LE OLIMPIADI INVERNALI, UN AFFARE SOLO PER PUTIN E I SUOI SOCHI - PISTE, TRENI, MAXI COSTRUZIONI. IN UNA CITTÀ DOVE MANCO NEVICA

Fabrizio Dragosei per il "Corriere della Sera"

La valle del fiume Mzymta che collega il mare vicino all'aeroporto di Sochi con le montagne innevate è assai stretta e attraversa gole profonde. La vecchia strada si arrampicava su da Adler tra mille curve e tornanti, passando di qua e di là del fiume fino ad arrivare a Krasnaya Polyana, la base da dove partono le piste di sci. Oggi invece i vagoni grigi e arancio costruiti dalla Siemens per le ferrovie russe uniscono i due punti con una linea quasi retta, lunga 48 chilometri.

La ferrovia corre tra tunnel e ponti in buona parte sopra il fiume, come la parallela strada che ha richiesto la costruzione di 23 viadotti e 7 km di tunnel. Un'opera colossale, di alta ingegneria, che si apprezza stando seduti sui morbidi sedili rossi e blu dei convogli che la Siemens ha dovuto testare a +40 e a -40 gradi, in base al contratto con le ferrovie. Un'ora di viaggio, cento rubli di spesa (2,20 euro) e siamo alla base del centro olimpico dove si svolgeranno le gare di sci alpino e nordico, di bob, di slittino. Un'opera colossale, dunque, che è un po' il simbolo di queste Olimpiadi, visto che da sola è costata 8,7 miliardi di dollari, più di quanto fu speso per l'intero evento di Vancouver nel 2010.

Ma d'altra parte queste sono le Olimpiadi dei record e non solo perché si è deciso di tenere la maggior parte degli eventi sulla costa del Mar Nero, in una regione subtropicale. Il budget iniziale di 12 miliardi di dollari, annunciato da Vladimir Putin in Guatemala nel 2007 quando si aggiudicò i Giochi per il suo Paese, ha continuato a salire: 17, poi 22, quindi 27 miliardi. Fino al balzo finale degli ultimi mesi: 51 miliardi di dollari, quanto nessuno si era mai sognato di spendere nemmeno per le Olimpiadi estive che prevedono il doppio degli atleti, molte più gare e molte più località coinvolte.

Ma le autorità russe ci tengono a tranquillizzare il mondo: queste spese, ha spiegato il vicepremier Dmitrij Kozak nei giorni scorsi, sono in buona parte relative a infrastrutture che sarebbero state costruite comunque (anche la spettacolare ferrovia sul Mzymta?). E poi l'affermazione più importante: «Non sono stati scoperti episodi di uso non finalizzato dei mezzi per la costruzione dei siti olimpici»; niente corruzione, insomma. Un fatto assolutamente stupefacente, visto che siamo in Russia. E visto che, solo per citare un esempio, ben tre direttori della maggiore impresa statale incaricata dei lavori, la Olimpstroj, sono stati rimossi dal 2007 con l'apertura di inchieste penali per corruzione (ma nessun caso è mai finito in tribunale).

L'inesperienza e altro hanno fatto lievitare le spese in maniera esponenziale. Considerando la quota alla quale si svolgeranno le gare, si è pensato bene di immagazzinare l'inverno scorso milioni di metri cubi di neve. La pista di bob che parte da 836 metri d'altezza è coperta per proteggere il ghiaccio (che comunque è refrigerato) dal sole. Il cemento per le costruzioni in quota è dovuto arrivare con gli elicotteri mentre si realizzava la strada d'accesso.

Ma quanto sono costate veramente le Olimpiadi di Sochi non lo sapremo mai, perché una parte degli investimenti è stata fatta da privati che, comunque, hanno ottenuto amplissimi mutui agevolati dallo Stato. I principali gruppi impegnati sono l'Interros di Vladimir Potanin (con 2,1 miliardi di dollari) e la Bazel di Oleg Deripaska (con 1,7 miliardi), oligarchi legati al Cremlino. Secondo un rapporto dell'opposizione russa, hanno ricevuto mutui per più del 75% dell'investimento, ma ora chiedono il 100% e altri contributi perché convinti di non rivedere mai i loro quattrini.

