PINOCCHIO PALENZONA ANNUNCIA: RIMETTIAMOCI A DIETER - IL BOSS DI UNICREDIT FA L’ABILE MOSSA DI CHIAMARSI FUORI DALLA CORSA PER LA PRESIDENZA UNICREDIT A FAVORE DELLA RICONFERMA DI DIETER RAMPL - TANTO IL DEMOCRISTIANONE SA BENE CHE LE FONDAZIONI, DA LUI MANOVRATE, INSIEME AI SOCI CHE HA FATTO ENTRARE IN UNICREDIT (IN PRIMIS CALTAGIRONE) PROPORRANNO UN LORO CANDIDATO ITALIANO CONTRO RAMPL - E TRA I DUE CANDIDATI, PALENZONA GODE…
Francesco Manacorda per "la Stampa"
Fabrizio Palenzona si chiama fuori e si stringe così la rosa dei candidati per la presidenza di Unicredit. Ma allo stesso tempo il comitato per la corporate governance della banca allarga la capienza del nuovo cda in una fascia tra 17 e 20 membri, dunque oltre i desiderata del presidente Dieter Rampl.
Palenzona, vicepresidente di Unicredit, che già sabato aveva fatto sapere di non essere in corsa per il vertice della banca, ieri ufficializza la sua posizione con le parole di un portavoce di Aeroporti di Roma, la cui presidenza è uno dei suoi non pochi incarichi. Palenzona, è il messaggio, non è candidato per il posto di presidente di Unicredit, visti appunto anche i suoi impegni in Adr.
La dichiarazione significa una strada più spianata per la riconferma di Rampl? Il presidente uscente si è di fatto ricandidato sabato scorso, affermando pubblicamente che è «disponibile» a un progetto nel quale siano rappresentati gli azionisti «italiani ed esteri» della banca.
Non vuole, insomma, essere ostaggio delle Fondazioni, che hanno in complesso il 12% del capitale, e dei nuovi soci privati che assieme potrebbero arrivare al 5%. Ma allo stesso tempo non può fare a meno del loro assenso per la nuova corsa al vertice. Ora resta da vedere se il passo indietro di Palenzona significhi l'assenza di candidati alternativi o se - come pure è possibile - gli uomini delle principali Fondazioni, ossia Crt, cariVerona e CariBologna, puntino su qualche altro nome.
A complicare la vicenda c'è anche il numero dei consiglieri del nuovo cda. Riunito ieri, il comitato corporate governance ha «definito - dice una nota - una proposta con i criteri per pervenire ad una composizione ottimale, sotto il profilo qualitativo e quantitativo, del consiglio di amministrazione», che verrà sottoposta prossimamente allo stesso cda. L'indicazione, a quel che si apprende, sarebbe di ridurre sì l'attuale composizione del cda, che nella sua massima capienza può ospitare 24 consiglieri.
Ma contrariamente alla linea rigorista appoggiata da Rampl, che secondo alcune fonti voleva fermarsi a 15 componenti, l'indicazione arrivata dal comitato è di un cda compreso tra i 17 e i 20 componenti. Un numero che potrebbe garantire la rappresentanza in consiglio sia dei nuovi grandi azionisti rafforzatisi dopo l'aumento di capitale da 7,5 miliardi - in primo luogo il fondo sovrano arabo Aabar che è diventato primo socio con il 6,5% - sia mantenere una qualche rappresentanza, probabilmente ridotta rispetto all'attuale propozionalismo esasperato, per le Fondazioni minori, che in alcuni casi si sono ulteriormente ridotte non avendo sottoscritto l'aumento. Un punto, quello del numero dei consiglieri, su cui Rampl dovrà inevitabilmente trattare.


