1- NESSUN QUOTIDIANO SEGNALA CHE DA LONDRA IERI È DECOLLATO UN SILURONE DI GOLDMAN SACHS A MEDIASET (LE QUATTRO RAGION PER VENDERE LE AZIONI DI PIERSILVIO) 2- INCONTRI AD ALTO VOLTAGGIO TRA SACCOMANNI E BINI SMAGHI, MUSSARI E ANDREA ENRIA, L’ITALIANO CHE GUIDA L’EBA, ALLA QUALE SI DEVE LA BOCCIATURA SONORA DI UNICREDIT E MPS, CHE L’EBA CONSIDERA MALATI GRAVI E BISOGNOSI DI UN AUMENTO DI CAPITALE 3- IL PORTAVOCE DI ALE-DANNO, SIMONE TURBOLENTE, FULMINATO DALL’ACEA DI CREMONESI? 5- DOPO LE ULTIME VOCI SUI DISSAPORI TRA TOM DIBENEDETTO E I SUOI AMICI AMERICANI, UNICREDIT NON VEDE L’ORA DI SBARAZZARSI DELLA SUA QUOTA DENTRO LA SQUADRA DEL PUPONE. AI PIANI ALTI DELLA BANCA, DOVE SI SCOMMETTE CHE LA PRIMAVERA NON FIORIRÀ PER FIORENTINO, CERCANO QUALCUNO CHE SIA IN GRADO DI CONDURRE UNA TRATTATIVA CON POTENZIALI ACQUIRENTI AI QUALI CEDERE ALMENO IL 20% DELLA SOCIETÀ

1 - INCONTRI AD ALTO VOLTAGGIO TRA SACCOMANNI E BINI SMAGHI, MUSSARI E ANDREA ENRIA
C'era un'aria strana questa mattina alle 9 quando alla Banca d'Italia il Governatore Ignazio Visco ha accolto i partecipanti alla conferenza in memoria di Tommaso Padoa Schioppa, il banchiere di Belluno scomparso un anno fa.

L'evento in ricordo dell'economista che ha lavorato in via Nazionale e alla BCE battendosi per l'euro, durerà fino alle 18 di questa sera, e vede la presenza delle personalità italiane che in questo momento occupano poltrone più importanti nelle istituzioni finanziarie europee.

A parte Monti al quale il programma ha attribuito un intervento iniziale di 15 minuti, ci sono personaggi che in queste ultime settimane si sono scambiati complimenti e giudizi poco ispirati alla cordialità. L'incontro si è svolto a porte chiuse e si è parlato in inglese a causa della presenza di numerosi economisti stranieri tra cui il governatore onorario della Banca di Francia, Michel Camdessus, e John Lipsky, il baffuto economista americano che dopo le dimissioni sessuali di Strauss-Kahn ha guidato per qualche settimana il Fondo Monetario.

Tra i presenti c'era sicuramente il boccoluto presidente dell'Abi, Peppiniello Mussari, che sta vivendo con una certa angoscia i difficili problemi delle banche italiane e di MontePaschi. Di sicuro il calabrese Mussari non ha gioito alla vista di Andrea Enria, l'italiano che da gennaio guida l'Eba, l'Autorità europea di controllo delle banche, alla quale si deve la bocciatura sonora di Unicredit e MontePaschi, due istituti che l'Eba considera malati gravi e bisognosi di un aumento di capitale.

È ovvio che in un consesso come quello di oggi il fair play avrà la precedenza rispetto ai rancori che nel caso di Mussari si sono spinti fino a minacciare azioni legali nei confronti dell'Eba, ma questo non dovrebbe impedire sguardi taglienti e parole gelide tra i due personaggi.

I funzionari più alti in grado della Banca d'Italia aspettano però di assistere alla seduta pomeridiana che inizierà alle 16,30 con un dibattito sulla riforma del sistema monetario internazionale. E qui sarà davvero divertente il siparietto tra il direttore generale Fabrizio Saccomanni e Lorenzo Bini Smaghi, il membro della BCE che con ostinazione incomprensibile si è battuto per occupare la poltrona del Governatore.

Da quando ha smesso di puntare i piedi, il fiorentino di origini medicee non ha più messo piede alla Banca d'Italia dove per molti mesi è stato visto con il fumo negli occhi.
Solo il ricordo di Padoa-Schioppa e la gravità del momento eviteranno sgradevoli incidenti.