Naturalmente sono state coinvolte anche le imprese statali controllate dagli uomini di Putin: Gazprom, la banca Vneshekonombank e le ferrovie, presiedute da Vladimir Yakunin, compagno di vecchia data del presidente russo (erano nella stessa cooperativa di dacie vicino San Pietroburgo).

I contratti d'appalto, è stato spiegato, sono andati a ditte di cui si conosceva la preparazione e l'integrità. I principali se li sono assicurati i fratelli Rotenberg, che casualmente conoscono Putin fin dall'infanzia (Arkadij praticava judo a San Pietroburgo assieme a Vladimir Vladimirovich). Ventuno contratti, per un totale di 7 miliardi di dollari, secondo la rivista New Times . Arkadij Rotenberg ha più volte affermato di non aver avuto alcun aiuto da Putin, che in altre occasioni lo ha definito «una persona mandata al nostro Paese da Dio».

Le Ferrovie hanno assegnato gli appalti più importanti alla Mostotrest dei Rotenberg e alla SK Most di Gennadij Timchenko. Il magnate conosce Putin da anni, ma ha sempre smentito i giornali che lo indicavano come socio o partner del presidente. Ha raccontato al Wall Street Journal che frequentava pure lui lo stesso club di judo di San Pietroburgo. Una curiosa combinazione.

Tra tutti i personaggi coinvolti nella vicenda Sochi, ci sono altri insoliti e casuali legami che, naturalmente, non autorizzano a ipotizzare alcunché di poco corretto. La SK Most, per fare un esempio, controlla una banca, la Millennium. E nel consiglio della banca fino a poco tempo fa sedeva, secondo il settimanale Business Week , Natalia Yakunina, che è la moglie del presidente delle ferrovie Vladimir Yakunin.

 

 

A una decina di chilometri da Sochi PUTIN SOCHI PUTIN E MEDVEDEV A SOCHI POLIZIA A SOCHI POLIZIA CON UNA MANIFESTANTE A SOCHI LA RETE DI SICUREZZA A SOCHI BLOCCHI ALLINGRESSO DI SOCHI PUTIN A SOCHI DOVE MANCA LA NEVE I CANTIERI PER LE OLIMPIADI INVERNALI DI SOCHI I CANTIERI PER LE OLIMPIADI INVERNALI DI SOCHI SOCHI soc rh sp gimry

Ultimi Dagoreport

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…

john elkann theodore kyriakou leonardo maria del vecchio

DAGOREPORT - L’OSTACOLO PIÙ TOSTO DELLA TRATTATIVA IN CORSO TRA IL MAGNATE GRECO KIRIAKOU E JOHN ELKANN NON E' L'ACQUISIZIONE DEL GRUPPO GEDI BENSÌ COME “RISTRUTTURARE” UN ORGANICO DI 1300 DIPENDENTI, TRA TAGLI ALLE REDAZIONI LOCALI, PREPENSIONAMENTI E “SCIVOLI”, DI CUI CIRCA 280 GIORNALISTI FANNO CAPO A “REPUBBLICA” E ALTRI 170 A “LA STAMPA” - LA PARTITA SUL FUTURO DEL QUOTIDIANO TORINESE, ASSET CHE NON RIENTRA NEL PROGETTO DI KYRIAKOU, NON ACCELERA CON LA CORDATA VENETA MESSA SU DA ENRICO MARCHI - NEL CASO LA TRANSIZIONE ELLENICA NAUFRAGASSE, LEONARDINO DEL VECCHIO HA CONFERMATO DI ESSERE PRONTO: “NOI CI SIAMO” - “NOI” CHI? ESSENDO “QUEL RAGAZZO'' (COPY ELKANN), DEL TUTTO A DIGIUNO DI EDITORIA, I SOSPETTI DILAGANO SU CHI SI NASCONDE DIETRO LA CONTRO-OFFERTA CON RILANCIO DELL’AZIONISTA DELL’IMPERO DEL VECCHIO, IL CUI CEO MILLERI È STATO ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI CON CALTAGIRONE E LOVAGLIO, PER LA SCALATA DI MPS SU MEDIOBANCA-GENERALI - E DA TORINO, AVVISANO LE REDAZIONI IN RIVOLTA DI ROMA E TORINO DI STARE ATTENTI: DALLA PADELLA GRECA RISCHIANO DI FINIRE NELLA BRACE DI CHISSÀ CHI...

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)