rete, ad esempio), esercitando anche il diritto di veto nel caso siano in gioco interessi di sicurezza nazionale.

Il piano di Telco dovrà insomma essere coerente con «gli interessi pubblici relativi alla sicurezza e al funzionamento delle reti e degli impianti e alla continuità degli approvvigionamenti». Pena, l'intervento dello Stato, con relative richieste di modifiche.

Intanto, dentro Telecom Italia, il comitato nomine sta vagliano nomi e curriculum per stabilire al più presto il successore di Bernabè. Sul tavolo ancora il nome di Massimo Sarmi, che vorrebbe deleghe operative. Ma si lavora anche su altri nomi, in caso di insuccesso delle trattative con l'ad di Poste Italiane. Il corpo sociale, nel frattempo, vede emergere Blackrock. Il fondo americano il primo ottobre - quando Bernabè era già deciso all'uscita - ha incrementato la sua partecipazione al 5,13%, secondo azionista dopo Telco, davanti alla Findim di Marco Fossati.

 

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