2 - NESSUN GIORNALE SEGNALA CHE DA LONDRA È ARRIVATO UN SILURO DI GOLDMAN SACHS A MEDIASET
Durante l'ennesima presentazione del libro di Bruno Vespa che si è tenuta ieri, il Cavaliere birichino ha mandato numerosi avvisi ai naviganti, primo fra tutti al supertecnico di Palazzo Chigi che ha definito disperato e precario.

Non è un avviso di sfratto da prendere troppo sul serio perché Berlusconi ha tra le mani i sondaggi che dimostrano il calo del Pdl, e quindi la sua minaccia ha un valore relativo anche se i riferimenti infelici a Mussolini che definiva l'Italia "ingovernabile" e sul Ventennio interpretato come "una democrazia minore", hanno il sapore di messaggi elettorali.

Durante il suo intervento l'ex-presidente Patonza ha parlato anche dell'euro e dell'Europa strizzando l'occhio all'Inghilterra di cui ha condiviso la posizione assunta nell'ultimo vertice di Bruxelles contro il tandem Sarkozy-Merkel che con una strizzatina d'occhio ha mandato a casa il premier italiano.

Nessun giornale segnala tuttavia che proprio da Londra è arrivato ieri pomeriggio un siluro di Goldman Sachs a Mediaset di cui la merchant bank più importante del mondo analizza le debolezze che la corazzata televisiva dovrà affrontare nei prossimi mesi. Alla base delle valutazioni di Goldman Sachs ci sono quattro ragioni descritte in modo analitico. La prima riguarda ovviamente l'uscita di scena del patron Berlusconi, un fatto che ha mutato lo scenario politico e potrebbe comportare un quadro regolatorio e competitivo meno favorevole all'azienda.

Da qui il rischio di un calo dell'audience motivato anche con il passaggio di un restante 15-20% degli utenti al digitale terrestre che dalla sua entrata - scrive sempre Goldman Sachs - ha comportato un calo del 9% degli ascoltatori. La terza motivazione è rappresentata dalla debolezza della crescita dei clienti della pay-tv con Sky che continua a dare filo da torcere a Mediaset.

Il giudizio della merchant bank diventa pesante sulla struttura finanziaria del Gruppo che nei prossimi anni dovrà affrontare molte scadenze per il previsto aumento del costo del debito che attualmente si aggira intorno al 2-3%. E come se non bastasse la Goldman Sachs che fa cadere i governi e fa salire i governanti aggiunge la previsione di un deterioramento della pubblicità che peserà sull'andamento del titolo.

Il quadro che ne viene fuori è di forte preoccupazione perché se è vero che in un anno il titolo Mediaset è passato da 5 euro ai 2 di questa mattina, nessuno degli alti dirigenti di Mediaset si aspettava che la mitica società d'affari invitasse gli investitori e gli azionisti a vendere le azioni Mediaset per le quali è fissato un target price a 1,75. La risposta della Borsa italiana a questo siluro non si è fatta attendere e mani amiche e forti questa mattina all'apertura di Piazza Affari hanno fatto salire il titolo del 5%.

3 - IL PORTAVOCE DI ALE-DANNO, SIMONE TURBOLENTE, FULMINATO DALL'ACEA DI CREMONESI?
Il sindaco dalle scarpe ortopediche, Gianni Alemanno, sta attraversando un brutto quarto d'ora.

Giovedì ha dovuto andare di corsa a Milano per spiegare davanti alla direzione distrettuale antimafia i suoi rapporti con Giulio Lampada, il boss della ‘ndrangheta arrestato il 1° dicembre nell'inchiesta sulle infiltrazioni nel mondo della politica e dell'economia.

In questa vicenda Alemanno non ha colpe e quindi quando si è trovato di fronte alla rossa Ilda Boccassini come persona informata sui fatti ha avuto gioco facile a negare qualsiasi complicità. Purtroppo la sua passeggiata milanese è finita sui giornali e in particolare su "Repubblica" che dopo una tregua ha ricominciato a picchiare in testa al primo cittadino del Campidoglio.

