ORCA PUTIN! - COME FARA' IL PREMIER RUSSO A SPINGERE L'ECONOMIA DEL PAESE NON FACENDO FUGGIRE I CAPITALI MENTRE OBAMA E MERKEL MEDITANO NUOVE SANZIONI E STANDARD & POOR'S BOCCIA IL DEBITO DEL PAESE?

Danilo Taino per ‘Il Corriere della Sera'

La Russia non è più il Paese chiuso, quasi autarchico che era l'Unione Sovietica. È un punto chiave, questo, per capire la strategia di Vladimir Putin, sul piano economico oltre che su quello geopolitico. Il presidente russo sa che il suo Paese è uno dei più attraenti del pianeta per gli investitori internazionali. Ed è convinto di avere un alleato neanche troppo nascosto nel big business occidentale, in qualche caso una quinta colonna. Può darsi che il capo del Cremlino sbagli i calcoli: di certo ha delle ragioni per credere in quello che fa.

L'economia russa va male: nel decennio scorso è cresciuta a una media del 5% l'anno ma nel 2012 è scesa al 3,4% e nel 2013 il Prodotto interno lordo è aumentato dell'1,1-1,2%. Poco, troppo poco per un Paese non ancora ricco. Ciò nonostante, e nonostante i rischi del fare affari nel Paese, dal 2010 - dopo la crisi finanziaria globale e il crollo dei prezzi del petrolio del 2008 - in Russia sono entrati ogni anno capitali nell'ordine del 3-4% del Pil.

Ieri, Barack Obama e Angela Merkel hanno evocato nuove sanzioni contro Mosca. La banca centrale ha all'improvviso alzato i tassi d'interesse al 7,5% per combattere l'inflazione. L'agenzia di rating Standard & Poor's ha declassato il debito della Russia a BBB-, un solo gradino sopra il livello di titoli spazzatura. In generale, Mosca rischia di essere isolata non solo sul piano politico ma anche su quello economico.

Inoltre, la fuga di capitali, strutturale nell'economia del Paese e in gran parte legata allo sfruttamento oligarchico delle materie prime, pare stia accelerando. In queste condizioni, una buona parte dei commentatori ritiene che Putin e i russi pagheranno un prezzo alto per la vicenda ucraina. La classe media, che pure ha appoggiato l'annessione della Crimea, è sempre più interessata a migliorare le proprie condizioni di vita: ormai è circa la metà della popolazione, secondo la definizione dell'Ocse di middle class, e dunque la sua influenza politica potrebbe finire con il consigliare prudenza al presidente.

La questione, però, non è così lineare. Dal punto di vista dell'isolamento commerciale, Mosca era esclusa già prima della crisi in Ucraina dai colloqui che Washington tiene con una serie di Paesi per arrivare a una zona di libero scambio Transatlantica e una Transpacifica. Al Cremlino, inoltre, sono scettici sulla possibilità che queste alleanze commerciali si realizzino in tempi brevi: le trattative per realizzarle sono sempre più difficili.

Per quel che riguarda l'esportazione di gas, la strategia espansiva del Cremlino sta focalizzando le menti degli europei sulla realtà di un'eccessiva dipendenza energetica da Mosca. Su questo versante, però, il Cremlino sa di avere un certo lasso di tempo prima che il Vecchio Continente possa accedere a fonti energetiche alternative, magari gas americano. Dal punto di vista del prezzo, inoltre, le forniture di Gazprom potrebbero continuare a essere vantaggiose per gli europei.

Intanto che si troveranno nuovi equilibri, inoltre, il colossale monopolio energetico russo può dirottare sempre più le esportazioni verso la Cina (lo sta già facendo): non sarà uno scivolamento gratuito, la China National Petroleum Corporation ne approfitterà per strappar prezzi vantaggiosi. Ma al momento è difficile pensare che Gazprom rimanga senza clienti: anche aperture politiche di Mosca verso il Giappone, finalizzate ad accordi economici, non sono da escludere.

Se si passa al prezzo del petrolio, si deve dire che fino a quando rimane attorno ai cento dollari per barile il bilancio dello Stato russo non dovrebbe subire gravi scosse. Se scendesse attorno agli 80 dollari, si calcola che il bilancio pubblico finirebbe in un deficit tra il 4 e il 5% del Pil. Non piacevole, ma se si considera che il debito pubblico di Mosca è (dato 2012) del 9,4% del Pil (l'Italia è sopra al 130%) si deve concludere che Putin ha uno spazio di manovra agevole di parecchi anni.

Più complessa per il Cremlino la questione degli investimenti, il vero punto debole dell'economia russa. I centri di analisi più seri del Paese già da tempo spiegano che il Paese ha la necessità di diversificare l'economia, di svincolarsi dalla dittatura delle materie prime. Di più: dicono che la grande capacità produttiva ereditata dall'Unione Sovietica è ormai saturata o fuori uso. Ragione per la quale servono grandi investimenti nell'industria. Ai quali si devono aggiungere quelli nelle infrastrutture, vecchie e scarse.

Che i capitali non fuggano dalla Russia e che molti altri arrivino dall'estero è dunque necessario. La tensione con l'Occidente, le sanzioni, il rallentamento dell'economia renderanno però meno attraente investire nel Paese. È qui, probabilmente, che Putin gioca la scommessa più rischiosa. Negli ultimi anni, la Russia è migliorata nella classifica della Banca Mondiale dei Paesi in cui è più facile fare business.

Il presidente russo cercherà di migliorare ulteriormente il clima pro-affari, di snellire le regole e ridurre la burocrazia. Sapendo due cose: che un po' di tempo a disposizione per ammansire americani ed europei lo ha. E che in Occidente tante imprese sanno che la Russia resta un grande mercato e una terra di grandi opportunità: per la quale saranno ancora disposte a fare lobbying a favore di Zar Vladimir. Non è detto che sarà l'economia a fermarlo.

 

 

OBAMA PUTIN Siria OBAMA E PUTIN OBAMA E ANGELA MERKEL FOTO LAPRESSE BRINDISI OBAMA MERKEL FOTO LAPRESSE STANDARD AND POOR S

Ultimi Dagoreport

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)