FUORI CUCCHIANI, TORNA LA VECCHIA BANCA DI SISTEMA INVENTATA DA BAZOLI: “DISPONIBILI A SOSTENERE ALITALIA”

1. ALITALIA, INTESA DISPONIBILE A SOSTEGNO SE PROSPETTIVE SVILUPPO
(Reuters) - Intesa Sanpaolo è disposta ad impegnarsi su Alitalia solo se la compagnia aerea mostrerà capacità di sviluppo, perchè il dovere della banca è tutelare i depositi e non occuparsi di trasporti.

E' quanto spiegato dal presidente del consiglio di gestione Gian Maria Gros-Pietro, a margine della presentazione di un rapporto sul risparmio.
Intesa è disposta a partecipare al sostegno di Alitalia solo se questa si dimostrerà un'impresa con capacità di sviluppo, ha detto il presidente del CdG.

"Il nostro primo dovere come banca è tutelare l'integrità dei depositi, non è nostro dovere fare il vettore di trasporto aereo. Noi possiamo anticipare fondi a imprese che hanno possibilità di sviluppo, se Alitalia si dimostrerà un'impresa con capacità di sviluppo faremo il nostro mestiere anche verso Alitalia", ha detto Gros-Pietro.

In precedenza il presidente del CdG aveva detto che auspica "per Alitalia una soluzione di tipo industriale che la porti a rispondere bene ai bisogni del sistema italiano. Un sistema di trasporti efficiente è un elemento di competitività del paese. Ci auguriamo che la soluzione della crisi vada verso un vettore efficace ed efficiente".
(Gianni Montani)


2. VERTICE INTESA, MESSINA: PRIORITÀ ALLA TRASPARENZA
Paola Pica per "Il Corriere della Sera"

Con un balzo del 5,7%, quasi del tutto dovuto alla fiducia del mercato nella tenuta del governo Letta, Intesa Sanpaolo recupera in Piazza Affari buona parte delle perdite accusate nei giorni precedenti le dimissioni da consigliere delegato di Enrico Cucchiani, 63 anni.

La polvere sulla breve e chiacchierata parabola dell'ex Allianz al vertice della prima banca italiana, però, non accenna a depositarsi. E anzi, una nuovo ciclone sembra essersi levato sulle condizioni d'uscita accordate a Cucchiani che lascia sì l'incarico di Ceo ma conserva il titolo di direttore generale (senza poteri) e il rapporto di dipendente della superbanca fino a fine marzo 2014 ai fini di maturare , almeno così pare, i requisiti per la pensione.

Un percorso di uscita a dir poco insolito per il capo di una grande azienda: inutile dire che in quell'olimpo retributivo il dimissionamento fa parte del gioco, è il rischio del mestiere. Ai 3,6 milioni (contrattuali) della buonuscita, Cucchiani aggiungerà oltretutto la retribuzione dei prossimi sei mesi, oltre al mantenimento dei benefit, auto blu compresa.

«In questo Paese e nel settore bancario ormai si è superato ogni limite e ogni decisione, anche la più politicamente assurda, viene comunicata senza avere il minimo rispetto per l'intelligenza delle persone» ha tuonato Lando Maria Sileoni, il segretario della Fabi, il maggiore sindacato di categoria, ricordando che agli oltre 300 mila bancari italiani è stato appena disdetto il contratto.

«Cucchiani non si preoccupi: se Intesa non paga le sue sei mensilità provvederemo noi a organizzare una colletta tra lavoratori» ha chiosato il sindacalista.
Per il nuovo numero uno Carlo Messina, 51 anni, 20 dei quali spesi nel gruppo presieduto da Giovanni Bazoli, ieri è stato il giorno del debutto da Ceo in consiglio. Il manager, secondo quanto riportato da Radiocor, avrebbe promesso trasparenza e un ampio coinvolgimento della prima linea con l'obiettivo di ritornare all'efficienza attesa dai soci e dal mercato.

Il primo atto è stato l'approvazione del piano di ristrutturazione del debito della Carlo Tassara di Romain Zaleski, un allungamento delle scadenze che sembra attenuare il grado di rischio per la stessa Intesa. Messina conserva per ora anche la delega sulla della Banca dei Territori. L'incarico di vicario che Messina ricopriva con Cucchiani consigliere delegato dovrebbe passare in prospettiva al capo del corporate Gaetano Miccichè.

Sul ribaltone alla Ca' de Sass è da registrare la bacchettata della Lex Column del «Financial Times»: «Messina - ha scritto il quotidiano finanziario londinese - può far meglio di Cucchiani. Ma l'impressione lasciata dal cambio è che il sistema bancario italiano è proiettato all'interno come mai prima».

 

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