Gli spunti non mancano e tra questi spicca il rilievo che il giornale attribuisce alla condanna di Luigi Crespi, l'ex-sondaggista di Berlusconi che Alemanno ha ingaggiato insieme ad alcuni giornalisti strapagati per curare la sua immagine.

La patata più bollente è rappresentata dalla bufera scatenata sulle sponsorizzazioni di Acea, l'utility di cui il Comune detiene la maggioranza e che vede Caltagirone (per gli amici Caltariccone) primo socio privato. Il micidiale articolo pubblicato ieri sempre su "Repubblica" ha fatto l'elenco dei 10 milioni spesi in maniera stravagante da Acea per comprare tra l'altro 9 milioni di bicchierini, e ha sollevato il caso del consulente-fornitore Pierluigi Sassi che attraverso una holding lussemburghese gestisce numerosi appalti di Acea.

Quel sito disgraziato di Dagospia aveva annunciato lunedì scorso che l'internal audit della società stava conducendo un'indagine dettagliata sulle iniziative pseudo-clientelari dell'azienda. E ieri pomeriggio Acea ha sentito il bisogno di emettere un lungo comunicato in cui si nega l'esistenza di una "inchiesta interna avviata su attività autorizzate dal presidente Cremonesi" e aggiunge "si fa presente che l'internal audit è una funzione che viene attivata proprio dal presidente, attento affinché tutto avvenga nella massima regolarità, secondo una pianificazione annuale".

Accanto a questa precisazione non c'è una sola parola di smentita sulla pioggia di regalie più o meno benefiche di cui hanno goduto società, fondazioni ed eventi in molti casi anonimi e discutibili. Ora è chiara la preoccupazione del presidente Giancarlo Cremonesi (soprannominato "er Pomata") di non essere tirato dentro questo scandalo che va a intaccare i rapporti con il sindaco Alemanno. Nessuno però dentro gli uffici di Acea a piazzale Ostiense nega che sia in corso un'analisi minuziosa sulle spese autorizzate dal "Pomata" e dai suoi collaboratori.

Se Cremonesi è preoccupato ancor di più lo sono alcuni beneficiati che aspettano di ricevere entro fine anno il pagamento delle loro fatture. Dagospia può rivelarne i nomi che vanno da editori e studi grafici come Laterza e Aton (rispettivamente per 40mila euro), oltre alla Fondazione "Parco della Mistica" (una onlus nata per combattere la cultura della diversità) che aspetta di riscuotere 100mila euro.

È chiaro che il polverone sta attraversando le stanze del Campidoglio e in particolare quella dove lavora Simone Turbolente, il portavoce del sindaco che secondo la delibera numero 95 del 19 maggio 2008 svolge il suo incarico con un compenso di 120mila euro l'anno. Il sindaco dalle scarpe ortopediche gli ha promesso di portarlo alla direzione relazioni esterne di Acea, ma sembra che dopo la bufera di questi giorni er Pomata-Cremonesi sia in preda a un ripensamento e come lui dicono che la pensi anche Caltariccone che vorrebbe un'azienda di "chiare, fresche e dolci acque".

4 -DOPO LE ULTIME VOCI SUI DISSAPORI TRA TOM DIBENEDETTO E I SUOI AMICI AMERICANI, UNICREDIT NON VEDE L'ORA DI SBARAZZARSI DELLA SUA QUOTA DENTRO LA SQUADRA DEL PUPONE
Durante l'assemblea di Unicredit che si è svolta ieri a Milano l'amministratore delegato Ghizzoni si è mostrato soddisfatto per il consenso intorno all'aumento di capitale che anche i soci libici sono pronti a sottoscrivere.

A dargli fastidio per questa operazione è stata la difesa d'ufficio che ha dovuto fare di Alessandro Profumo per la vicenda che ha visto il sequestro di 245 milioni di Unicredit disposto in ottobre dai magistrati per una presunta frode fiscale. Rileggendo le motivazioni del tribunale del riesame che il 22 novembre ha annullato il sequestro, il buon Ghizzoni ha detto che Profumo ha interrotto il suo rapporto organico con l'Istituto e "non può ritenersi abbia la disponibilità dei beni sociali".

