olio oliva truffe

AGLIO, OLIO E TUNISINO - POLEMICHE PER L'OK DEL PARLAMENTO EUROPEO ALL’AUMENTO DELLA QUANTITA’ DI OLIO CHE LA TUNISIA PUO’ ESPORTARE IN EUROPA SENZA DAZI - RISCHIO CONTRAFFAZIONE: L’OLIO TUNISINO, CHE HA UN LIVELLO DI ACIDO OLEICO PIÙ BASSO, PUO’ ESSERE SPACCIATO PER ITALIANO

Michelangelo Borrillo per il “Corriere della Sera

 

COLOMBA MONGIELLOCOLOMBA MONGIELLO

L' aiuto dell' Europa alla Tunisia ha fatto scoppiare una battaglia alimentare in Italia. L' oggetto del contendere è l' olio, il condimento principe della dieta mediterranea e degli italiani. E ormai non più solo degli italiani, visto che gli Stati Uniti sono diventati il terzo Paese consumatore dietro Italia e Spagna, con un balzo del 250% dei consumi negli ultimi 25 anni, a 308 mila tonnellate all' anno.

 

La battaglia, però, è scoppiata per molto meno: il via libera arrivato ieri dal Parlamento europeo a 35 mila tonnellate in più all' anno per due anni (in aggiunta alle 56.700 già previste da un accordo Ue-Tunisia del 1995) che potranno essere importate in Europa dalla Tunisia a dazio zero.

 

maurizio martinamaurizio martina

Il problema, in realtà, è più qualitativo che quantitativo: «Il tema - spiega la parlamentare del Pd Colomba Mongiello, a cui si deve l' omonima legge sull' etichettatura dell' extravergine datata 2013 - è la tracciabilità del prodotto, che significa il contenuto della bottiglia. Il mondo delle imprese è fatto di persone per bene, ma qualcuno classifica l' olio straniero come olio italiano. E lo vende come made in Italy ».

 

Il rischio, per Mongiello, è che nonostante una legge che preveda un' etichettatura chiara e leggibile, un «nuovo contingente agevolato di olio dall' estero possa alimentare il mercato delle sofisticazioni».

 

Per questo ieri migliaia di agricoltori hanno partecipato alla manifestazione della Coldiretti a Catania organizzata proprio nel giorno del via libera del Parlamento europeo al nuovo olio tunisino senza dazi, grazie a 500 sì, 107 no e 42 astenuti.

Gianni Pittella Gianni Pittella

 

E tra i sì ci sono anche quelli di europarlamentari italiani proprio del Pd come l' ex ministro Cécile Kyenge, Mercedes Bresso, David Sassoli, Sergio Cofferati (ex Pd) e Gianni Pittella, uomo del Sud: «Ho lavorato - spiega quest' ultimo - per trovare un punto d' incontro tra l' interesse nazionale e quello europeo, per ridurre al minimo l' impatto. E poi la produzione italiana non è sufficiente al fabbisogno».

 

Le importazioni di olio, infatti, sono necessarie. Se, però, anche il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ha ribadito ieri di essere «fermamente contrario a qualsiasi aumento permanente del contingente di olio tunisino», qualche rischio per il mercato italiano c' è. Anche dal punto di vista economico.

 

«L' attacco al made in Italy - spiega il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo - viene anche dalla contraffazione dei prodotti alimentari che solo nell' agroalimentare ha superato i 60 miliardi di euro, costando all' Italia trecentomila posti di lavoro». E questo rischio economico va di pari passo con quello delle sofisticazioni.

 

sergio cofferatisergio cofferati

Nonostante, come ribadito dallo stesso Martina, la filiera dell' olio italiano sia «tra le più controllate in assoluto», le inchieste negli ultimi tempi non sono mancate. Come quella di Raffaele Guariniello, a Torino, che nel novembre scorso ha contestato a una decina di aziende del settore il reato di frode in commercio perché l' olio d' oliva veniva commercializzato come «extravergine» pur non essendolo.

 

La discriminante, a volte, può essere proprio il prezzo: sotto i 6 euro a bottiglia, secondo Coldiretti, difficilmente può trattarsi di extravergine. A meno che, appunto, non sia olio tunisino che quota mediamente 2-3 euro in meno rispetto a quello italiano.

 

Ma per il consumatore cosa cambia? «L' olio italiano e tunisino - spiega Maurizio Servili, docente di Tecnologie alimentari all' Università di Perugia - si differenziano per gli acidi grassi: quelli tunisini hanno un livello di acido oleico più basso». E agli italiani appaiono, per questo, meno buoni.

 

OLIO OLIVA TRUFFEOLIO OLIVA TRUFFE

«Ma ciò che interessa ai consumatori - sottolinea Rosario Trefiletti di Federconsumatori - è che l' olio venduto come italiano sia realmente italiano». Sebbene marchi storici come Carapelli e Bertolli non siano più di proprietà italiana ormai da tempo.

 

Ma sull' italianità dell' olio venduto come made in Italy giurano gli industriali di Assitol: «Il "100% italiano" - spiega Angelo Cremonini, presidente del gruppo Olio d' oliva di Assitol - è enfatizzato esplicitamente in etichetta». Diciture come miscela di oli (comunitari e/o extracomunitari) significano che l' olio non è 100% made in Italy. L' importante, quindi, è leggere e non farsi ingannare da rifermenti tricolore sulle bottiglie.

olio d olivaolio d olivaOLIOOLIO

Ultimi Dagoreport

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”

romana liuzzo

DAGOREPORT! UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE LA MESSA IN ONDA DELLO SPOT AUTO-CELEBRATIVO (EUFEMISMO) DEL PREMIO “GUIDO CARLI” - CONFUSI, SPIAZZATI, INCREDULI SI SARANNO CHIESTI: MA CHE CAZZO È ‘STA ROBA? - AGGHINDATA CON UN PEPLO IN STILE “VESTALE, OGNI SCHERZO VALE”, PIAZZATA IN UN REGNO BOTANICO DI CARTONE PRESSATO, IL “COMMENDATORE”  ROMANA LIUZZO REGALA 20 SECONDI DI SURREAL-KITSCH MAI VISTO DALL'OCCHIO UMANO: “LA FONDAZIONE GUIDO CARLI VI SARÀ SEMPRE ACCANTO PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO MIGLIORE”. MA CHI È, LA CARITAS? EMERGENCY? L'ESERCITO DELLA SALVEZZA? - VIDEO!

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…