padoan juncker

ECCO L’ITALIA CHE CI PIACE: SIAMO DI NUOVO “FONTE DI PREOCCUPAZIONE IN EUROPA" - LA COMMISSIONE UE SGANASSONA IL GOVERNO: SERVE SUBITO UNA MANOVRINA DA 3,5 MILIARDI - MOTIVO? CON LA MANOVRA 2018 IL MIGLIORAMENTO DEL DEFICIT NON SARA' OTTENUTO - RANDELLATA SULLE PENSIONI: "NON SI DEVE TORNARE INDIETRO SULLE RIFORME STRUTTURALI..."

Antonio Pollio Salimbeni per il Messaggero

 

GENTILONI PADOAN

Rischio di violazione delle regole del patto di stabilità. E della regola di riduzione del debito, «principale vulnerabilità» del Paese e «fonte di preoccupazione comune per l’Eurozona». E, nello stesso tempo, di nuovo via libera alla flessibilità: va bene il dimezzamento dell’aggiustamento del deficit strutturale nel 2018. Ecco analisi e decisioni della Commissione Ue sui conti pubblici italiani.

 

Analisi spigolosa, conclusioni accomodanti: il giudizio definitivo è rinviato a maggio quando i conti del 2017 saranno chiusi. Italia rimandata, dunque, ma sempre sotto osservazione. La preoccupazione per i conti italiani c’è e si sente. Se il via libera alla flessibilità anche per il 2018 è quanto il governo aveva chiesto, a Bruxelles ritengono che con la manovra 2018 il miglioramento del deficit in termini strutturali pari allo 0,3% del pil (5,25 miliardi al posto di 10,5 miliardi) non sarà ottenuto. I conti Ue indicano che manca lo 0,2% del Pil, 3,5 miliardi di euro.

 

LO SCARTO

padoan moscovici

«Il nostro compito è trovare soluzioni nel dialogo, noi mettiamo in luce quali sono i fatti e un buon dialogo si basa sui fatti: ci sono degli scarti che devono essere colmati», ha spiegato il commissario agli affari economici Moscovici. Chi dovrà farsi carico di questi scarti Bruxelles non lo dice, ma è chiaro: il prossimo governo che uscirà dal voto. «L’aggiustamento previsto dalle stime della Commissione per il 2018 non è adeguato alla luce delle sfide di sostenibilità che l’Italia deve fronteggiare», è scritto nell’opinione Ue.

 

DOMBROVSKIS

Di qui l’invito «a prendere le misure necessarie per assicurare che il bilancio rispetti il patto di stabilità e le entrate fiscali inattese siano usate per accelerare la riduzione del debito». L’invito resta lì sospeso: nel passo doppio di Bruxelles, indicare i “buchi” e riconoscere flessibilità dando tempo all’Italia per evitare la violazione delle regole Ue, c’è tutto l’equilibrismo tecnico-politico per evitare il rischio di rendere più fragile la ripresa italiana e di sottoporre a tensione il sistema politico nazionale che in primavera sarà alle prese con un voto dall’esito oltremodo incerto.

 

DEBITO PUBBLICO

Il Tesoro incassa, è soddisfatto del via libera allo sconto sulla manovra 2018 e si dichiara «fiducioso che attraverso il dialogo costruttivo con la Commissione potranno essere chiariti i diversi punti di vista senza necessità di ricorrere a ulteriori interventi». Nell’opinione Ue e nella lettera inviata dal vicepresidente Dombrovskis e da Moscovici al ministro Padoan, emergono tre punti fondamentali.

 

Il primo è la conferma che nel 2017 il deficit strutturale peggiora invece di migliorare e nel biennio 2017-2018 si rischia «una deviazione significativa» dal percorso di aggiustamento che dovrebbe seguire l’Italia. Il secondo è che, appunto, l’aggiustamento per il 2018 «non è adeguato alla luce delle sfide di sostenibilità che l’Italia deve fronteggiare». Il terzo è che nel 2017 e nel 2018 l’Italia non rispetta la regola di riduzione del debito. Di qui la richiesta a Padoan di chiarimenti. Insomma, si fa balenare il rischio di una procedura di violazione della regola del debito in primavera.

 

pensioni

LE RIFORME

C’è un altro segnale: Bruxelles chiede all’Italia di «non annacquare la legge di bilancio» che va adottata così com’è. Ciò «sarà cruciale così come la stretta attuazione delle misure per assicurare uno sforzo di aggiustamento di almeno lo 0,3% del pil».

 

E poi: «Non tornare indietro su importanti riforme strutturali, segnatamente sulle pensioni, che sostengono la sostenibilità di lungo termine del debito». Bruxelles difende la legge Fornero ed è contro l’estensione dell’Ape sociale. Anche a queste preoccupazioni ha risposto il Mef sostenendo che gli aggiustamenti «non mettono a rischio la sostenibilità del sistema».

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