Un po' di irritazione l'ha provata al termine dell'Assemblea quando qualche giornalista di fede "romanista" gli ha chiesto notizie sulla quota del 40% di Neep, la società che controlla la squadra di calcio. E qui il buon Ghizzoni avrebbe preferito che a rispondere fosse Maurizio Beretta, il responsabile delle relazioni esterne che nonostante l'annuncio delle dimissioni dalla presidenza della Lega Calcio continua a conservare il doppio incarico.

Ma soprattutto sarebbe stato opportuno passare la palla a Paolo Fiorentino, il manager napoletano che insieme a Roberto Nicastro guida la banca di piazza Cordusio. Dopo le ultime voci sui dissapori tra Tom DiBenedetto e i suoi amici americani, Unicredit non vede l'ora di sbarazzarsi della sua quota dentro la squadra del Pupone.

Ai piani alti della banca, dove si scommette che la primavera non fiorirà per Fiorentino, cercano qualcuno che sia in grado di condurre una trattativa con potenziali acquirenti ai quali cedere almeno il 20% della società. Purtroppo nessuno si fa avanti per farsi carico di questa storia che si è aperta a gennaio quando in un albergo di New York il fosforescente Fiorentino, insieme all'altro dirigente Piergiorgio Peluso e all'advisor Rothschild, faceva le capriole per la gioia di aver "incastrato" gli americani.

5 -"CATRICALETTA", È PROFONDAMENTE INCAZZATO CON UN UOMO E UNA DONNA.
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che Tonino Catricalà, il sottosegretario alla presidenza soprannominato dagli amici "CatricaLetta", è profondamente incazzato con un uomo e una donna.

L'uomo si chiama Lorenzo Bittarelli ed è il capo della cooperativa "3570" che guida l'esercito dei 6.000 tassisti romani contro i quali il tandem Monti e Catricalà è andato a sbattere. La donna è Anna Rosa Racca, la farmacista milanese che da molti anni guida le 16mila farmacie aderenti a Federfarma. L'ira di Tonino Catricalà è esplosa ieri quando con una battuta infelice e autolesionista ha ricordato: "io vengo dall'Antitrust, Monti è stato commissario europeo, e mi chiedete perché siamo delusi?".

 

Padoa Schioppa SACCOMANNI E BINI SMAGHIGIUSEPPE MUSSARI Andrea Enria GOLDMAN SACHS berlusconi silvio e piersilviomediaset a cologno monzeseLINCHINO DI ALEMANNO A FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONEGIANCARLO CREMONESI SIMONE TURBOLENTE E RAFFAELLA dibenedetto foto mezzelani gmt PAOLO FIORENTINOJAMES PALLOTTA Antonio Catricala

Ultimi Dagoreport

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)

benjamin netanyahu giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – CORRI A CASA IN TUTTA FRETTA, C’È UN CAMALEONTE CHE TI ASPETTA: QUELLA SIGNORINA ALLA FIAMMA CHE VUOLE MANTENERE UN RAPPORTO CON L’EUROPA MA NELLO STESSO TEMPO, TEMENDO DI ESSERE SCAVALCATA A DESTRA DA SALVINI, SBATTE GLI OCCHIONI A TRUMP. LA STESSA CHE IMPLORA LA FINE DELLA TRAGEDIA DI GAZA MA L’ITALIA CONTINUA A FORNIRE ARMI A ISRAELE (SECONDO PAESE DOPO GLI USA DOPO LA DECISIONE DI MERZ DI FERMARE L’INVIO DI ARMI A NETANYAHU) - A UNA DOMANDA SULL'EXPORT MILITARE ITALIANO VERSO ISRAELE, CROSETTO IN PARLAMENTO HA DETTO: "ABBIAMO ADOTTATO UN APPROCCIO CAUTO, EQUILIBRATO E PARTICOLARMENTE RESTRITTIVO". RISULTATO? NESSUNO È PIÙ IN GRADO DI SAPERE CON ESATTEZZA COSA L’ITALIA VENDE O ACQUISTA DA ISRAELE – TRA LA DISCORDANZA DELLE DICHIARAZIONI UFFICIALI E LA TRACCIABILITÀ REALE DELLE FORNITURE BELLICHE A NETANYAHU, C’È DI MEZZO LO SPORT PREFERITO DEL GOVERNO MELONI: IL SALTO TRIPLO DELLA VERITÀ… - VIDEO